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La Stampa Rassegna Stampa
16.01.2006 Si vota a Gerusalemme, ma niente comizi per Hamas
la cronaca di Aldo Baquis

Testata: La Stampa
Data: 16 gennaio 2006
Pagina: 7
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «Olmert, si alle urne a Gerusalemme est»

Il governo israeliano ha cosentito le elezioni palestinesi a Gerusalemme est con la condizione che Hamas non tenga comizi in piazza. E l'ultimo bollettino sulle condizioni del premier Ariel Sharon. La cronaca di Aldo Baquis sulla STAMPA di oggi 16.1.2006.

Ecco l'articolo:

Il premier israeliano ad interim Ehud Olmert ha provocato ieri reazioni di sollievo negli Stati Uniti e nella Unione europea quando ha convinto i compagni di governo (tutti membri del suo partito, Kadima) ad approvare all’unanimità lo svolgimento delle elezioni palestinesi del 25 gennaio a Gerusalemme est secondo le modalità delle politiche del 1996 e delle presidenziali del 2005, ossia mettendo urne all’interno di cinque uffici postali.
Ma il governo israeliano ha dovuto allo stesso tempo ingoiare un boccone molto amaro: quello della partecipazione degli islamici di Hamas che negano il diritto alla esistenza dello Stato ebraico, che ripudiano gli accordi di Oslo fra Israele e Olp (su cui si fondano appunto le elezioni politiche), che predicano la lotta armata ad oltranza e che praticano il terrorismo. Nelle principali strade di Gerusalemme ovest è difficile trovare una via dove negli ultimi anni non sia esploso un kamikaze di Hamas o una sua autobomba.
Comprensibile dunque la reticenza del governo israeliano. Olmert ha stabilito dunque che gli islamici dovranno rendersi «invisibili»: non potranno organizzare a Gerusalemme est alcun comizio elettorale (una limitazione marginale, nell’era delle tv satellitari e di Internet) né predisporre le proprie schede nelle urne. Gli elettori potranno tuttavia portarle da casa.
Da parte sua Hamas ha provveduto ieri a tappezzare diverse strade di Gerusalemme est con i propri cartelloni elettorali. Alcuni dirigenti (Muhammed Abu Tair, Muhammed Toatah, Muhammed a-Toun) hanno cercato anche di organizzare una conferenza stampa presso la Porta di Damasco - uno degli accessi alla Città Vecchia - ma sono stati subito fermati dalla polizia israeliana. Agenti di polizia e dello Shin Bet (sicurezza interna) hanno pure perquisito gli uffici di un’organizzazione sospettata di fiancheggiare la lista elettorale di Hamas.
Immediata la protesta di altri candidati palestinesi, secondo cui Israele impedisce ai palestinesi di Gerusalemme est di partecipare attivamente al processo democratico. Secondo la stampa palestinese, Israele intende inoltre predisporre telecamere negli uffici postali e nelle loro immediate vicinanze per riprendere (ed intimidire) quanti si recheranno a votare.
Olmert ha sostenuto che la sua decisione di ieri è stata adottata secondo la linea del premier Ariel Sharon, che dal 4 gennaio è in coma dopo aver subito una grave emorragia cerebrale. Ieri Sharon è stato nuovamente sottoposto ad anestesia totale e quindi gli è stata praticata una tracheotomia, per facilitare il distacco dalla macchina che finora l’ha aiutato a respirare. Le sue condizioni restano molto gravi: Olmert rimarrà dunque premier ad interim fino alle politiche del 28 marzo.
Il voto palestinese a Gerusalemme est - un settore che gli israeliani considerano parte integrale della propria capitale - è risultato ieri particolarmente traumatico per il Likud che ha subito accusato Olmert di aver «capitolato» già alla sua prima decisione importante. Il premier ad interim è stato attaccato in particolar modo dal ministro degli Esteri uscente Silvan Shalom (Likud) secondo cui la posizione israeliana si è gravemente erosa. In un primo momento - ha notato - Israele aveva annunciato che le elezioni palestinesi non potevano aver luogo se vi partecipava Hamas. Poi c’è stato un passo indietro: Israele ha tacitamente accettato Hamas, ma ha affermato che non avrebbe «facilitato» lo svolgimento del voto nei Territori. Ieri, con la decisione su Gerusalemme est, «Olmert ha varcato una linea rossa». Adesso, secondo Shalom, sarà molto più difficile convincere Stati Uniti e Unione Europea ad includere Hamas fra le organizzazioni terroristiche.
Hamas, da parte sua, afferma di aver già avuto primi contatti diplomatici con un «esponente europeo» non meglio precisato. Se qualcuno pensa che dopo il voto Hamas deporrà le armi - come viene auspicato dall’Occidente - ciò non avverrà, ha anticipato Mahmud a-Zahar, un dirigente di Hamas a Gaza. Anche una volta entrato in parlamento (e probabilmente anche al governo) Hamas potenzierà il proprio braccio armato Ezzedin al-Qassam, lo addestrerà meglio, e aprirà i ranghi agli elementi più motivati fra gli ufficiali e gli agenti dell’Anp. Questo potenziale militare sarà peraltro messo a disposizione degli altri gruppi dell’intifada. Il primo obiettivo è già stato tracciato da a-Zahar: i «collaborazionisti» di Israele nei Territori, per i quali a partire dalla fine di gennaio la terra brucerà sotto ai piedi.

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