Hamas paladino della democrazia a ruota libera in una brutta intervista
Testata: La Repubblica Data: 05 gennaio 2006 Pagina: 9 Autore: Daniele Mastrogiacomo Titolo: «Il governo israeliano apre ad Hamas "Ma noi non vogliamo negoziare"»
Un'intervista ad un portavoce di Hamas su REPUBBLICA di oggi 5-1-2006, nella quale si dimentica che Hamas è un movimento terrorista, non un partito politico. Lo sceicco Adnan si presenta come un paladino della democrazia e l'intervistatore ci crede e così lo presenta ai lettori. Una brutta intervista, un brutto articolo.
Ecco l'intervista, a firma d.m. (Daniele Mastrogiacomo):
NABLUS - Israele è pronto ad intavolare un negoziato con Hamas se il movimento islamico dovesse vincere le elezioni politiche del 25 gennaio. Per la prima volta che lo Stato ebraico apre ufficialmente la porta al dialogo con il suo grande nemico, sulla base delle valutazioni che danno gli estremisti favoriti al voto. Parlando ad un gruppo di studenti nella scuola di Kfar Saba, vicino a Tel Aviv, il ministro della Difesa Shaul Mofaz ha aggiunto che «il negoziato potrebbe avvenire solo dietro precise condizioni, come il disarmo di Hamas». Un membro dello staff del ministro ha aggiunto che l´organizzazione, in caso di vittoria, dovrebbe trasformarsi in partito politico e «eliminare dal suo statuto l´obiettivo di voler distruggere lo Stato di Israele». Ma l´apertura non raccoglie troppi consensi dal lato opposto della barricata: «E´ un po´ presto per parlare di negoziato», dice lo sceicco Yasser Mansure Or Adnan, portavoce di Hamas. «La nostra parola d´ordine è sempre la stessa: resistenza. E fino a quando Israele compirà i suoi attacchi, ucciderà i nostri leader politici, occuperà le nostre terre, metterà a rischio la sacra moschea di al Aqsa, non ci potrà essere dialogo». Ma di fatto questo significa il riconoscimento di Hamas come interlocutore in caso di vittoria alle elezioni. «Sarà il nostro popolo ad attribuirci questo riconoscimento». Gli Usa, l´Europa, oltre a Israele, denunciano i rischi che comporta un vostro successo. Cosa rispondete? «Ovunque si applica la democrazia, bisogna rispettare i risultati. E´ accaduto in Iraq perché non dovrebbe accadere in Palestina?». E´ stato un errore mettervi al bando come organizzazione terroristica? «Noi siamo un movimento politico-religioso che resiste all´occupazione delle nostre terre. Abbiamo a cuore solo gli interessi dei palestinesi. E i palestinesi ne sono più che convinti. Per questo ci votano». A che cosa è dovuta l´attuale crisi dell´Anp? «Dai problemi di sicurezza. Bisogna rimettere sotto controllo tutti gli apparati, eliminare le disfunzioni, educare i nostri futuri soldati ai compiti cui sono preposti. C´è poi un problema di corruzione». Ma a Gaza, Hamas ha già la maggioranza. Perché non intervenite? «La sicurezza a Gaza è gestita dall´Autorità. La quale è coinvolta negli affari. Rispettiamo le regole della democrazia. Noi non siamo presenti dentro l´Anp». Se dipendesse da voi? «Faremmo una grande pulizia. Ci affideremmo a persone limpide, trasparenti, competenti. Guardi le nostre amministrazioni. Abbiamo sindaci in moltissime città. Gente che non appartiene ad Hamas, ma che condivide con noi i principi religiosi e politici. Noi siamo per il rigore morale». In caso di vittoria, qual è il programma di Hamas? «Intanto, ricostruire l´unità. Salvare i palestinesi che hanno perso tutto. Creare l´assistenza medica, garantire a tutti un´istruzione scolastica, una rete di trasporti. restituire, un futuro, una speranza. Poi ricostruire lo Stato, la casa palestinese: parlamento, governo, le amministrazioni». Cosa accadrà dopo le elezioni? «Chi paventa morte e terrore lo fa perché ha paura del nostro successo. Hamas non attacca la gente, non uccide per puro terrore. Hamas cerca solo di resistere ad un´invasione, vuole restituire una libertà che è stata tolta al nostro popolo. Se perderemo, faremo sentire il nostro peso e vigileremo su quello che verrà fatto. Una sana opposizione. Non si fa così in democrazia?». (d. m.)
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