IL MATTINO del 27 gennaio 2005 pubblica l'articolo di Michele Giorgio "Nel segno dei kamikaze" Al di là della biografia di Hamas sin troppo romantica (Giorgio omette di menzionare un pilastro portante dell’ideologia dell’organizzazione terrorista: l’indottrinamento fanatico, razzista e antisemita per cui gli ebrei vanno sterminati attraverso il “martirio”) il giornalista compie un totale stravolgimento della Storia pur di far passare l’idea che Israele sia il principale responsabile dell’ascesa di Hamas e dell’inizio della stragi terroristiche.Hamas, per la Storia, inaugurò la campagna di attentati suicidi contro civili in Israele nel lontano 1994 con l’esplicito intento di affossare qualsiasi iniziativa di dialogo. Ma per l’odioatore Michele Giorgio, tutto ciò non è mai avvenuto. Ecco il testo:
Quando la notte del 14 dicembre 1987 lo sceicco Ahmed Yassin radunò nella sua casa di Sabra, alla periferia di Gaza, alcuni degli esponenti locali dei Fratelli Musulmani, aveva in mente di creare un movimento con il compito di rendere visibile l’impegno islamico nei Territori in fiamme per
la prima Intifada
contro Israele cominciata qualche giorno prima. Lo chiamò Hamas.
La parola Hamas
(acronimo di «Haraket muqawame islamiyye», ovvero «Movimento di resistenza islamica»), è un termine non coranico che vuol dire «ardore» e che avrebbe dovuto ben rappresentare la passione dei suoi militanti. Yassin non c’è più, Israele lo ha ucciso il 22 marzo del 2004 in reazione ad attentati suicidi, ma Hamas in poco più di 18 anni di vita è diventato la prima forza nei Territori, a scapito della storica leadership politica palestinese, Al-Fatah, e dell’intera Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina). All’inizio non doveva neppure porsi in contrapposizione all’Olp e nel suo Statuto costitutivo del 1988 Yassin fece scrivere che i militanti di Hamas si sarebbero posti agli ordini dell’Olp e del presidente Yasser Arafat se la resistenza palestinese avesse inserito nella sua agenda il rispetto dei valori islamici. Non è passato tanto tempo da allora, eppure quei propositi oggi appaiono così lontani dalla realtà che vede Hamas con una maggioranza assoluta nel parlamento palestinese e impegnato, tra qualche giorno, ad avviare le consultazioni per la scelta del primo ministro e della squadra di governo. Senza però rinunciare alla lotta armata, una scelta che lo vede isolato nella comunità internazionale. Il successo travolgente di Hamas parte da lontano, in particolare dal 28 settembre del 2000, quando sulla Spianata della moschea Al-Aqsa, a Gerusalemme, ebbe inizio la seconda Intifada palestinese, dopo una «passeggiata» dell’allora capo dell’opposizione israeliana Ariel Sharon che qualche mese dopo sarebbe diventato primo ministro.
Ecco la falsificazione storica!
Una Intifada nuova, violenta e non pacifica come la precedente, in cui Hamas si è inserito con prepotenza inviando decine di kamikaze in Israele dove hanno fatto centinaia di vittime. Hamas non è solo Intifada armata e senza sosta contro Israele di cui non riconosce l’esistenza, ma anche una complessa ed efficiente struttura di assistenza agli strati più poveri della popolazione palestinese, specie nella Striscia di Gaza, la sua prima storica roccaforte, dove il tasso di povertà raggiunge il 60 per cento e quello di disoccupazione il 70 per cento. Gran parte della popolarità e del supporto di cui oggi gode Hamas nasce dalla vasta rete di aiuti sociali e di opere di beneficenza, in particolare scuole (ma anche ospedali, centri sociali), creata dal movimento. Secondo stime ufficiose almeno 50 mila famiglie palestinesi povere ricevono aiuti mensili in denaro da Hamas e altrettante aiuti alimentari. Sostegni che creano consenso e che Hamas rende possibili grazie alla raccolta da parte delle sue istituzioni sociali dello «zakat», le elemosine islamiche, e ai cospicui finanziamenti provenienti da ricchi banchieri e uomini d’affari musulmani dell’area del Golfo. Fondi che in parte servono a finanziare anche le attività politiche e militari del movimento. Su richiesta del presidente Abu Mazen, Hamas ha accettato con una decine di altre organizzazioni palestinesi, nel marzo 2005, di rispettare una tregua unilaterale con Israele. Ciò tuttavia non è servito a far cambiare idea ad americani ed europei che negli anni precedenti avevano inserito il movimento islamico palestinese nella lista delle organizzazioni terroristiche. I principali leader di Hamas sono Khaled Mashaal, responsabile dell'ufficio politico, che vive a Damasco; Ismail Haniyeh, il capolista di Hamas alle legislative, ed ex coordinatore dell'ufficio dello sceicco Yassin; e Mahmud Zahar, un medico, considerato il capo del movimento a Gaza che nel 2003 sfuggì per miracolo ad un attacco aereo israeliano contro la sua abitazione. Haniyeh e Zahar sono tra i nomi che circolano per la carica di nuovo premier palestinese.
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