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La Stampa Rassegna Stampa
20.01.2006 Le ragioni di Benjamin Netanyahu
intervistato da Fiamma Nirenstein

Testata: La Stampa
Data: 20 gennaio 2006
Pagina: 11
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Netanyahu «Sharon ha fatto capitolare Israele Gaza è la base terrorista di Hamas»»

La Stampa di venerdì 20 gennaio 2006  pubblica un'intervista di Fiamma Nirenstein a Benjamin Netanyahu.
Ecco il testo:

Bibi Netanyahu adesso è pronto alla lotta contro Olmert, e ci spiega come. Risfodera la solita grinta ma si vede che è stanco e scottato dall’esperienza iniziale in questo Likud, che con la previsione di soli 17 seggi, raccoglie i resti della fuoriuscita del nuovo Kadima, guidato alla sua formazione da uno Sharon ancora forte e imbattibile. Anche oggi la battaglia per Netanyahu si profila durissima: Kadima raccoglie ancora il 42% dei consensi, e intanto, mentre lo shock di Sharon in coma viene lentamente assimilato, si riapre ogni genera di spaccatura interna.
Mentre parliamo, arriva la notizia dell’attentato di Tel Aviv. Come lo interpreta, a meno di una settimana dalle elezioni?
«E’ un altro segnale del fallimento dell’Autorità palestinese nel combattere il terrorismo. E’ una tragedia per la pace, e prima di tutto per i palestinesi stessi. E’ un periodo di buio radicalismo, che si interromperà solo quando si libereranno dal giogo del terrore per sostituirlo con valori della coesistenza pacifica e del pluralismo».
Eppure Olmert vuole andare avanti con il processo di pace: parla di distruggere in fretta gli insediamenti illegali, di iniziare colloqui definitivi di pace, e intanto consente le elezioni nonostante la presenza di Hamas.
«La vera domanda sul governo di Israele è: chi è in grado di proteggerlo oggi dall’emergere di uno Stato terrorista di Hamas».
Uno Stato di Hamas? C’è anche Abu Mazen.
«Hamas amministra già Gaza, e permette ad al Qaeda di penetrare. Ha un grande successo, e da tempo. E il crescente organizzarsi del terrorismo a Gaza, di fatto è stato, invece che punito, ricompensato con lo sgombero unilaterale. Io avvertii Sharon che lo sgombero sarebbe stato visto come una capitolazione e avrebbe rafforzato Hamas. E così è stato».
E quindi qual’è la sua linea?
«Israele la deve smettere di punire i moderati premiando il terrore. La mia politica fece crollare il terrorismo per via del princio di reciprocità. In tre anni ci furono tre attacchi. Resi chiaro che avrei distrutto il loro regime se avessero continuato con le centinaia di morti. Promisi che avrei fatto accordi in assenza di attacchi, e ne feci svariati».
Anche Sharon, che lei biasima, ha portato con le sue operazioni alla diminuzione radicale degli attacchi.
«C’era un’incoerenza fondamentale nella sua politica:non puoi punire i terroristi militarmente e poi ricompensarli politicamente. Sappiamo tutti che stiamo per fronteggiare una nuova ondata terrorista: dipende dal fatto che Hamas, la Jihad Islamica, le Brigate di Al Aqsa hanno capito che funziona».
Il tema tuttavia resta sempre quello del territorio, non le pare? Lei non è pronto a concessioni di alcun genere?
«Il tema oggi non sono i confini. Non lo dicono più neppure loro: Hamas dice che in cambio della linea del ‘67 sarebbe, forse, pronto a una tregua, e non si sa neppure fino a quando. La loro linea non è quella del ‘67, ma quella del mare, dove ci vogliono spingere...».
Con la linea del ‘67 molti sarebbero contenti?
«Contenti perché allora potrebbero tenere sotto tiro l’aviazione civile all’aereoporto Ben Gurion, la linea della costa in cui ci sono quasi tutte le città importanti, la strada Tel Aviv-Gerusalemme. Non possiamo pemetterci che questo accada».
Così lei esclude la nascita di uno Stato Palestinese?
«Penso che il nucleo di uno Stato Palestinse esista già, ed è Gaza; e da quello si vede quanto oggi sia pericoloso allargare l’esperienza alla Cisgiordania».
Insomma la sua linea sarà quella di allontanare un processo di pace?
«No, ma dev’essere un vero processo di pace: la verità è che Kadima vuole tornare ai confini del ‘67 che non sono confini di pace, ma confini di terrorismo.Avere Hamas a distanza di tiro da Tel Aviv secondo lei migliora le possibilità di pace?»
Ma Hamas può cambiare, dicono.
«Se revocano la loro ideologia e rinunciano al terrore, certo. Ma non sta accadendo».
E allora? Che cosa è pronto a fare per la pace?
«Mi intenda: non voglio dominare i palestinesi, non mi interessa affatto controllare le loro città. Ma intendo procedere via via che si creano condizioni di sicurezza per Israele. Chiunque vuole la pace vede che questa è la linea giusta».
E la linea su cui lei convincerà gli Usa, che vogliono la road map subito? Quella su cui convincerà gli elettori, che ormai intendono proseguire sulla linea di Sharon?
«Il Likud prenderà molti più voti di quanto vi aspettiate tutti quanti. Quanto agli Usa, anche Bush è contro Hamas alle elezioni, e Sharon solo tre settimane fa diceva che era assolutamente contrario. Ora, non solo partecipano alle elezioni, ma ce li ritroviamo a Gerusalemme!»

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