Riportiamo da Avvenire di martedì 16 gennaio 2006:
L'osservatore inesperto di questioni vaticane quanto di politica estera e diplomazia, ma attento ai moti che segretamente quanto evidentemente regolano gli eventi del mondo, partendo dal segreto dell'animo umano, noterà una caratteristica quasi palpabile nella presenza del Pontefice da pochi mesi eletto. La sua insistente, sobriamente ma fortemente ribadita difesa degli ebrei, e il suo continuo monito contro ogni forma di antisemitismo. Le parole sparse qua e là, la visita alla sinagoga di Colonia, l'incontro con il rabbino Di Segni volutamente caricato del significato che merita, confermano questa volontà del Papa. Il quale, da uomo di cultura e di tradizione, conosce i fondamenti della realtà politica, non solo le sue manifestazioni più tragiche e recenti. Lo sterminio nazista è un crimine senza precedenti, ma l'antisemitismo già esisteva: chi non abbia frequentazione con il teatro e con la lettura di Shakespeare, può ancora vedere in qualche sala, o a noleggio, l'eccellente Mercante di Venezia del sommo drammaturgo, interpretato da Al Pacino, che rivela come gli ebrei avessero vita difficile già ai tempi elisabettiani, e anche prima, come peraltro attestano tutti i famosi ghetti di tante città. Nulla di paragonabile all'Olocausto, ma precedenti da considerare con preoccupazione. Benedetto XVI sa quindi bene che non esiste solo l'antisemitismo efferato e assassino, ma che allignano anche altre forme di antisemitismo, altrettanto efferate nella sostanza ultima, ma non necessariamente consapevoli, non necessariamente malintenzionate. Intende quindi colpire anche queste forme occulte e spesso inconsce, con una terapia della chiarezza, delle parole inequivocabili, senza spregiare anche il didattico "repetita iuvant". È inevitabile associare questa fermezza manifesta e reiterata - perfettamente in linea con il magistrale messaggio di amore e i precedenti specifici e puntuali di Giovanni Paolo II - alla nazionalità del Papa, che è tedesco. La complessità del mondo cri stiano, il mistero dell'Incarnazione ancora una volta si manifestano. Da un lato Benedetto è figlio di Dio, cittadino del mondo, partecipe di una realtà universale e assoluta. Dall'altro, poiché la storia per i cristiani è parziale, ma non illusoria, è anche tedesco, e in quanto tedesco, in quanto uomo, prima ancora di essere cardinale e papa, il suo scandalo per l'Olocausto è incontenibile. Di colpo mi accorgo che, nella mia esperienza personale, sono i miei amici e conoscenti tedeschi i più duri nella condanna di quell'età del loro Paese che li ha feriti a morte. E di colpo il Pontefice mi fa pensare agli esseri umani, come egli è e rimane, pur nella sua maestà.
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