sabato 23 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Manifesto Rassegna Stampa
27.01.2006 Ma quale "abisso", Hamas è "resistenza e partecipazione"
l'ambiguità del quotidiano comunista sull'organizzazione del terrorismo islamista

Testata: Il Manifesto
Data: 27 gennaio 2006
Pagina: 1
Autore: Tommaso di Francesco - Stefano Chiarini
Titolo: «Prima dell'abisso - Hamas, resistenza e partecipazione»

Se Hamas ha vinto le elezioni la colpa è di Israele. D'altro canto, dato che non si può accusare un intero popolo di "terrorismo" neanche Hamas, che i palestinesi hanno votato, può essere considerata terrorista, ed'è automaticamente un interlocutore valido. Siamo sull'orlo dell'abisso spiega Tommaso Di Francesco sul Manifesto del 27 gennaio 2006.Lui ci spiega come fare l'ultimo passo.

Ecco il testo:  

Il movimento Hamas - «Zelo» nonché acronimo di Movimento di Resistenza Islamica - fece la sua prima apparizione pubblica nei quartieri degradati di Gaza city e nei campi profughi palestinesi della misera striscia sabbiosa tra l'Egitto e Israele, alcune settimane dopo lo scoppio della prima Intifada palestinese. Un'esplosione della popolazione palestinese (Intifada significa «scrollarsi di dosso») che nel dicembre del 1987 riportò nei territori occupati il centro della resistenza palestinese che fino al settembre del 1970 si era spostato in Giordania e poi, fino all'invasione del 1982, nel Libano. Quel turbinoso movimento popolare riuscì allora a trascinare con sé, spingendola verso la resistenza, la rete assistenziale-religiosa della locale fratellanza musulmana messa in piedi negli anni settanta e ottanta - sotto l'occhio compiaciuto degli occupanti - dal tetraplegico Sheik Yassin, allo scopo di islamizzare la società palestinese, dominata dall'Olp e influenzata dalle sinistre. L'idea di una resistenza armata contro l'occupazione fino a quel momento era stata giudicata «non religiosa» ed era stata rimandata a quando la società sarebbe tornata ad essere pienamente islamica. L'Intifada sconvolse però i piani dello sheik Yassin e dei suoi seguaci portando nell'organizzazione una nuova generazione decisa a non stare più alla finestra. Nel febbraio del 1988 nacque così Hamas con un programma molto semplice e radicale (esattamente l'opposto di quel che pensano i coloni): la Palestina è una terra islamica e nessuna parte di essa potrà mai essere ceduta ai non musulmani. Le azioni militari contro gli occupanti si intensificarono e verranno poi portate avanti dalla nuova ala militare del movimento le brigate Ezzedin al Qassam. Il welfare islamico legato ad Hamas, già assai diffuso e ottimamente amministrato, conobbe poi una vertiginosa espansione con la guerra del Golfo del 1990 quando i re e gli emiri sauditi e kuwaitiani tagliarono i loro fondi ad Yasser Arafat e all'Olp, schieratosi con l'Iraq, e li dirottarono verso il movimento di resistenza islamica. Yitzhak Rabin cercò di colpire il movimento espellendone nel 1992 tutti i dirigenti ma non ottenne altro che di amplificare ancor più il loro prestigio e la loro autorità. Profondamente contraria agli accordi di Oslo, contro i quali lanciò nel 1993 il primo attentato suicida, la leadershisp di Hamas conobbe una prima, profonda, divisione nel 1994 quando Yasser Arafat riuscì ad ottenere la neutralità di alcuni suoi esponenti nei confronti dell'Anp. Fu allora che il capo della leadership di Hamas in Giordania Abu Marzuq dette un primo riconoscimento di fatto di Israele nei confini del `48 annunciando che si sarebbe potuta raggiungere una «Hudna», una tregua, se Israele si fosse ritirata dai territori occupati. Una posizione ribadita dallo stesso sheik Yassin con una lettera della primavera del 1994. Con il passare degli anni all'interno di Hamas si è registrata una sorta di diarchia nel movimento con i leader all'estero, come Khaled Mashal, più intransigenti nei confronti della politica dell'Anp e la leadership di Gaza dello sheik Yassin su posizioni più possibiliste. Allo scoppio della seconda Intifada, il 29 settembre del 2000, dopo la «passeggiata » di Sharon sulla spianata delle moschee e il rifiuto di Arafat di firmare una resa in bianco palestinese a Camp David, Hamas ancora una volta temporeggiò lasciando per circa 4 mesi ad al Fatah, e ai Tanzim di Marwan Barghouti la gestione del movimento. Fu solamente con l'elezione di Ariel Sharon alla premiership nel febbraio del 2001 che Hamas entrò risolutamente in campo divenendone presto, con le sue azioni militari e il largo uso dei nuovi piccoli ma efficaci missili Qassam 1 e Qassam II, uno dei principali protagonisti. Con l'undici settembre e ancor più con l'invasione dell'Afghanistan e dell'Iraq, Hamas matura una nuova svolta puntando a creare una nuova alternativa politica, sociale e anche militare alla stessa Olp che però mantenendo il suo carattere «nazionale» la differenziasse con chiarezza dalla strategia e dalle tattiche della galassia Jihadista. Lo sheik Yassin presentò la nuova piattaforma pochi mesi prima di essere ucciso il 22 marzo del 2004 (un mese dopo cadrà anche il suo successore Abdel Aziz Rantisi). I punti principali del documento erano: 1) Intensificazione della resistenza sino all'inizio di un eventuale ritiro israeliano da Gaza 2) Cessate il fuoco durante le operazioni di ritiro dell'esercito israeliano 3) Impegno di Hamas a raggiungere una divisione del potere con l'Anp in un eventuale governo palestinese post ritiro. La strada verso le elezioni locali del 2004 e del 2005 e verso il successo di quelle politiche del 2006 era ormai aperta.

