In prima pagina un titolo vuoto e insignificante, buono per giustificare qualunque appeasement "Hamas che vince spaventa Israele e noi. Ma è politica". Vale la pena di notare che Israele ha qualch emotivo più pressante per essere spaventata dalla vittoria di Hamas...
A pagina 3 un'articolo di Irina Vega "La Ue non muta linea ma Israele le chiede di farlo" dà corpo ai timori suscitati dall'apertura del quotidiano della Margherita. Vi si legge che
L’Unione Europea «è pronta a collaborare con qualsiasi futuro governo palestinese, nella misura in cui sia intenzionato a perseguire una soluzione pacifica del conflitto in Medio Oriente». È la posizione della Ue esposta ieri dalla commissaria europea per le relazioni esterne, l’austriaca Benita Ferrero-Waldner, nel corso di un’audizione in commissione affari esteri del parlamento europeo. Alla domanda del deputato spagnolo socialista Emilio Menéndez del Valle, e ancora prima di ricevere i risultati uf- ficiali, la Ferrero- Waldner aveva ammesso: «È chiaro che Hamas ha conquistato una proporzione molto ampia dei suffragi». «Ciò che è importante – ha aggiunto – è che come Unione Europea affermiamo di essere lieti di lavorare insieme a qualunque governo palestinese, se si tratta di un governo pronto a operare con mezzi pacifici».
A questa descrizione della politica europea segue una valutazione implicitamente positiva della stessa, in contrapposizione alle più dure scelte americane.
La dichiarazione della commissaria è in linea con la politica estera dell’Unione Europea che, a differenza degli Stati Uniti, concede aiuti a chi ne ha bisogno, indipendentemente dalla condivisione della linea politica del governo in carica.
Ecco spiegato il titolo di Europa: distruzione di Israele e terrorismo sono solo "politica". Negare aiuti a chi sceglie questa "linea politica" sarebbe, inopportuno e arrogante. Troppo americano, non "europeo".
Del resto, spiega Filippo cicognani nella cronaca "Il terremoto palestinese"
la dstruzione palestinese è nello statuto del Movimento (Hamas, ndr),ma non nel suo manifesto elettorale, e qualcosa vuol dire.
Cosa?
Insomma Hamas, pur continuando a proclamare il jihad, sembra avviato a confrontarsi su un terreno diverso da quello dello scontro armato.
E perché mai dovrebbe con certezza voler dire questo?
D’altra parte anche la conversione dell’Olp è avvenuta secondo le tappe del processo di pace, incerto allora come oggi.
Ecco, questo lo capiamo. Cicognani qui scrive chiaro e tondo che secondo lui l'Europa dovrà comportarsi con Hamas come con Arafat: non sanzionandola mai per l'uso del terrore, ma continuando invece a chiedere a Israele "concessioni" in nome di una pace sempre rifiutata dai suoi nemici. Come dire: "Cara Hamas, se sceglierai la violenza non ce la prenderemo con te, ma con la tua vittima, Israele" .
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