IL MANIFESTO prosegue nella sua strenua volontà di raccontare i fatti adattandoli alla propria ideologia. Vediamo:
Oggi alle 11 si svolgerà una delle riunioni del consiglio dei ministri palestinesi più tesa di questi ultimi mesi. Il premier Abu Ala dovrà affrontare ancora una volta la questione sicurezza a Gaza dove tra sequestri-lampo di cittadini stranieri . L'ultimo, a Capodanno, del pacifista italiano Alessandro Bernardini . continue azioni di protesta della polizia, scorribande di militanti armati e crescita della criminalità organizzata, appare ormai fuori controllo. La distruzione sabato notte del club delle Nazioni unite, sul lungomare di Gaza city, da parte di sconosciuti ha indicato un ulteriore aggravamento della situazione.La riunione convocata stamani prenderà però in esame anche la possibilità di rinviare le elezioni legislative del 25 gennaio.
Non potendo ovviamente negare l'evidenza dei fatti accaduti, Michele Giorgio li interpreta però in chiave anti-Israele. Infatti scrive:
Uno slittamento del voto . conseguenza apparente del caos che regna a Gaza e in Cisgiordania - potrebbe avere conseguenze conseguenze catastrofiche per la stabilità palestinese, in un momento in cui Israele continua i suoi raid su Gaza - ieri sono stati uccisi due membri del Jihad in un.esecuzione mirata nella cosiddetta buffer zone.
Non è Abu Mazen, che teme di perdere le elezioni a favore di Hamas, ma è colpa di Israele che "contiua in suoi Raid su Gaza" e uccide i terroristi, che Giorgio chiama "membri".
Tenuto sotto pressione dai vertici di Al-Fatah, ancora dominati dalla vecchia generazione del partito, il presidente Abu Mazen sta cedendo a coloro che chiedono un rinvio delle elezioni. Il pretesto è l'ostruzionismo di Israele che, nonostante le aperture fatte nei giorni scorsi, continua a negare ai palestinesi di Gerusalemme est (il settore arabo della città occupato nel 1967) la partecipazione al voto del 25 gennaio.
Giorgio non scrive che Israele vuole unicamente impedire la partecipazione di Hamas al voto (magari sotti richiesta dello stesso Abu Mazen), altrochè impedire ai palestinesi di votare !
In una intervista concessa alla tv satellitare araba Al-Jazeera, il presidente ieri ha detto che le elezioni legislative non si svolgeranno se Israele non concederà anche ai palestinesi di Gerusalemme di andare alle urne. «Gerusalemme deve essere inclusa nelle legislative, su questo punto c.è consenso», ha detto Abu Mazen. Per poi aggiungere: «Tutte le organizzazioni politiche sono d.accordo nel rinviare le elezioni se i palestinesi di Gerusalemme non potranno partecipare».
Hamas, caro Giorgio, non i palestinesi !
Il ministro per i negoziati Saeb Erekat nello stesso momento accusava il governo Sharon di «non collaborare »: «Attendiamo ancora una risposta sulla formazione della commissione israelo-palestinese che dovrà seguire la distribuzione delle schede elettorali e garantire la libertà di movimento di elettori e candidati». «Tutti d'accordo», dice Abu Mazen. Ma non sembra proprio così. La reazione di Hamas è stata rabbiosa. Il portavoce del movimento islamico,
Hamas = movimenti islamico, e bravo Giorgio !
Sami Abu Zuhri, ha attaccato durante Al-Fatah. Sul sito internet «Pale- Info», vicino ad Hamas, non ha esitato ad accusare l.Autorità nazionale palestinese di contribuire al caos che regna a Gaza allo scopo di creare le condizioni per un nuovo slittamento della data delle elezioni. Non solo ma ha denunciato i servizi di sicurezza di organizzare i rapimenti di cittadini stranieri con bande di criminali per destabilizzare la situazione e impedire un ulteriore progresso delle formazioni islamiche.
Falso, è stato l'intervento di Abu Mazen a far liberare il pacifista romano allievo della Morgantini. Da come descrive Giorgio la situazione se ne deduce il contrario.
Il pericolo a questo punto è quello di un confronto diretto tra Al-Fatah e Hamas in caso di un rinvio del voto. La guerra civile rimane una ipotesi lontana ma il consenso nazionale palestinese, fondato su principi comuni a tutte le forze politiche, rischia di frantumarsi e a quel punto la situazione potrebbe farsi catastrofica. A favore dello slittamento del voto è schierato invece un noto esponente della società civile di Gaza, Jamal Zakut che ha lanciato accuse ad Hamas. «Quello di cui abbiamo bisogno oggi è serenità e non di andare alle urne . ha detto Zakut votare in questo clima di anarchia significherebbe dare il via libera a nuove violenze. Hamas lo sa benissimo ma si ostina a chiedere le elezioni perché sta guadagnando consensi proprio grazie al caos. Ciò è irresponsabile perché il bene della popolazione viene prima di ogni considerazione politica». Gaza intanto ha vissuto ieri una nuova giornata di tensione. Circa 200 agenti di polizia ha occupato per alcune ore il tribunale e gli uffici della Procura di Rafah per il mancato arresto dei responsabili dell.uccisione di un loro collega a Gaza City in una faida familiare (costata la vita anche ad un 14enne). Sempre ieri, a Rafah uomini armati hanno cercato di sequestrare due cittadini giapponesi ma il rapimento è stato sventato dalla polizia. La popolazione di Gaza è stanca ed associazioni e Ong lanciano continue accuse ai vertici dell .Anp. Il Centro palestinese per i diritti civili al-Mizan, dopo che la sua coordinatrice internazionale, Kate Burton, è stata tenuta per tre giorni in ostaggio a Rafah di un gruppo armato, assieme con i genitori, ha puntato l.indice contro il governo palestinese poiché non punendo i rapitori «non fa che incoraggiare nuovi rapimenti.
Povero Giorgio, un finale così confuso e contradditorio, ci dice quanto sia dura arrampicarsi sugli specchi della disinformazione. Speriamo che fra i lettori del MANIFESTO ce ne sia ancora qualcuno non completamente offuscato dalla propaganda e che riconosca quanto il pastrocchio della cronaca di Giorgio sia rivelatrice della linea del quotidiano comunista. Se proprio non si possono nascondere i fatti cerchiamo almeno di pasticciarli, altrimenti qualcuno potrebbe incominciare a chiedersi se Israele non abbia poi tutti i torti.
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