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La Repubblica Rassegna Stampa
16.01.2006 Le "ragioni" e la "verità" di Hamas trovano spazio sull'edizione on line del quotidiano
quelle di Israele no

Testata: La Repubblica
Data: 16 gennaio 2006
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: «Elezioni estese a Gerusalemme Est. divieto di propaganda per Hamas»

Domenica 15 gennaio, dal sito internet del quotidiano Repubblica, leggiamo una news sul divieto di propaganda per il gruppo terroristico Hamas a Gerusalemme est. Il quotidiano però preferisce censurare la parola “terrorista” riuscendo a trovare le più diverse definizioni alternative. Eccole el nell’articolo: “gruppo estremista”, “movimento estremista”, “gruppo di resistenza islamica”, “gruppo musulmano”; i terroristi, appartenenti ad Hamas, vengono definiti “attivisti del gruppo radicale”. Ricordiamo che Hamas, è l’organizzazione che negli ultimi anni ha rivendicato più attentati terroristici contro israeliani, rendendosi responsabile della morte di molti civili innocenti.

 

L’unica intervista  è quella a un membro di questa organizzazione, quando si sarebbe dovuto dare voce, per sentire almeno le “due campane”, un rappresentante del governo israeliano; quest’ultimo avrebbe spiegato il motivo del divieto posto al gruppo terrorista.

 

L’articolo si chiude descrivendo un’incursione israeliana tramutatasi in conflitto a fuoco. Il giornalista cerca di spiegare nei minimi dettagli l’andamento dell’incursione, per dimostrare attraverso fonti riportate da “testimoni oculari”, che l’esercito israeliano è stato il primo a sparare e a non rispettare la tregua stipulata. Rimangono però senza risposta molti perché:

 

Perché non spiega i motivi dell’incursione? Perché non riporta contemporaneamente a quelle palestinesi le fonti dell’esercito israeliano?

 

Riportiamo per intero l’articolo che si può leggere da questo link

 

http://www.repubblica.it/2006/a/sezioni/esteri/moriente26/seggigeru/seggigeru.html

 

TEL AVIV - Il governo israeliano, presieduto dal premier ad interim Ehud Olmert, ha dato il via libera all'estensione delle elezioni palestinesi a Gerusalemme Est. Con questa decisione il governo ha posto le premesse affinché la consultazione possa tenersi alla data stabilita, il 25 gennaio prossimo. L'esecutivo ha però posto un veto ad Hamas: nel settore orientale della Città Santa il movimento estremista palestinese non potrà affiggere manifesti o distribuire materiale propagandistico. E già sono scattati i primi arresti di chi ha violato il divieto. Intanto un portavoce dell'ospedale Hadassah ha fatto sapere che Ariel Sharon è sytato sottoposto ad una tracheotomia riuscita con successo. Il primo ministro
resta in coma e l'intervento al quale è stato sottoposto permette di rimuovere il tubo del respiratore e prevenire infezioni.
Dura e immediata la reazione di Hamas: "Israele non ha alcun diritto - ha denunciato Mushir al Masri, un portavoce di Hamas - di privare le fazioni palestinesi del proprio diritto a partecipare al voto". Al Masri ha poi affermato che il gruppo di resistenza islamica e le altre formazioni "sono comunque in grado di condurre la campagna elettorale in molti modi nonostante il ricatto di Israele".
In giornata la polizia israeliana ha arrestato sei attivisti del gruppo radicale palestinese, tre dei quali sono candidati all'imminente consultazione, per la violazione del veto. Tra i tre candidati fermati c'è anche lo sceicco Mohammed Abu Tir, numero due della lista di Hamas per Gerusalemme. Gli arresti sono stati effettuati nella città vecchia appena un'ora dopo la decisione di Israele.
Le elezioni del 25 gennaio sono cruciali proprio per la sfida per il potere fra Al Fatah e Hamas. Nella Città Santa, il gruppo musulmano è dato dai sondaggi in vantaggio, motivi che ha causato l'opposizione della destra israeliana all'organizzazione dei seggi. E' stato decisivo per trovare una parziale soluzione l'intervento degli Stati Uniti, che hanno caldeggiato il regolare svolgimento del voto.
Abu Mazen ha detto di avere ordinato ai servizi di sicurezza di ricorrere anche alla forza, se necessario, per impedire che vengano disturbati lo svolgimento della campagna nei territori e le operazioni di voto. Nel frattempo alcuni gruppi armati responsabili di recenti episodi di violenza hanno indicato di essere contrari allo svolgimento delle elezioni "sotto occupazione" israeliana.
E intanto c'è una nuova violazione alla relativa tregua in Cisgiordania. Oggi nel villaggio di Roujib, vicino a Nablus, un'incursione israeliana è degenerata in uno scontro a fuoco, nel corso del quale sono rimasti uccisi una donna palestinese di 48 anni, identificata come Newal Dwekat, e il figlio ventenne, Fawzi. Feriti anche quattro parenti delle vittime, che abitano nello stesso stabile. Stando a testimoni oculari, uno dei componenti della famiglia palestinese avrebbe imbracciato un'arma da fuoco dopo aver avvistato alcuni sconosciuti che si erano avvicinati alla sua auto, e che temeva fossero ladri. Il gesto dell'uomo ha provocato la reazione degli israeliani che hanno cominciato a sparare nella sua direzione; ne è seguita un'autentica battaglia. La pausa delle ostilità in Cisgiordania, peraltro già violata in due occasioni giovedì, è in atto dal 4 gennaio, quando il premier israeliano Ariel Sharon è stato colpito dal secondo ictus in pochi giorni.

(15 gennaio 2006)

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