Il Mattino di giovedì 19 gennaio pubblica una cronaca sulla situazione politica in Israele, ma 2006 continua a ignorare la controparte palestinese, i riflettori sempre e solo puntati su Israele, con il solito scopo: dare l’impressione che la soluzione delle cose passi unicamente per Israele. Abu Mazen e i palestinesi vengono nominati soltanto, come nel sottotitolo (Mazen: pronto a incontrare Olmert), per dire che sono in attesa e mossi da buone intenzioni. Sulla situazione di anarchia e violenza imperante nei Territori, sulle continue attività e minacce terroristiche (i Qassam continuano a cadere su Israele nell’indifferenza del quotidiano napoletano) portate a Israele Il Mattino continua a scrivere pochissimo o nulla. Di quanto questa visione sia miope e questa informazione scoretta e volta alla mistificazione dei fatti è appena arrivata la conferma: un attentato a Tel Aviv.
Gerusalemme. A due settimane esatte dal crollo fisico di Ariel Sharon, colpito il 4 gennaio da una massiccia emorragia cerebrale e da allora in coma, nasce nei fatti a Gerusalemme il primo «governo Olmert», che guiderà il paese fino alle politiche anticipate del 28 marzo. Il vicepremier Ehud Olmert, che guida a interim il paese dall'uscita di scena di Sharon, ha annunciato ieri mattina l'atteso rimpasto del governo, resosi necessario dopo l'uscita dei ministri del Likud (destra) la settimana scorsa. La novità di maggiore rilievo è la nomina del ministro della Giustizia Tzipi Livni, la stella nascente della politica israeliana, alla guida della diplomazia di Gerusalemme. Livni, 47 anni, una fedelissima di Sharon, che da giovane lavorò nel Mossad (il servizio di spionaggio israeliano), è diventata così la seconda donna israeliana dopo Golda Meir a ricoprire l'incarico di ministro degli Esteri. Uno dei primi a congratularsi con il nuovo ministro degli Esteri, che manterrà il portafoglio della Giustizia, è stato in un messaggio augurale il collega italiano Gianfranco Fini. Il governo targato Olmert - anche se Sharon mantiene formalmente il titolo di primo ministro - è uno dei meno numerosi della storia d'Israele: dieci ministri, tre dei quali nominati ieri. Praticamente ogni ministro assume fino alle elezioni la responsabilità di almeno due portafogli, a parte il titolare della Difesa Shaul Mofaz, assorbito al 100% dal proprio incarico. Lo stesso Olmert, oltre a guidare il governo, sarà ministro delle Finanze, del Commercio, dell'Industria, degli Interni e degli Affari Sociali. Il governo è ora inoltre monocolore, fatto del tutto insolito in Israele, formato solo da ministri di Kadima, il partito fondato due mesi fa da Sharon con transfughi del Likud. Kadima, ora guidato da Olmert, continua a volare nei sondaggi, che gli promettono il primo posto alle politiche. L’altro ieri Olmert aveva lanciato segnali di apertura alla dirigenza palestinese. «Spero che dopo le elezioni palestinesi (25 gennaio) e quelle israeliane potrò avviare negoziati con il presidente Abu Mazen, purché disarmi le organizzazioni terroristiche», aveva affermato, indicando l'obiettivo di un «accordo su uno statuto permanente». Abu Mazen ha risposto ieri a stretto giro di posta dichiarandosi «pronto a incontrare immediatamente» il premier ad interim israeliano. «Spero che potremo sederci immediatamente al tavolo dei negoziati, perchè questa è la sola strada possibile per noi» ha affermato Abu Mazen, che il quotidiano israeliano Maariv ha definito «depresso». «Non sono depresso, sono esausto», ha però precisato ieri pomeriggio lo stesso Abu Mazen. Per Ariel Sharon è iniziata la terza settimana nel coma. Le notizie sulle condizioni del premier sono ormai scivolate dalle prime pagine dei giornali israeliani verso quelle interne. Il suo stato, ha indicato l'ultimo bollettino dell'Ospedale Hadassah di Gerusalemme, rimane «grave ma stabile». Non ci sono segnali di un inizio di risveglio dal coma. Dopo il grande trauma del 4 gennaio, il paese è ormai entrato in una sorta di normalità del dopo Sharon. Il suo successore di fatto, Olmert, occupa ormai pienamente le funzioni alla guida del paese, determinato a continuare l'opera di Sharon, a costo di entrare il linea di collisione a sua volta con la potente lobby dei coloni. Olmert ha confermato la linea del pugno duro contro i «settler» estremisti di Hebron, dando ordine all'esercito e alla polizia di espellerli dai negozi palestinesi che occupano illegalmente nell'antico mercato della verdura della casbah della città cisgiordana. Una mossa che nessun primo ministro finora aveva voluto fare. «Qui è in gioco lo stato di diritto in Israele», hanno concordato Olmert e Livni dopo una riunione di governo. Nei giorni scorsi da più parti era stata denunciata l'impunità di cui sembrano godere da anni i coloni estremisti degli insediamenti di Hebron e dintorni, protagonisti da una settimana di gravi episodi di violenza.
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