Questo articolo di Michele Giorgio sul MANIFESTO di oggi 14/01/2006 si presta egregiamente ad una lettura critica. Sin dal titolo, totalmente falso e fuorviante di: "800.000 palestinesi prigionieri". Basta leggere l'articolo per rendersi conti degli artifizi che il quotidiano comunista mette in atto per orientare e guidare l'opinione dei suoi lettori verso un obiettivo preciso. Nel pezzo subentra Michele Giorgio, che non è da meno. Gli 800.000 prigionieri, e lo dice lo stesso Giorgio, non sono affato prigionieri, molto più semplicemente devono passare attraverso un check point. Il che non sarà comodo, ma i palestinesi devono ringraziare i loro terroristi suicidi se Israele è costrtto a mettere in pratica ogni mezzo per garantirsi la sicurezza. Giorgio, invece, prendendo surrettiziamente una definizione da un quotidiano israeliano, definisce "cantone" l'apparente isolamento di tre città palestinesi. Aggiunge poi che le "restrizioni" è possibile che vengano revocate. Naturalmente nessun riferimento al terrorismo palestinese. Anzi, i funerali dei due terroristi vengono riferiti come se si trattasse di due gentiluomini. Leggere l'articolo di Michele Giorgio per rendersene conto.
Nasce il primo «cantone» palestinese in Cisgiordania. A far uso di questo termine è stato il quotidiano israeliano Ha.aretz che ieri ha rivelato che da diverse settimane gli abitanti di Jenin, Nablus e Tulkarem sono isolati totalmente dal resto dei Territori occupati. L.esercito israeliano, ha precisato Ha.aretz, impedisce loro di spostarsi nelle altre aree della Cisgiordania e per questo motivo circa 800 mila civili palestinesi sono confinati nei loro centri. Fino allo scorso 2 gennaio la pesante restrizione riguardava gli abitanti delle province di Jenin e Tulkarem ma ora le truppe di occupazione consentono agli abitanti di Tulkarem di entrare a Nablus solo attraverso un checkpoint orientale, limitazione che costringe la popolazione civile a percorrere un tragitto molto più lungo. Quelli di Nablus allo stesso tempo non possono andare verso sud. Il portavoce militare ha confermato le «limitazioni», spiegandole con «le informazioni d.intelligence sui tentativi da parte di organizzazioni terroristiche di lanciare attacchi contro Israele». La posta in palio in realtà è molto più ampia ma gran parte dei mezzi d.informazione continuano a ignorare ciò che accade sul terreno, e da giorni riferiscono solo aggiornamenti sulle condizioni di Ariel Sharon - il premier è sempre in coma e ieri la radiomilitare ha parlatodiunpeggioramento delle sue condizioni - degli ultimi sviluppi sulla scena politica israeliana e dell.incertezza legata allo svolgimento delle elezioni palestinesi del 25 gennaio. È possibile che le restrizioni vengano revocate almeno in parte ma quella in corso nel nord della Cisgiordania ha tutto l.aspetto di una prova generale di ciò che dovrebbe concretizzarsi sul terreno una volta che il muro e le recinzioni intorno alle colonie israeliane in quell.area verranno completate. Le restrizioni al traffico automobilistico palestinese parlano chiaro. La statale n.60, nel tratto che va dall.insediamento di Shavei Shomron a quelli di Mevo Dotan e Homesh, è già vietata ai veicoli palestinesi. A Zaatara (Tappuah) il posto di blocco divenuto un terminal di frontiera vero e proprio in direzione di Ramallah, i palestinesi non passano, studenti compresi, come ha denunciato l.associazione israeliana Mahsom Watch. I coloni allo stesso tempo si fanno più aggressivi: tagliano alberi palestinesi per allargare i loro avamposti (a Hebron giovedì hanno dato fuoco a due abitazioni arabe) e sono decisi a resistere alla demolizione delle colonie che hanno costruito senza coordinarsi con le autorità militari. Di fronte alle loro proteste il ministro della difesa Shaul Mofaz ha prontamente rinviato di due settimane la demolizione dell.insediamento di Amona mentre tre avamposti nella zona di Nablus potrebbero essere demoliti la prossima settimana ma nessuno può garantirlo. Costruita senza permesso governativo alla metà degli anni .90 in cima a una collina, Amona è ora una colonia a tutti gli effetti, abitata da una trentina di famiglie che hanno costruito nove edifici approfittando dell.atteggiamento compiacente dei comandi militari. L.esercito al contrario non manca mai un appuntamento il venerdì quando i palestinesi di Bilin, ad ovest di Ramallah, assieme a pacifisti israeliani e stranieri, manifestano in modo non-violento contro la confisca dell.80% delle terre del loro villaggio su cui sta passando il muro. Anche ieri il corteo si è concluso con pestaggi e arresti fra i dimostranti. Ieri si sono svolti i funerali di Moataz Abu Khaled and Ali Abu Khazneh, i due militanti del Jihad islami uccisi dalle truppe israeliane entrate giovedì a Jenin. In risposta le Brigate dei Martiri di Al-Aqsa (Fatah) e Saraya Al-Quds (Jihad) hanno lanciato cinque razzi Qassamda Gaza verso varie località israeliane senza provocare feriti o danni. La polizia palestinese ha arrestato tre militanti armati sospettati di aver sparato due giorni fa a Ramallah contro l.ufficio del premier Abu Ala e l.abitazione del ministro dell.interno Nasser Yusef.