Libero di giovedì 19 gennaio 2006 pubblica in prima pagina un articolo di Brunella Bolloli sul "Papa segreto" che dice: "L'Islam non si può cambiare". Ecco il testo:
L'Islam è bloccato, immobile. Ancorato a un testo che non può essere adattato e nemmeno interpretato in modo corretto, non ci sono spiragli di evoluzione: «È impossibile pensare di riformarlo», dice Benedetto XVI ai suoi ex allievi di teologia. È un Papa segreto, che affida il suo pensiero pessimistico sulla religione islamica a pochi e fidati seminaristi riuniti a Castel Gandolfo, nel settembre scorso. Gli studenti intorno e lui con loro, come faceva ogni anno da quando Joseph Ratzinger era il più noto docente di teologia in Germania e dedicava l'ultima parte del programma a incontri di approfondimento sulla fede nei monasteri della Baviera. Giunto a Roma, il cardinale Ratzinger non ha perso l'abitudine di riunire i suoi ex studenti, nel frattempo diventati affermati teologi. Per loro Ratzinger è prima di tutto il Maestro e lui con loro è come a casa. Nel 2004, insieme, hanno deciso: l'anno successivo il tema dell'incontro sarà l'Islam e la difficile convivenza con le altre religioni. Ma con l'ascesa al Soglio Pontificio dell'ex Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede qualcuno pensava di dovere annullare l'appuntamento. Non Benedetto XVI che ai dibattiti con i suoi fedelissimi non ha mai rinunciato. «Adesso sono il Papa», ha detto, «ma desidero continuare il mio rapporto con gli amici del passato ». Così, nella cornice del lago dei Castelli romani, il gruppo di studio ha discusso della parola di Dio, di Maometto e di Allah, di esplosione demografica dei musulmani in Europa e d'impossibilità di professare la fede cristiana in Algeria, Marocco, Libia ed Egitto. Parla di quei giorni nella residenza estiva del Pontefice, padre Joseph Fessio, gesuita, editore della Ignatius Press e Rettore della Ave Maria University di Naples, Florida. Amico e allievo di Ratzinger, Fessio racconta, in un'intervista rilasciata il 5 gennaio al programma radiofonico Hugh Hewitt Show, ciò che Benedetto XVI disse in quel seminario a porte chiuse. Ricorda, soprattutto, di un interessamento vivissimo del Pontefice sull'argomento, al punto da voler intervenire subito dopo la lettura del relatore della giornata, il gesuita Christian Troll, esperto di mondo islamico in Europa, senza aspettare, come suo solito, di far parlare prima i seminaristi per poi riservarsi l'intervento finale. Troll, nella sua esposizione, aveva detto che l'Islam può entrare nella modernità se il Corano viene reinterpretato e adattato ai nostri tempi, specie alla voce "dignità della donna". Niente da fare per Ratzinger, che si è detto subito contrario a questa tesi. «Spiegò che nella tradizione islamica», afferma Fessio, «Dio ha dato la Sua parola a Maometto, ma è una parola eterna. Non è la parola di Maometto. È qui per l'eternità così com'è. Non vi è possibilità di adattarla o interpretarla, mentre nel Cristianesimo e nell'Ebraismo il processo è completamente differente, perché Dio ha lavorato attraverso le Sue creature. Quindi non è solo la parola di Dio, è la parola di Isaia; non è solo la parola di Dio, ma la parola di Marco». In sostanza, e qui sta il punto saliente di quella conversazione privata del Santo Padre, «vi è una logica interna nella Bibbia, che permette e richiede di essere adattata e applicata a nuove situazioni». E non vale per i nostri fratelli musulmani. A domanda se il Papa sia pessimista sul cambiamento dell'Islam, perché richiederebbe una radicale reinterpretazione del Corano, il suo allievo gesuita risponde: «Sì, questa reinterpretazione è impossibile, perché è contraria alla vera natura dell'Islam così come è inteso dai musulmani». E questo rende anche impossibile una riforma completa della religione islamica. Mai prima di queste rivelazioni del reverendo Fessio, il pensiero di Ratzinger sul mondo islamico come irrecuperabile, lontano e "immobile" era emerso con tale chiarezza. Di certo, sia come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede sia come Papa, il teologo tedesco aveva preferito criticare il relativismo della vecchia Europa e le debolezze dei cristiani, piuttosto che puntare l'indice sulle altre religioni. Poi, in privato, qualcosa è cambiato. E il 25 gennaio uscirà la sua prima enciclica "Deus Caritas est", atto d'amore a Dio.
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