D'altro canto i consigli del quotidiano comunista vengono da chi ha scelto chiaramente da che parte stare. Da chi considera il terrorismo di Hamas "resistenza". Si intitola  "Hamas, resistenza e partecipazione" l'articolo di Stefano Chiarini sull'organizzazione. Leggendolo risulta chiaro che l'autore non si straccerà le vesti per il successo di Hamas. Va notato però che in questa occasione Chiarini è meno sincero del solito. Non è vero che, come scrive lui, l'accettazione (per altro solo in via teorica) di una hudna con israele ne costituisca un "riconoscimento di fatto". Per l'islam fondamentalista e per Hamas si possono concludere, per convenienza strategica, quante tregue si vogliono con il nemico. Senza che venga meno l'obbligo di spazzarlo poi via dalla faccia della terra.

Ecco il testo:   

 Il movimento Hamas - «Zelo» nonché acronimo di Movimento di Resistenza Islamica - fece la sua prima apparizione pubblica nei quartieri degradati di Gaza city e nei campi profughi palestinesi della misera striscia sabbiosa tra l'Egitto e Israele, alcune settimane dopo lo scoppio della prima Intifada palestinese. Un'esplosione della popolazione palestinese (Intifada significa «scrollarsi di dosso») che nel dicembre del 1987 riportò nei territori occupati il centro della resistenza palestinese che fino al settembre del 1970 si era spostato in Giordania e poi, fino all'invasione del 1982, nel Libano. Quel turbinoso movimento popolare riuscì allora a trascinare con sé, spingendola verso la resistenza, la rete assistenziale-religiosa della locale fratellanza musulmana messa in piedi negli anni settanta e ottanta - sotto l'occhio compiaciuto degli occupanti - dal tetraplegico Sheik Yassin, allo scopo di islamizzare la società palestinese, dominata dall'Olp e influenzata dalle sinistre. L'idea di una resistenza armata contro l'occupazione fino a quel momento era stata giudicata «non religiosa» ed era stata rimandata a quando la società sarebbe tornata ad essere pienamente islamica. L'Intifada sconvolse però i piani dello sheik Yassin e dei suoi seguaci portando nell'organizzazione una nuova generazione decisa a non stare più alla finestra. Nel febbraio del 1988 nacque così Hamas con un programma molto semplice e radicale (esattamente l'opposto di quel che pensano i coloni): la Palestina è una terra islamica e nessuna parte di essa potrà mai essere ceduta ai non musulmani. Le azioni militari contro gli occupanti si intensificarono e verranno poi portate avanti dalla nuova ala militare del movimento le brigate Ezzedin al Qassam. Il welfare islamico legato ad Hamas, già assai diffuso e ottimamente amministrato, conobbe poi una vertiginosa espansione con la guerra del Golfo del 1990 quando i re e gli emiri sauditi e kuwaitiani tagliarono i loro fondi ad Yasser Arafat e all'Olp, schieratosi con l'Iraq, e li dirottarono