Sempre prevedibile il quotidiano cattolico. Tanto sono corrette le corrispondenze da Israele di Graziano Motta, tanto sono ostili gli articoli firmati da altri collaboratori. Nell'articolo che riprendiamo si sposano le tesi palestinesi, se le elezioni non si faranno è colpa di israele, il caos di Gaza viene definito di "semi-anarchia",è Israele che impedisce agli arabi di Gerusalemme di votare (mentre la verità è che Israele si oppone alla presenza di Hamas non alle elezioni), nell'insieme un articolo fortemente sbilanciato.
Ecco il testo:
I primi 32 osservatori dell'Unione europea incaricati di vigilare sulle elezioni palestiesi in programma per il 25 gennaio sono arrivati nei Territori trovando un clima di semi-anarchia. Rapimenti, raid, scontri tra miliziani e la polizia stanno mettendo a rischio il voto.
Il caos è tale che il presidente palestinese Abu Mazen, non ha escluso l'ipotesi di un rinvio delle elezioni. Uno slittamento determinato, secondo il presidente, dal boicottaggio della consultazione annunciato da Israele (il premier Ariel Sharon ha detto che se alle legislative palestinesi parteciperà anche il gruppo islamico Hamas, Israele impedirà agli arabi di Gerusalemme Est di recarsi ai seggi). Ma in realtà un rinvio delle elezioni è un'ipotesi da tempo caldeggiata dal direttivo di al-Fatah (il partito cui appartiene Abu Mazen), che continua a perdere terreno nei confronti di Fatah e che avrebbe tutto da guadagnare in un posticipo della consultazione. «Siamo tutti d'accordo che Gerusalemme partecipi alle elezioni - ha comunque detto Abu Mazen -. Diversamente, come concordato con tutte le fazioni, le elezioni non si terranno».
Intanto nella Striscia la tensione resta altissima. Ieri circa 200 agenti di polizia hanno occupato per alcune ore la sede del tribunale a Rafah denunciando l'inazione dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) di fronte ai continui disordini. Sempre a Rafah miliziani armati hanno cercato di rapire due cittadini giapponesi ma alcuni poliziotti sono riusciti a sventare il sequestro. Secondo Hamas, i miliziani che negli ultimi giorni a Gaza hanno rapito cittadini stranieri (compreso l'attivista italiano Alessandro Bernardini) sono incoraggiati «da ambienti legati alla Anp interessati a rinviare le elezioni».
In tutto questo, continuano i raid israeliani: tre palestinesi sono morti in un attacco missilistico contro la loro auto nel campo profughi di Jabaliya, nella Striscia. Poco prima, gli uomini dello Shin Bet (i servizi) avevano fermato Ramzi Salah, un pale stinese residente a Jebaliya, che avrebbe voluto attenttare contro la centrale nucleare israeliana di Dimona. Sharon comunque non sembra determinato a un'escalation. E dedica energie alle questioni interne. I sondaggi continuano a darlo favorito alle elezioni del 28 marzo con il suo partito Kadima, in vantaggio sul Likud di Benjamin Netanyahu. Ma si annunciano altre complicate prospettive. Secondo indiscrezioni del quotidiano israeliano Maariv, infatti, Sharon starebbe lavorando a un piano segreto, sostitutivo della Road map, che dovrebbe portare al ritiro dalla maggior parte delle colonie in Cisgiordania e alla costituzione di uno Stato palestinese. In cambio, Israele si annetterebbe l'8-12% della Cisgiordania e avrebbe riconosciuta dagli Usa la sovranità su Gerusalemme Vecchia. L'ufficio del premier si è rifiutato di commentare. Il ministro palestinese Saeb Errikat ha detto che comunque «gli Stati Uniti e l'Ue non potranno rendersi complici di queste manovre». Da registrare, infine, i dati di un rapporto dello Shin Bet (i servizi segreti israeliani) secondo il quale nel 2005 il numero delle vittime di attentati terroristici è stato il 60% in meno rispetto al 2004.
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