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La Stampa Rassegna Stampa
18.01.2006 Ehud Olmert ha già incominciato a governare
Fiamma Nirenstein analizza le prime decisioni del premier israeliano

Testata: La Stampa
Data: 18 gennaio 2006
Pagina: 10
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Impediremo all'Iran di colpirci»

La Stampa di mercoledì 18 gennaio 2006 pubblica un articolo di Fiamma Nirenstein sulle prime mosse politiche del premier israeliano Ehud Olmert. Ecco il testo:

Riapertura di trattative di pace con la bussola sulla Road Map, aperture su Gerusalemme e posizione di combattimento contro la minaccia iraniana: questi sono al momento i capisaldi su cui si appoggia la strada solitaria di Ehud Olmert. Chi lo guarda in questi giorni in cui il suo ruolo di primo ministro ad Interim dello Stato di Israele comincia a farsi politica, vede un uomo affaticato, insolitamente gentile e cauto quasi a mostrare la consapevolezza della fortuità del suo ruolo. Ma il Medio Oriente non lascia riprendere fiato; e così fin da subito si riesce a leggere la sua strada. Una strada ricalcata su quella di Sharon ma leggermente spostata a sinistra.
Il sospetto di molti che Olmert abbia fornito a Sharon una spinta molto attiva per il disimpegno sembra rafforzato dalla sua prima conferenza stampa che Olmert ha tenuto ieri insieme al presidente della Repubblica Israeliana Moshe Katzav. L’incontro con la stampa che segue di 48 ore la prima, molto discussa, decisione di Olmert di lasciare che a Gerusalemme si svolgano elezioni in tutto identiche a quelle del ‘96 e del 2005, anche se la situazione non è affatto identica: infatti Hamas ne è protagonista indesiderato eppure destinato, secondo i sondaggi, ad avere molti consensi.
Olmert è stato accusato di aver deviato dalla strada di Sharon che, si dice, in nessun caso avrebbe permesso a Hamas di partecipare alle elezioni. Ma Olmert spiega: proibire le elezioni a Gerusalemme sarebbe stata un’azione antidemocratica, che inoltre avrebbe fornito la scusa ai palestinesi per immergersi in una situazione di irresponsabilità e caos ulteriore. Tutti si sono anche ricordati che nel ‘93 Olmert si era espresso per concedere zone di Gerusalemme Est ai palestinese, anche se non la Città Vecchia. Quanto ad Hamas, la campagna non è stata consentita sul suolo sotto la sovranità israeliana. Consentendo le elezioni come nel ‘96, si evita che Abu Mazen cancelli i suoi impegni dando la colpa di ogni suo problema a Israele.
Olmert si aspetta, dice, che Abu Mazen disarmi le fazioni armate come ha promesso e come richiede la Road Map, e che l’Europa «svolga un ruolo importante per spingere i palestinesi a smantellare le organizzazioni terroriste». Insomma, per Olmert fino a prova contraria Hamas deve e può essere fermato da Abu Mazen, con cui dopo le elezioni israeliane di marzo intende riprendere una trattativa fino a un accordo definitivo. E’ realistico? No, non lo è, ma la scelta sembra essere quella di salvaguardare comunque, prima del possibile caos, il buon nome di Israele; e magari di cercare di conservare ad Abu Mazen almeno una parvenza di responsabilità internazionale, che consenta a Israele passi avanti per un eventuale sgombero ulteriore, semmai unilaterale. Intanto Olmert ha promesso durezza estrema contro «i fuorilegge» ha detto, di Hebron, e contro gli insediamenti illegali nella Cisgiordania. E probabilmente, il loro sgombero sarà il suo primo ballon d’essai. In secondo luogo, Olmert, mentre ha spedito una delegazione ad alto livello a parlare con i Russi e convincerli a bloccare gli aiuti alla costruzione del potenziale nucleare iraniano, ha mostrato un volto durissimo: «Israele non può permettere a nessuno in nessuna circostanza e con tali maligne intenzioni verso di noi, di controllare armi di distruzione che minaccino la nostra esistenza».
Olmert con questo vuol dire che Israele è pronto ad attaccare l’Iran? Non si direbbe, almeno per ora. Piuttosto, è deciso a lanciare una campagna di micidiale deterrenza e anche ad allarmare il consesso internazionale così che dia un’accelerata alle eventuali sanzioni della commissione di sicurezza dell’Onu. Olmert ci ha tenuto a far capire che segue la cosa in prima persona. Questo è anche un messaggio personale: mi intendo anche di cose militari, suggerisce fra le righe Olmert, dato che mi sospettate di non capirci niente. Ha detto esplicitamente che Sharon da anni lo impegnava in particolare sull’Iran. Ma il nome del grande malato non è mai stato evocato, troppo importante, ancora, per tutti.

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