Eccellente l'analisi del FOGLIO sulle prese di posizione contro Shron nel parlamento europeo. E' inutile aspettarsi autocritiche. Consola il fatto che loro avevano torto e noi ragione.
Ecco l'articolo:
Bruxelles. "Criminale", "terrorista", "guerrafondaio". I processi verbali del Parlamento europeo aiutano a comprendere l’alta opinione che avevano di Ariel Sharon i rappresentanti delle istituzioni europee. Non è una storia di odio e amore, come potrebbe apparire dalla corsa al capezzale. E’ storia di solo odio, a volte condito da antisemitismo, salvo accorgersi che alla fine quella di Sharon era l’unica politica di sicurezza e di pace possibile. Niente scuse, però, perché la superiorità morale europea non può essere discussa. Soltanto lezioni, soltanto sentenze. Ne è riprova il coro messo in scena dagli europarlamentari il 9 aprile 2002, anno di piena seconda Intifada terrorista, di autobus che esplodono a Tel Aviv e Gerusalemme, di conseguente rappresaglia israeliana. Quello di Sharon è "terrorismo di Stato", accusa una deputata nordica. "Sharon ha la guerra fissa in mente, come qualcosa di congenito", sputa il socialista spagnolo Emilio Menendez del Valle. "Sharon rivendica la deportazione della popolazione palestinese, anche quella dei cittadini arabi di Israele", vomita la comunista Luisa Morgantini. "Da Sabra e Chatila ai fatti di Jenin, Sharon deve riflettere se non vuole essere tra i primi clienti del Tribunale penale internazionale", minaccia il liberale britannico Graham Watson. "Israele non è più uno Stato di diritto", sentenzia l’ex presidente portoghese Mario Soares. In molti pensavano che, grazie a Sharon, Israele non fosse più una democrazia. Tanto che il Pe, dando credito alle fandonie sui crimini commessi dall’esercito israeliano a Jenin, chiese la sospensione dell’accordo di associazione tra e Israele, una misura mai adottata nemmeno contro le peggiori dittature. L’allora commissario europeo alle Relazioni esterne, Chris Patten, non era contrario, perché "gli israeliani non possono calpestare lo stato di diritto, le convenzioni di Ginevra e quelle che sono considerate norme accettabili senza fare un danno colossale alla loro reputazione". Peccato che il danno sia stato fatto alla verità e l’Ue non abbia pensato a nessuna riparazione per Israele, il suo esercito e il suo governo. La bufala di Jenin è solo un esempio: dall’assedio alla Muqata a quello alla basilica della Natività, dai checkpoint alla barriera difensiva, l’Ue ha sempre mostrato piena solidarietà a Yasser Arafat e ai palestinesi, nessuna comprensione a Israele e al suo popolo. Anzi, per il solito Patten – intervistato dalla Bbc il 18 aprile 2002 – le politiche di Sharon sono all’origine del "culto della morte" dei terroristi. Ecco, "tutta colpa di Sharon" è lo slogan della politica europea. Come quando Tsahal attaccò le infrastrutture del terrorismo, distruggendo le attrezzature palestinesi finanziate con il denaro europeo. Patten, che per anni si oppose a un’indagine sui fondi europei usati da Arafat per finanziare finanziare odio e terrorismo, aprì un’inchiesta contro Israele. Certo, non sono mancate le voci fuori dal coro. Quella di un manipolo di europarlamentari, guidati da Marco Pannella, e i sei mesi di presidenza italiana dell’Ue, che contribuirono a migliorare le relazioni con Israele. O ancora Mario Monti che, da commissario europeo, riconobbe la barriera difensiva come "accettabile". L’Ue seguì poi la ragionevolezza del professore, ma con ipocrisia: alla vigilia dell’udienza della Corte internazionale di giustizia sul muro, disse di essere contraria alla costruzione, tuttavia "rinviare la questione a un tribunale non sarebbe servito a far avanzare la pace". La più clamorosa marcia indietro è sul disimpegno da Gaza. Se nell’aprile 2004 l’Ue era contro il ritiro di Sharon perché "unilaterale", "limitato a Gaza" e "contro la road map", appena un mese dopo lo considerava "un’opportunità per far ripartire il processo di pace", mentre oggi è entusiasta per questo "passo avanti nell’implementazione della road map". L’Ue ha scoperto che Sharon lavora per la pace riconosce, come Jacques Chirac al capezzale, la sua "azione coraggiosa". Trema di fronte alla sua scomparsa senza comprendere che il problema non è questo o quel leader israeliano. "Gli europei devono essere più equilibrati nel loro atteggiamento verso Israele, gli arabi e i palestinesi", disse Sharon nel 2003. Altrimenti saranno sempre il "nulla".
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