Una cronaca da La Stampa di giovedì 23 gennaio 2006:
Israele non accetterà in alcun modo che l’Iran si doti di un arsenale nucleare e si sta preparando alla possibilità che la diplomazia non riesca a frenare le ambizioni atomiche di Teheran. E’ il nuovo monito lanciato dal governo dello Stato ebraico, per bocca del generale a riposo Shaul Mofaz, che ne è il ministro della Difesa. «In questa fase - ha dichiarato Mofaz, che ha parlato a una conferenza accademica - stiamo dando la priorità alle iniziative diplomatiche, ma - ha puntualizzato - Israele non potrà accettare in nessun caso da parte iraniana un'opzione nucleare... E a questo ci stiamo preparando», ha aggiunto.
Israele e gli Usa, i Paesi che più apertamente accusano l'Iran di volersi dotare di armi atomiche, affermano di favorire una soluzione negoziata del problema. Teheran sostiene che il suo programma nucleare sia per fini civili. Ieri non si è fatta attendere la risposta di Teheran, che ha affermato che sarebbe «un errore fatale» per Israele agire militarmente contro il programma nucleare iraniano, accusando lo Stato ebraico di condurre «un gioco infantile». Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Hamid Reza Asefi, ha spiegato che Israele sta solo provando a esercitare pressioni sull'Occidente per costringere Teheran ad abbandonare i suoi programmi. «Consideriamo i commenti di Mofaz come una sorta di guerra psicologica. Israele sa bene che errore fatale sarebbe. Si tratta di un gioco infantile». Il portavoce ha poi aggiunto che «alcuni Paesi occidentali, tra cui l'Italia», hanno fatto appello a Israele perché «non assuma posizioni così dure nei confronti dell'Iran» in questo momento di crisi per la prosecuzione delle trattative sul suo programma nucleare.
Nella medesima circostanza, l'Iran ha chiesto un ritorno ai negoziati con i cosiddetti «Tre Grandi» dell'Unione Europea, cioè con Gran Bretagna, Francia e Germania, che pure hanno sospeso i contatti, in corso infruttuosamente da due anni e mezzo, dopo la recente decisione di Teheran di rimuovere i sigilli apposti a tre dei propri centri di ricerca dagli ispettori dell'Aiea, l'Agenzia Internazionale dell'Onu per l'Energia Atomica. «L'Iran pensa ancora che si possa trovare una soluzione attraverso i colloqui», ha detto Sefi.
Sono giornate di scambi d’accuse e moniti tra Israele e Iran; quest’ultimo, sabato, aveva anche respinto come «prive di fondamento» le accuse rivoltegli dal ministro Mofaz di essere coinvolto, insieme con la Siria, in un attentato suicida avvenuto a Tel Aviv in cui una trentina di persone erano rimaste ferite.
«Queste dichiarazioni - ha detto - dimostrano la disperazione del regime sionista». «Il sostegno dato dalla Repubblica islamica dell'Iran al popolo palestinese e alla sua causa è puramente spirituale», ha affermato ancora Asefi, aggiungendo che «non solo l'Iran, ma tutti gli Stati musulmani e amanti della libertà sostengono le lotte legittime del popolo palestinese». Sabato, durante una visita in Siria, il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad aveva incontrato i dirigenti di diversi gruppi radicali palestinesi, tra cui Hamas e la Jihad islamica.
Scorretto definire "gruppi radicali" anziché terroristici Hamas e Jihad
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