Corretta ed accurata l'intervista a Dan Meridor di Alberto Stabile sulla REPUBBLICA di oggi 15.1.2006= Lo sottolineiamo con piacere, abituati come suiamo a leggere gli articoli di Stabile, in genere improntati a posizioni pregiudizialmente ostili. Certo, non esageriamo con l'ottimismo, conosciamo REPUBBLICA. Per adesso diciamo, semplicemente, che va bene così, finchè dura.
Ecco l'articolo:
GERUSALEMME - Con la probabile ascesa di Ehud Olmert alla guida del governo, non più in veste di "supplente" ma come primo ministro a pieno titolo, molti si aspettano il ritorno di Dan Meridor sulla scena, possibilmente alla testa di un ministero. Assieme ad Olmert e a Rony Milò, Dan Meridor era ed è uno dei "principi" del Likud, come vennero definiti gli esponenti più brillanti della seconda generazione politica, affermatisi non soltanto grazie al fatto di essere "figli di" ma per aver messo in campo indubbie capacità e una forte determinazione nell´affrontare la "questione morale".
Fra i primi, se non il primo, ad intuire il Big bang che avrebbe sconvolto il mondo politico israeliano, Meridor ha fondato anni fa un Partito di centro che oggi può essere visto come il precursore di Kadima. Quel partito, tuttavia, non sopravvisse e Meridor decise di lasciare la politica attiva per dedicarsi alla professione di avvocato in uno degli studi più prestigiosi del paese.
I giornali dicono che Olmert le ha offerto di tornare in politica. È vero?
«Sono un buon amico di Ehud Olmert ed è vero che ne abbiamo parlato, ma non dipende soltanto da lui. C´è tutto un gruppo di persone che deve essere d´accordo e non sono sicuro che lo sia. Sono stato deputato per vent´anni ed è più che sufficiente. Se ci sarà qualcosa d´interessante cui posso dare il mio contributo lascerò la professione e tornerò se no, posso continuare dall´esterno. Vedremo».
Sembra che gli elettori israeliani stiano correndo tutti verso il centro. Come vede questa febbre per Kadima? È un tributo emotivo a Sharon o nasconde un´esigenza politica reale?
«Kadima è nato da uno sforzo personale di Sharon. Sharon lo ha creato e senza di lui il partito non sarebbe mai esistito. Ma è stato fatto per riempire un vuoto reale, il vuoto che si è creato dopo il crollo dei sogni ideologici della destra e della sinistra. L´ala sinistra, il Labour, ha creduto per molti anni che se avessimo rinunciato alla terra avremmo potuto ottenere in cambio la pace. E in questo quadro gli arabi non avrebbero mai più chiesto il diritto al ritorno e Gerusalemme sarebbe rimasta in mano nostra. Ehud Barak ci ha provato a realizzare questo piano, c´ero anch´io a Camp David, ma in risposta abbiamo avuto quattro anni di attacchi. Così la sinistra è crollata. La destra, di contro, ha creduto che dovessimo tenerci tutto il territorio, ma è chiaro che se ci tenessimo tutto il territorio dovremmo dare ai palestinesi parità di diritti umani e civili, rischiando di perdere la maggioranza ebraica. Così molti di noi nel Likud, e forse io sono stato il primo a capirlo, ci siamo convinti che bisognava arrivare a un compromesso. E il luogo di questo compromesso è il centro. Solo che nel centro mancava un partito politico. Kadima è il nuovo partito di centro».
Lei crede che Kadima vincerà le elezioni anche senza Sharon?
«Alle elezioni mancano due mesi e mezzo che è un tempo molto lungo ovunque e lunghissimo in Israele, dove bisogna tener conto anche del rischio attentati, ma credo che l´esigenza di un partito come Kadima sia chiaramente avvertita dalla maggior parte degli elettori, perché il Likud è andato troppo a destra e il Labour è molto «rosso» dal punto di vista economico-sociale e molto «colomba» dal punto di vista del processo di pace. Non è possibile vincere le elezioni da quelle posizioni. Per vincere bisogna essere Rabin, o Barak, o Sharon dopo il ritiro».
Non crede che Kadima sia un partito senza ideologia?
«Un´ideologia l´ha. È quella del Centro. Non è decisamente socialista o «colomba» ma è basata sulla saggezza del compromesso. Non è un´ideologia estremista e forse non è molto ottimista, perché non vediamo che la pace stia arrivando, ma è quello che ormai tutti capiscono».
Kadima sembra un esercito di generali, senza truppa?
«Perché si tratta di un nuovo partito, ancora in costruzione, che come tutti i movimenti politici nella fase iniziale parte dal vertice, ma basta vedere i sondaggi di questi giorni per capire che le cose per il Centro vadano meglio che in passato».
Olmert ce la farà?
«Me lo auguro. La cosa più importante è che non facciano la guerra a Olmert. Cominciare adesso una guerra civile all´interno del partito porterebbe alla distruzione proprio perché non ha ancora una base. Tutto quello che c´è, è un gruppo di persone d´accordo sull´idea di andare nella direzione imboccata da Sharon».
In quest´atteggiamento pragmatico c´è posto anche per negoziare con Hamas?
«Io credo che noi non dobbiamo trattare con Hamas ma con il governo e l´Autorità palestinese, chiunque sia il vincitore delle elezioni. In secondo luogo, dobbiamo parlare militarmente, perché se non c´è un coordinamento sul terreno per combattere il terrorismo con chi parliamo?».
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