Il Giornale di mercoledì 11 gennaio 2005 pubblica in prima e penultima pagina un editoriale di Ehud Gol, Ambasciatore d'Israele in Italia.
Ecco il testo:
Da circa una settimana noi israeliani seguiamo con angoscia le notizie sullo stato di salute di Ariel Sharon. Ci incoraggia vedere che questa preoccupazione non riguarda solo noi, ma unisce anche tutte le comunità ebraiche in ogni parte del mondo, le quali, con veglie di preghiera per la salute di Sharon, seguono assieme a noi, momento per momento, ogni sviluppo della situazione. Un'ulteriore fonte di incoraggiamento e forza per noi sono anche il sostegno e la solidarietà con cui la comunità internazionale dotata di senno segue lo stato di Sharon, e la presenza di personalità pubbliche italiane alla sinagoga centrale di Roma, nei giorni scorsi, ne è una forte e chiara testimonianza. Anche l'articolo del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, pubblicato all'inizio della settimana sul quotidiano israeliano Haaretz, nel quale egli esprime i propri timori per la salute di Sharon, è stato accolto da noi israeliani con grande apprezzamento. Mentre scrivo queste righe non si sa ancora se Sharon, che ha combattuto tante guerre, riuscirà a vincere anche questa importantissima battaglia per la sua vita. Tutti noi preghiamo per la sua salute e speriamo che egli possa rimettersi e tornare a completare la grande missione di portare avanti il processo di pace nella nostra regione. Possiamo anche permetterci il lusso di credere nei miracoli. Del resto tutta la storia del nostro popolo, carica di tragedie, è costituita da miracoli, capitolo dopo capitolo, e senza dubbio la nascita dello Stato d'Israele e la sua resistenza a tutti i suoi nemici sono un miracolo straordinario. Al di là delle preghiere e delle fedi religiose, comunque, questa settimana ho provato un grande senso di orgoglio, in quanto israeliano, per la capacità, dimostrata dal mio Paese, di funzionare al massimo anche in momenti di enorme tensione. Soltanto cinque mesi fa, con il ritiro da Gaza, abbiamo assistito a una travolgente espressione della grandezza della democrazia israeliana. Una tale difficile e dolorosa decisione è stata attuata con rapidità sorprendente e con dimostrazione di fermezza e sensibilità da parte di tutti, senza lo spargimento di una sola goccia di sangue. Anche questa settimana, di fronte al trauma del ricovero di Sharon, la democrazia israeliana ha funzionato con forza ed efficienza, allorquando, a pochissime ore dal ricovero ospedaliero del Primo Ministro, il Consiglio dei ministri si è riunito e ha nominato un Primo Ministro ad interim. Come in passato, anche stavolta tutti i meccanismi del regime democratico in Israele hanno funzionato e la società ha dimostrato, ancora una volta, la propria solidità etica e morale e la propria coesione nei momenti difficili. Il processo democratico prosegue e ci troviamo alle porte delle elezioni politiche generali, che si terranno il 28 marzo prossimo. Come sempre, il popolo israeliano continuerà a scegliere chi lo guiderà per i prossimi quattro anni, per affrontare le difficili sfide che ci si pongono davanti.
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