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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Se nel Giorno della Memoria Israele viene messo sul banco degli accusati 27/01/2006

Ricordare la Shoah, lo sterminio di sei milioni di ebrei voluto e pianificato con precisione industriale dal nazismo, è diventato una attività retorica ?  Malgrado siano passati pochi anni da quando il parlamento ne ha istituzionalizzato ufficialmente la ricorrenza (in Italia come in moltissimi paesi), non sono poche le voci che cominciano a criticarne contenuti e finalità. Ed è sorprendente che le critiche più severe vengano dal mondo ebraico, come verrebbe da pensare dopo aver letto quel che ne scrivono il romanziere Alessandro Piperno (per sua ammissione ebreo solo nel cognome) e lo storico Sergio Luzzatto sul Corriere della Sera che ha aperto la polemica. Ai due interventi ne seguiranno di certo altri, ci auguriamo anche di segno diverso. Perchè criticare la data del 27 gennaio,che ci ricorda il giorno in cui  si aprirono i cancelli di Aushwitz  e le truppe di liberazione rivelarono al mondo la terribile verità del massacro ? Cosa c’è di sbagliato nel voler ricordare alla nuove generazioni un avvenimento che è stato definito “unico” in quel susseguirsi di carneficine che è stato il secolo scorso ? Ha cominciato Piperno, che immagina la “commozione delle scolaresche sgambettanti sui prati di Aushwitz”, una fantasia che ci rivela che l’autore  ad Aushwitz-Birkenau forse non c’è mai stato, se pensa che su quei prati ci sia qualcuno con la voglia di sgambettare. Più seria la critica di Luzzato, che però rimane anche lui disturbato, tra le altre cose, dal fatto che il ricordo possa durare un solo giorno e scomparire negli altri trecentossentaquattro. E’ come se il 27 gennaio, scrive sul Corriere, ricevessimo una cartolina precetto dove sta scritto “Oggi non dimenticate di ricordarvi”. Ci  chiediamo allora come mai lo storico Luzzatto si ostini ad insegnare storia dato che ritiene che, una volta appresa, non abbia il diritto di diventare ricordo degli avvenimenti studiati. Come può definire “scorciatoia” una iniziativa che ha come scopo non un apprendimento mnemonico qualunque ma l’approfondimento di un fatto storico che è giusto definire unico ed epocale, che attraverso la scuola, la televisione,il cinema,i libri, i giornali  obbliga a guardare in faccia quanta barbarie l’uomo è stato capace di realizzare ? Un pericolo ignorato dai nostri critici c’è il 27 gennaio, e che esista davvero l’abbiamo verificato di persona, partecipando in quella data, in questi anni, a molti incontri non soltanto nelle aule  scolastiche. Un pericolo di stretta derivazione dal pregiudizio contro Israele che avvelena l’informazione nel nostro paese. Pregiudizio, misto a ignoranza, che ha fatto sì che le migliaia di conferenze, dibattiti, incontri per ricordare lo sterminio degli ebrei, si siano trasformati spesso in tribunali dove l’accusato non era più il nazismo ma Israele, mentre i palestinesi prendevano agevolmente il posto degli ebrei. Giovani, e meno giovani, fanatizzati per decenni da una propaganda tanto intensa quanto trasversale alle parti politiche,  si sono dimostrati del tutto indifferenti alla narrazione della Shoah, ciò che gli premeva, quello che la loro bocca voleva urlare, era la messa sotto accusa di Israele, “che si comporta con i palestinesi come i nazisti avevano fatto con loro”. Poco importa che la verità sia tutt’altra, così viene diffusa dal v angelo catto-comunista-pacifista e così viene assimilata.

In una onesta polemica sul ricordo della Shoah pensiamo che questo andrebbe ricordato, anzichè usare  quei sei milioni di ebrei sterminati  per facilitarne un altro di stermino, quello dei sei milioni di ebrei viventi in Israele. Hitler non c’è più, è stato sostituito dal terrorismo fondamentalista arabo palestinese. Chi polemizza sui giorni del calendario o sulle passeggiate ad Aushwitz è pregato di alzare lo sguardo e di occuparsi di questioni serie.

 

Angelo Pezzana


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