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Il Manifesto Rassegna Stampa
07.01.2006 Se arrivano tempi bui è colpa di Sharon
o stragi o lamentele, la posizione palestinese non cambia

Testata: Il Manifesto
Data: 07 gennaio 2006
Pagina: 2
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Non possiamo dimenticare»

Molto utile per capire le ambiguità della posizione palestinese "moderata" sono le opinioni di Hanan Ashrawi, figura di primo piano nella politica dell'ANP. Leggendo le sue risposte, dalle quali viene espurgata ogni respondabilità palestinese sia sul passato che sul futuro del suo popolo, è più facile capire qual'è l'interlocutore di Israele e le difficoltà di trovarsi davanti una politica priva di progettualità democratica, di senso della responsabilità, capace solo a lamentare la presenza israeliana. Si sarebbero potute fare ben altre domande alla Ashrawi, ma sarebbe stato chiedere troppo a Michele Giorgio.

Ecco l'articolo:

Squillano in continuazione i telefoni dellíufficio di Hanan Ashrawi. ´Eí cosÏ da quando mi sono candidata alle legislative palestinesi del 25 gennaioª, ci dice promettendoci qualche minuto di tranquillit‡, almeno durante líintervista. Esponente palestinese di primo piano, attivista dei diritti civili, portavoce del suo popolo nei frequenti viaggi che effettua allíestero e ora numero due della lista ´Giustiziaª capeggiata dallíex ministro delle finanze dellíAnp Salam Fayad, Hanan Ashrawi in questi giorni segue non solo gli avvenimenti nei Territori ma anche gli aggiornamenti che arrivano dallíospedale Hadassah di Gerusalemme dove da mercoledÏ sera Ë ricoverato in fin di vita il primo ministro israeliano Ariel Sharon. ´Ho ascoltato, anche dallíestero, commenti piuttosto scontati su Sharon ñ ci dice la signora Ashrawi - che tendono a privilegiare gli ultimi anni della sua carriera politica e a ridimensionare il suo passato. Credo invece che meriti un giudiziomolto pi¢ articolatoª. Lei cosa pensa di Sharon ormai giunto alla fine della sua vita umana e politica? Parlare di Sharon genera sempre emozioni forti a noi palestinesi. Diciamo che se prendiamo in considerazione il lato israeliano, possiamo dire che Sharon Ë stato soprattutto un militare che Ë rimasto tale anche quando Ë oggi debba essere considerato un ufficiale delle forze armate israeliane nonostante si sia dedicato totalmente alla politica in questi ultimi anni. Eí stato un uomo molto abile, astuto, che Ë riuscito ad adattarsi a situazioni avverse riuscendo sempre a sconfiggere i suoi rivali. Non so quanto fosse consapevole di tutto ciÚ ma ha completamente stravolto la politica interna israeliana. Ha creato un sistema dove i partiti non hanno pi¢ valore ma conta solo lui e il suo progetto di soluzione del conflitto con i palestinesi. I laburisti sono ridotti ai minimi termini, il Likud Ë diventata una forza minoritaria, persino i partiti religiosi sono in affanno. Adesso per gli altri leader politici israeliani sar‡ difficile muovere qualsiasi passo, sia allíindietro che sulla strada aperta da Sharon. Per i palestinesi che cosa ha significato Sharon? Per noi - fa una pausa - ci vorrebbero ore per raccontarlo e spiegarlo. Molti ci dicono: ´Dovete mettervi alle spalle il passato, cercate di guardare in avantiª. In sostanza ai palestinesi viene chiesto di considerare solo lo Sharon del ritiro israeliano da Gaza. Ma come si fa a cancellare la nostra memoria, come si fa a giudicare un uomo solo per questíultimo aspetto, pi¢moderato, mentre Ë stato presente nella nostra vita ogni giorno, tutti i giorni, da quando Ë cominciato questo conflitto. Il massacro di Qibya (nel 1953, 69 palestinesi rimasero sepolti sotto le macerie dello loro case fatte saltare dallíunitaí 101 guidata da Sharon, ndr), i rastrellamenti durissimi e le demolizioni di case nei Territori negli anni 70 e 80. Come il nostro popolo puÚ dimenticare Sabra e Chatila? E poi chi ha detto che gli ultimi anni, quelli della svolta moderata che avrebbe avuto Sharon, sono stati per noi positivi? Certo nessuno nega che senza coloni e soldati israeliani Gaza abbia fatto un bel passo in avanti ma questi cinque anni in cui Sharon Ë stato alla guida di Israele per noi hanno significato anche distruzioni immense, morti e feriti, incursioni incursioni militari continue, arresti di migliaia di persone, rioccupazione di citt‡ e villaggi. Sharon ha costruito ilmuro sulla nostra terra, ci ha imposto un piano unilaterale, ha dettato le sue condizioni da una posizione di forza e non ha consentito la ripresa del negoziato, neppure con Abu Mazen, dopo aver ripetuto che líostacolo era il presidente Yasser Arafat. Eí accaduto anche questo, non solo il ritiro da Gaza. E nessuno puÚ dimenticarlo. E come si annuncia il futuro senza Sharon? In queste ultime ore abbiamo visto i leader dellíAnp, in particolare il premier Abu Ala, pregare per la guarigione del premier israeliano. Eí vero che il futuro senza di lui spaventa qualche dirigente palestinese? Lasciando da parte líAnp, credo che il punto non sia la presenza o líassenza di Sharon. La questione Ë uníaltra. Chi si occupa di poltiica non può fare a meno di considerare che Sharon era un uomo con una forza e una determinazione he al momento non hanno altri dirigenti israeliani. Eí líassenza in Israele di una personalit‡ politica altrettanto determinata che crea preoccupazione nei palestinesi, i quali sanno bene che soltanto una persona con potere e carisma puÚ prendere decisioni importanti in una situazione tanto complessa. I governanti fragili spesso non esitano ad usare la forza con i pi¢ deboli per guadagnare il consenso dellíopinione pubblica. E' pessimista? Ci attendono giorni bui.

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