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Il Foglio Rassegna Stampa
19.01.2006 Ritratto di Tzipi Livni
il nuovo ministro degli Esteri di Israele

Testata: Il Foglio
Data: 19 gennaio 2006
Pagina: 2
Autore: la redazione
Titolo: «Livni, la bionda del Mossad che oggi fa la guardia al sogno di Sharon»

Dal Foglio di giovedì 19 gennaio 2006:

Gerusalemme. Tzipora – Tzipi – Livni ieri è stata formalmente nominata ministro degli Affari esteri di Israele. Manterrà anche l’attuale incarico di ministro della Giustizia. Sono tutti d’accordo: il suo nuovo ruolo politico è quello giusto, per le qualità personali e il background che possiede. Livni, ex agente del Mossad, è un osso duro: già i notiziari israeliani annunciano che sarà lei a contrastare le minacce del presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, con “la sua tenacia e il suo coraggio”. Livni è di Tel Aviv, dove continua a vivere. Si è laureata all’università Bar Ilan in giurisprudenza, è diventata un’avvocato immobiliare di grande successo, si è sposata – ha due figli – e ora, ad appena quarantotto anni, è già una tra le figure più influenti del paese. Spesso si è fatta notare in Israele per le sue posizioni in difesa dei diritti delle donne, soprattutto sul posto di lavoro. E ora che è diventata il nuovo ministro degli Affari esteri ha saputo aguzzare l’interesse dei media internazionali, suscitando anche qualche invidia da parte della sua collega Dalia Itzikh, ministro della Comunicazione. Il padre, Eitan, era di origine polacca e aveva fatto parte del gruppo armato ebraico Irgun prima della creazione dello stato d'Israele. Successivamente era diventato membro della Knesset con il Likud. Proprio sul letto di morte di lui Livni aveva giurato che non l’avrebbe mai seguito in politica, se non per una causa che lo meritasse. E come lui, dopo avere servito prima nell’esercito come luogotenente e poi aver lavorato quattro anni nei servizi segreti, anche Livni è entrata in Parlamento come membro del Likud. La svolta personale è arrivata nel 1995, nel giorno del digiuno di Kippur, nel mezzo dei negoziati di Oslo e della campagna d’odio contro l’allora primo ministro Itzhak Rabin: la destra doveva sottrarre l’iniziativa della pace alla sinistra – lei li giudicava pericolosi – ma doveva anche scendere a patti con la realtà. Lo scorso novembre, Livni è stata il primo membro della destra israeliana invitato a parlare alla commemorazione ufficiale della morte di Rabin. Otto giorni più tardi abbandonava il Likud per passare con la neonata Kadima. In pochi anni, grazie al proprio carisma, è riuscita a ottenere una grande popolarità. In televisione appare sempre come una leader affabile, disponibile al dialogo e materna. La sinistra israeliana con lei ha il dente avvelenato: Livni sarebbe ipocrita, falsa ed estremista. Ma tutte le correnti politiche e i media sono d’accordo nel definirla una “vera combattente”. L’ex ambasciatore israeliano a Bruxelles, Sergio MInerbi, ha detto al Foglio che Livni “è un personaggio positivo”. E’ misurata nelle parole e non si sbilancia nelle sue opinioni senza un motivo preciso. Chi la conosce bene dice che queste sono tutte caratteristiche di una personalità che si è formata durante gli anni in cui ha lavorato come agente del Mossad. Nessuno sa quali fossero i suoi compiti o quali siano state le sue missioni, ma si sa che l’addestramento per lavorare nell'intelligence israeliana prevede dure prove sia fisiche sia psicologiche. Livni non ama però darsi importanza o guadagnarsi le simpatie dell’elettorato utilizzando il proprio passato da 007. Durante il disimpegno da Gaza, è stata una delle migliori alleate dell’ex premier israeliano, Ariel Sharon, mediando con i membri all’interno del Likud. Ha appoggiato l’evacuazione dei settler, difendendo pubblicamente le posizioni dell’ex primo ministro e spiegandone la dolorosa necessità. Tzipi ha anche giocato un ruolo importante nella ratifica del piano di ritiro da parte della Knesset, che le ha dato ulteriore popolarità nel paese e tra i vertici dell’Amministrazione americana. In Kadima erano già iniziate le competizioni tra lei e l’attuale premier Ehud Olmert. Nonostante la sua esperienza politica sia inferiore rispetto all’ex sindaco di Gerusalemme, Livni – contando sull’appoggio e la simpatia riscossa dall’elettorato – voleva diventare la numero due di Sharon. Alcuni analisti, però, si chiedevano se avesse l’esperienza politica adeguata per coprire questo ruolo di rilievo. Quando Sharon si è ammalato, i conflitti interni sono stati subito lasciati cadere. I membri di Kadima sanno che, a pochi mesi dalle elezioni, è il momento di unirsi e mettere fine a ogni divisione politica. Livni si è messa a piena disposizione di Olmert nel suo nuovo ruolo di leader del partito e di primo ministro.

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