verso il movimento di resistenza islamica. Yitzhak Rabin cercò di colpire il movimento espellendone nel 1992 tutti i dirigenti ma non ottenne altro che di amplificare ancor più il loro prestigio e la loro autorità. Profondamente contraria agli accordi di Oslo, contro i quali lanciò nel 1993 il primo attentato suicida, la leadershisp di Hamas conobbe una prima, profonda, divisione nel 1994 quando Yasser Arafat riuscì ad ottenere la neutralità di alcuni suoi esponenti nei confronti dell'Anp. Fu allora che il capo della leadership di Hamas in Giordania Abu Marzuq dette un primo riconoscimento di fatto di Israele nei confini del `48 annunciando che si sarebbe potuta raggiungere una «Hudna», una tregua, se Israele si fosse ritirata dai territori occupati. Una posizione ribadita dallo stesso sheik Yassin con una lettera della primavera del 1994. Con il passare degli anni all'interno di Hamas si è registrata una sorta di diarchia nel movimento con i leader all'estero, come Khaled Mashal, più intransigenti nei confronti della politica dell'Anp e la leadership di Gaza dello sheik Yassin su posizioni più possibiliste. Allo scoppio della seconda Intifada, il 29 settembre del 2000, dopo la «passeggiata » di Sharon sulla spianata delle moschee e il rifiuto di Arafat di firmare una resa in bianco palestinese a Camp David, Hamas ancora una volta temporeggiò lasciando per circa 4 mesi ad al Fatah, e ai Tanzim di Marwan Barghouti la gestione del movimento. Fu solamente con l'elezione di Ariel Sharon alla premiership nel febbraio del 2001 che Hamas entrò risolutamente in campo divenendone presto, con le sue azioni militari e il largo uso dei nuovi piccoli ma efficaci missili Qassam 1 e Qassam II, uno dei principali protagonisti. Con l'undici settembre e ancor più con l'invasione dell'Afghanistan e dell'Iraq, Hamas matura una nuova svolta puntando a creare una nuova alternativa politica, sociale e anche militare alla stessa Olp che però mantenendo il suo carattere «nazionale» la differenziasse con chiarezza dalla strategia e dalle tattiche della galassia Jihadista. Lo sheik Yassin presentò la nuova piattaforma pochi mesi prima di essere ucciso il 22 marzo del 2004 (un mese dopo cadrà anche il suo successore Abdel Aziz Rantisi). I punti principali del documento erano: 1) Intensificazione della resistenza sino all'inizio di un eventuale ritiro israeliano da Gaza 2) Cessate il fuoco durante le operazioni di ritiro dell'esercito israeliano 3) Impegno di Hamas a raggiungere una divisione del potere con l'Anp in un eventuale governo palestinese post ritiro. La strada verso le elezioni locali del 2004 e del 2005 e verso il successo di quelle politiche del 2006 era ormai aperta. 

Per scivere alla redazione del Manifesto cliccare sul link sottostante  


redazione@ilmanifesto.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT