Come in un film egiziano – Ron Barkai
Casa Editrice - Giuntina
Ron Barkai l’autore dell’ultimo libro che la casa editrice Giuntina pubblica nella collana “Israeliana” è un profondo conoscitore dei rapporti fra ebrei, musulmani e cristiani nella Spagna medievale. Docente di storia medievale all’Università di Tel Aviv, alla sua attività di storico ha aggiunto quella di scrittore.
Come in un film egiziano è il suo primo libro tradotto in italiano.
Un romanzo sostenuto da una prosa eccellente che con grande efficacia intreccia la biografia del protagonista, Yosef Alfandari, alle complesse vicende che segnano la società israeliana nei primi anni 50.
Con una storia narrata in prima persona, lo scrittore ci restituisce l’immagine di un ebreo dal carattere duro, crudele con i figli e la moglie, convinto sionista ed appassionato di musica araba.
Questa passione gli deriva dagli anni trascorsi al Cairo, dove è nato, e ad Alessandria dove è fuggito per sottrarsi alle angherie di un padre soprannominato “il Turco” e da una madre troppo debole per proteggerlo.
Ad Alessandria la vita non è facile per Yosef Alfandari: “I primi giorni ad Alessandria dormivo sulla spiaggia e la sabbia che mi si infilava dappertutto mi faceva prudere tutto il corpo. ….I cani mi facevano paura perché, affamati e rabbiosi com’erano, potevano tranquillamente sbranare un ragazzino come me. Furono tempi duri nella città del porto fino a che non incontrai Amina”.
Amina è una prostituta di lusso che si affeziona a Yosef e lo conduce da Suskin, “l’uomo che avrebbe cambiato la mia via….era un pezzo grosso della dogana, tutto passava dalle sue mani: carte, autorizzazioni merce di contrabbando…..”
Suskin, ebreo, offre un ricovero al ragazzino e quando Yosef esprime il desiderio di raggiungere la terra di Israele lo aiuta anche se prima lo avverte: “ Qui, nel giro di due o tre anni, diventerai qualcuno: potere, soldi, donne, bella vita. Là, ti avviso non sarai nessuno!”.
Ma Yosef non sopporta gli arabi e pensa lasciando l’Egitto di sfuggire alla loro presenza.
L’odio feroce nei confronti degli arabi e dei comunisti è un elemento dominante della figura di Yosef Alfandari ed è pari solo al suo smodato amore per il gioco del poker: per esso sperpera tutti i soldi guadagnati all’Ufficio di collocamento dove lavora e lascia la famiglia a patire di stenti.
I figli crescono nel terrore di un padre padrone che li picchia senza pietà e li tortura con un “metodo educativo” terribile che Yosef chiama “il nodo egiziano”.
La famiglia dopo anni di persecuzioni ed angherie lo abbandona e nella desolazione che accompagna gli ultimi giorni della sua vita risuona la sofferenza che nasce da un’anima incapace di capire l’altro, di accogliere il prossimo e di abbandonare il rancore per coloro che definisce “nemici”: gli arabi, i comunisti e, da ultimo, i figli stessi.
Spaccato di una società complessa e contraddittoria, questo libro dimostra la maturità artistica e la sensibilità straordinarie dell’autore nel cogliere le più impercettibili sofferenze e debolezze umane e nel raccontarle con una prosa efficace e trascinante che ne testimoniano il grande talento narrativo.
Giorgia Greco