C’è un insegnamento da trarre dai moltissimi articoli che in questi giorni sono usciti su Ariel Sharon e la sua strenua lotta per sopravvivere al male che l’ha colpito,cronache che sono state accompagnate da varie analisi nella quali ancora una volta Israele viene come vivisezionato e la sua storia presentata come un cumulo di crimini o, nei casi migliori, errori. Perchè i grandi esperti della questione mediorientale, che riempiono di commenti le pagine di tutti i giornali, non ce la contano giusta ?. Non vogliamo tirare in ballo la buona o la cattiva fede. Accontentiamoci pure quindi della prima ipotesi. Né vogliamo chiamarli sul banco degli accusati con nome e cognome. I lettori li conoscono bene e sanno di chi devono fidarsi e di chi no. E' un fatto però che negli editoriali che cercano di spiegare quanto sta avvenendo in questi giorni in Israele mancano completamente i riferimenti a quanto è avvenuto in quella regione nel secolo scorso. Mai che venga ricordato che i palestinesi uno stato potevano averlo già nel '47 con la spartizione della Palestina decisa dell'ONU. Potevano averlo addirittura prima, se avessero accettato il piano inglese alla fine degli anni '30 che prevedeva appunto una futura creazione di due entità autonome, una ebraica e una araba. Ma gli arabi hanno sempre rifiutato qualsiasi soluzione che prevedesse uno Stato ebraico. Dopo il '48 non hanno fatto altro che guerre per distruggere Israele, che non ha potuto fare altro che difendersi, pena la scomparsa dalla carta geografica, proprio come si augura ancora oggi il faraone iraniano. Perché il continuo richiamo a Sabra e Shatila come se quella strage fosse stata opera di Sharon ? Perché equiparare il terrorismo palestinese alle azioni militari dell’esercito israeliano se non per giustificare le orribili stragi contro i civili ? Chi chiama mai in causa la Siria, che a Damasco ospita le centrali del terrorismo di molti gruppi palestinesi ? Perché non viene analizzata come meriterebbe l’azione degli Hazbollah in Libano, un vero e proprio esercito finanziato,tra gli altri, dall’Iran ? Perché ricordare sempre quella bufala della passeggiata di Sharon sulla spianata delle moschee che avrebbe dato origine alla seconda intifada quando è arcinoto che Arafat aveva già ampiamente programmato nei minimi dettagli la ripresa degli attentati ? Che dire poi della barriera di sicurezza che continua ad essere presentata come un muro voluto per impedire la libertà di movimento dei palestinesi quando invece si è dimostrato lo strumento più efficace per impedire ai kamikaze di entrare in Israele e farsi esplodere ? Quali fra i nostri severi critici della condotta di Israele si degnano mai di ricordarlo nei loro articoli ? Mai, scrivono semmai il contrario, se questo può servire a danneggiare l’immagine dello Stato ebraico. Se i palestinesi si ritrovano oggi nella condizione che sappiamo devono solo ringraziare chi ha avuto come unico scopo non il loro Stato ma la distruzione di un altro, Israele, appunto. Possiamo tranquillamente affermare che se i palestinesi hanno dal '48 ad oggi perso tutti i treni della loro peraltro modesta storia, il dito non va puntato contro Israele, che si è comportato come qualunque altro stato democratico avrebbe fatto e cioè difendendosi e ,quando è stato possibile e indispensabile per la sopravvivenza, anche attaccando per primo. Il dito va puntato contro chi non ha mai realmente voluto la soluzione due popoli due stati, ma un unico Stato, quello palestinese al posto di Israele. Se i nostri storici, analisti, commentatori,inviati speciali raccontassero veramente la storia di quanto è avvenuto in merito al conflitto arabo-israeliano forse informerebbero correttamente i loro lettori, i quali avrebbero finalmente in mano gli strumenti per capire e quindi giudicare. I quali sono invece, nella maggior parte dei casi, sommersi da propaganda, pregiudizi, ostilità che possiamo riassumere bene nella parola disinformazione. |