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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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La sinistra finge di piangere 7-1-2006

Ieri tutti i quotidiani hanno dedicato la prima pagina, e altre all’interno del giornale, ad Ariel Sharon. Il dramma umano e politico che sta vivendo in queste ore  appassiona l’opinione pubblica mondiale, che si chiede come sarà il mondo se non sarà più lui a reggere il governo di quella piccola grande democrazia che si chiama Israele. Spinti da abituale curiosità, abbiamo voluto fare una sorta di rassegna stampa, leggere uno dopo l’altro tutti gli articoli che hanno affrontato la vicenda Sharon per vedere come il premier israeliano ne veniva fuori. Senza esserne sorpresi, abbiamo verificato che chi l’aveva sempre attaccato ha continuato a farlo, questa volta però con qualche accusa in più, come fanno i pavidi quando attaccano qualcuno quando non può più rispondere.   Le parole più pesanti  le abbiamo lette nell’estrema sinistra. Manifesto e Liberazione hanno fatto a gara a chi picchiava più basso. Sul primo Maurizio Matteucci, che quando sente odore di occidente è un po’ come il toro davanti al drappo rosso,  ha definito il premier “un falco dei più aggressivi e feroci,  che ha chiuso le ali e sarà ricordato come l’uomo di Sabra e Shatila , l’uomo del muro dell’odio”, nascondendo ai suoi lettori che Sharon non c’entrava niente con il massacro libanese e che il muro è una questione di sicurezza e non di odio. E’ arrivato addirittura a rimproverarlo perché “ in guerra già nel ’48, durante il primo conflitto arabo-israeliano è al comando di una divisone di fanteria”. Naturalmente non dice che a scatenare la guerra sono stati gli stati arabi, ma si sa questo è un particolare insignificante.  Il secondo, organo di Rifondazione comunista, non è da meno,  gli dà del boia e lo accusa di essere lui il responsabile della mancata sicurezza degli israeliani. Non sono da meno alcuni commenti sui grossi giornali cosiddetti indipendenti. Sandro Viola,  torna ad attribuirgli ogni malefatta. Scrive che alcune migliaia di coloni  avrebbero segato o divelto degli ulivi per fare dispetto ai palestinesi, citando fatti e numeri senza alcuna certificazione che ne comprovi la veridicità. Gli israeliani sono così crudeli per Viola che mandano a volare più volte al giorno su Gaza “aerei da combattimento che rompendo il muro del suono danneggiano i timpani,i nervi e le menti dei palestinesi”. Manco una parola sui missili Kassam che da Gaza attaccano le città di frontiera israeliane, il vero motivo dei raid israeliani.  Igor Man (poteva mancare ?) sulla Stampa non rinuncia ai suoi stereotipi abituali. Paragona l’integralismo (non sarebbe meglio chiamarlo terrorismo ?) di Hamas con il “ furore dei coloni sfrattati da Gaza”. Non ci risulta che dei coloni,  si siano mai trasformati in kamikaze e abbiano fatto strage di palestinesi. Se Man ha informazione diverse gli saremo grati se vorrà fornircene. Non perde poi occasione, come fa spesso, di ricordare il defunto Meir Kahana che definiva  gli arabi “ pidocchi da schiacciare con gli scarponi chiodati”, dimenticando però di scrivere che il suo partito venne subito messo fuori legge dal governo israeliano.  Colpa di Sharon anche il fatto che i palestinesi “ sono in ginocchio”. Abu Mazen, che non ha la forza di rialzarli da quella scomoda posizione, non c’entra nulla. Tocca a Sharon farlo.  Sempre sulla Stampa un’intervista a Nemmer Hammad, l’ex rappresentante di Arafat, che ha trascorso in Italia i migliori anni della sua vita completamente mantenuto e spesato dal governo italiano, cioè da noi contribuenti (fatto unico al mondo). Ebbene, il buon Hammad, rientrato a casa,  dichiara a un intervistatore un po’ troppo accomodante che “ non dobbiamo dimenticare i massacri”. Evidentemente compiuti da Sharon, non quelli (veri) del terrorismo palestinese. Per chiudere, una perla su Avvenire, quotidiano della CEI,  che recita testuale:  “E nella striscia adesso si teme l’anarchia”. Ma come, è da quando Gaza è territorio indipendente che è dipinta su tutti i giornali come il regno del caos e dell’anarchia, e il timore nasce adesso ? Naturalmente ci sono eccezioni positive, e non poche. Consoliamoci.


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