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Libero Rassegna Stampa
20.01.2006 L'Italia fornisce all'Iran la tecnologia per costruire un satellite spia
un pericolo per Israele e per tutti

Testata: Libero
Data: 20 gennaio 2006
Pagina: 1
Autore: Francesco Riggeri
Titolo: «Diamo all'Iran il satellite che fa paura a Israele»

Libero di venerdì  20 gennaio 2006 pubblica in prima pagina e a pagina 10 un'inchiesta sulla costruzione, da parte di un'azienda italiana, di un satellite spia per l'Iran. Ecco il testo:

Uno dei due satelliti per telecomunicazioni con cui l'Iran potrà spiare Israele e le basi Usa nel Golfo in vista di un eventuale attacco, il Mesbah, lo sta realizzando la Carlo Gavazzi space spa. Azienda di Milano partner abituale di Agenzia spaziale italiana, Cnr o Cern. Da cui mutua le dritte tecnologiche per svelarle agli Ayatollah. Il lancio avverrà a maggio. Il contratto (10 mln di dollari) fu firmato nel febbraio '03 sotto la cornice del ministero attività produttive col ministero delle comunicazioni di Tehran. Ossia quando la Repubblica islamica era già sotto tiro per il nucleare da 2 mesi. E proprio alla minaccia atomica, rivolta a più riprese contro gli ebrei, si collega il rischio ancor più grave della vendita di un satellite all'Iran. A spiegarcelo in esclusiva è Tal Inbar, maggior esperto israeliano di difesa aerospaziale, ricercatore capo all'Istituto Fisher dell'aeronautica di Tel Aviv. Il quale denuncia come i microcircuiti del Mesbah siano sfruttabili negli ordigni nucleari e nei missili balistici. A suggello c'è una targa, scritta in inglese e in arabo: "Contract T/500/10130". L'Italia favorirà l'accesso dell'Iran allo spazio. Mentre gli Usa tengono Tehran sotto embargo, e gli alleati minacciano sanzioni. Gli unici disponibili si erano dichiarati, oltre alla Russia, Cina, Pakistan e Corea del Nord, fior fiore dei Paesi canaglia. Ma l'Italia li ha battuti sul tempo. D'altronde i rapporti tra Gavazzi space e Islam sono idilliaci. Si pensi che l'azienda costruirà pure un satellite egiziano per segnalare ai musulmani l'inizio del Ramadan. Quanto a Mesbah (lanterna), ufficialmente è un satellite per Tlc e osservazione- Terra. A forma di cubo (50x50x70cm), pesa 65kg e andrà in orbita a 900 km. È dotato di transponder computerizzato e trasmettitore. La costruzione è 100% made in Italy, ma gli ingegneri di Itrc (Iranian tlc research center) han potuto studiarne dal vivo passo passo ogni fase. Il centro di controllo, con 1000 terminali, lo gestirà Tehran, ma in caso di incidenti subentra personale italiano a Rivalta Scrivia. Tra le funzioni di Mesbah, descritte nella presentazione Itrc, figurano «raccolta, scambio e trasmissione di dati, file, testi, Vms e informazioni, multipoint to point; monitoraggio oleodotti e stazioni meteo, tracciabilità satellitare di flotte bus, camion, auto; attivazione o chiusura a distanza di sensori e meccanismi» Fino al monitoraggio di fenomeni naturali (terremoti, erosione, ricerca risorse). Ma da diversi mesi la commissione difesa del parlamento israeliano conduce su grandi media una campagna tesa a smascherare il vero intento dei satelliti iraniani dual use. Il suo capo (ex ministro alla difesa) Efraim Sneh ha affermato: «Sappiamo che tentano di spiarci dallo spazio per trovare il luogo adatto a un mega attentato. L'Europa sottovaluta la minaccia ». Fonti d'intelligence citate dalla stampa internazionale concordano nel definire Mesbah come «dotato anche di strumenti per sorveglianza e raccolta/diffusione dati militari e strategici». Obiettivi che Tehran insegue da quando ha constatato l'utilità dei satelliti Usa contro Saddam, e dal lancio del satellite spia israeliano Ofek 5. Fallito il progetto del caccia spaziale Azaraksh, i voli senza pilota di 8 velivoli cinesi affidati agli Hizballah non bastavan più. Specie dopo il braccio di ferro con l'Aiea e le uscite di Ahmadinejad sulla distruzione di Israele. La pericolosità di Mesbah, secondo satellite iraniano in assoluto, si accompagna a una serie di fattori. Anzitutto l'integrazione col quello in orbita da ottobre, Sinah 1, dotato di fotocamere e con scopi analoghi al Lanterna: entrambi non geostazionari, compiono 14 orbite al dì coprendo l'intero globo altrettante volte. Inoltre Mesbah è concepito come futuro carico per missili balistici Shahab 3 (raggio 2000 km). Ed ora si trova a Mosca per test propedeutici durante i quali non è detto non subisca modifiche ad hoc: la ditta che lo lancerà dal cosmodromo di Plesetsk, Polyot, è la stessa che ha costruito Sinah. Del quale, dopo ripetute assicurazioni circa gli scopi solo civili, il 16 novembre il vice ministro iraniano per le comunicazioni Talebzadeh ha rivendicato che «può spiare Israele». Intanto, secondo il direttore del progetto Entezari e il ministro delle comunicazioni Reza Sadri, «grazie a Mesbah alla difesa hanno imparato a costruire satelliti: i prossimi li faremo da noi». Questo il loro obiettivo secondo Tal Inbar, «ottenere il know how». Per poi «usarlo, come nel caso dei circuiti microelettronici o dell'ingegneria spaziale, per propri satelliti spia, per missili balistici e testate nucleari». Inbar definisce «spiacevole che una ditta italiana aiuti l'Iran a impadronirsi di tecnologie sensibili». E anche alla Gavazzi devono sentirsi la coda di paglia, se evitano di mettere sul loro sito il minimo riferimento, aggiungendo che il progetto Mesbah 2 «vista la situazione» è congelato. E allora il Mesbah 1? «Le istituzioni pubbliche con cui collaboriamo- affermano-ci hanno incoraggiato sulla via commerciale».

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