Per Eric Salerno Marwan Barghouti, condannato per cinque omicidi di israeliani innocenti è un terrorista solo tra virgolette, mentre lo sceicco Yassin, responsabile di centinaia di attentati è stato "assassinato" da Israele: il termine implica riprovazione morale e in genere implica l'innocenza della vittima: nemmeno dei soldati in guerra si dice che sono stati "assassinati" dal nemico, figuriamoci dei criminali fermati mentre stanno progettando nuovi delitti.
A parte questo, l'articolo "Usa e Israele ora "tifano" per Fatah", pubblicato dal Messaggero del 23 gennaio 2006, è caratterizzato da una sorta di compiaciuto divertimento per il presunto sostegno (gli è stato concesso di essere intervistato da due televisioni arabe) di Israele a Marwan Barghouti. Il titolo e l'attacco del pezzo (Usa e Israele insieme e separatamente per sostenere Fatah e il suo capolista.Marwan Barghouti , il "terrorista" condannato a cinque ergastoli contro l'avanzata di Hamas" sembrano volere interprtare, del tutto arbitrariemente, l'atteggiamento di Israele come una smentita delle accuse rivolte a Barghouti e delle condanne inflittegli dallo suo stesso sistema giudiziario.
Piruz Tabari intervista l'economista Loretta Napoleoni che sostiene nuovamente l'estraneità di Al Zarqawi ad al Qaeda e l'invenzione del legame da parte degli Stati Uniti per giustificare la guerra in Iraq. Labile il punto di partenza della sua ricostruzione: la divergenza emersa tra Zarqawi e Bin Laden circa la scelta dei frinti principali della jihad. Divergenza che non esclude affatto, anzi implica, un legame e un' alleanza tra i due terroristi. Alla Napoleone sembra inoltre non sia chiaro che, giustamente, la risposta degli Stati Uniti all'aggressione dell'11 settembre è, almeno in teoria, rivolta a tutti il gruppi terroristici, non solo ad Al Qaeda. Giustamente, perché tutti i terrorismi minacciano tutti sul lungo periodo e perché distinguere tra terroristi "buoni" e terroristi "cattivi" incoraggia il sorgere di nuovi terrorismi ( che possono sperare di essere legittimati e di ottenere vantaggi politici dalla violenza). Loretta Napoleoni chiude poi l'intervista affermando che "l'isurrezione irachena la fanno soprattutto gli iracheni, non gli stranieri". Ma in realtà, per esempio, la maggioranza degli attentati in Iraq è compiuta da stranieri.
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