Corretto, come sempre, l'articolo di Graziano Motta, corrispondente da Israele del quotidiano cattolico.
Ecco il testo:
L’Anp è nel caos: agenti attaccano il valico di Rafah
Frontiere sbarrate per tutta la mattinata. L’azione di protesta contro il ministro degli Interni accusato di mandarli allo sbaraglio Ucciso ragazzo di quattordici anni Liberati i tre britannici in mano ai guerriglieri nella Striscia di Gaza
Di Graziano Motta
Ancora una clamorosa dimostrazione del caos che regna a Gaza e delle estreme difficoltà che l’Autorità palestinese, ovvero l’apparato di potere che fa capo al presidente Abu Mazen, incontra per controllare le sue stesse forze di polizia. Ieri dalle nove del mattino alle tre passate del pomeriggio un centinaio di agenti, che si erano presentati sparando raffiche in aria, hanno preso possesso del valico di Rafah, alla frontiera con l’Egitto, “monitorato” più che presidiato da osservatori militari europei (al comando del generale dei carabinieri Pietro Pistolese). In segno di protesta, questa la spiegazione data, contro il capo degli agenti Ala Husni e contro il ministro degli Interni, Nasser Yussef, accusati di «mandarli allo sbaraglio» (un loro collega era rimasto ucciso in conflitto con un clan di delinquenti che a loro dire fanno il bello e il cattivo tempo) e di essere «incapaci» – loro – «di ristabilire l’ordine». Dinanzi a una situazione «che esulava dal mandato affidato agli osservatori europei, quello di monitorare soltanto operazioni di frontiera e di dogana» – ha poi spiegato il generale Pistolese alla stampa – è stato opportuno raggrupparli «in attesa della fine della manifestazione in una zona sicura» che si è appreso era in territorio israeliano. Dopo le 15, quando erano state «ristabilite le condizioni di sicurezza e di ordine pubblico» (per l’opera di persuasione di varie personalità, ma Ala Hosni aveva fatto circondare la zona) gli osservatori sono tornati a svolgere la loro missione per due ore. A Gaza città tuttavia le frizioni continuavano. Un gruppo di armati sparando contro il commissariato di polizia del quartiere di Shajayah – nel quale da alcuni giorni è detenuto l’esponente di un clan, di cui viene pretesa la scarcerazione – hanno accidentalmente colpito un ragazzo di 14 anni, Fathi Mushtaha, uccidendolo. L’imbarazzo dell’establishment ufficiale palestinese è stato grande per tutto il giorno per il rapimento della giovane volontaria in glese, Kate Burton, e dei suoi genitori recatisi a trovarla a Gaza in occasione del Natale. Il capo della polizia aveva assicurato che si stavano compiendo tutti gli sforzi per identificare gli autori dell’«infame gesto». In serata un susseguirsi di voci e smentite. La liberazione veniva annunciata per certa da fonti giornalistiche britanniche; le trattative sono «nella fase conclusiva», si limitava a dire il negoziatore palestinese Kamal Sharafi. Poi in serata l’annuncio dato per primo da Sky New: «I tre britannici sono stati rilasciati e sono sulla strada per Gaza». La giornata è stata tuttavia ricca di altre novità: la Jihad islamica con una rivendicazione diffusa per megafono per le vie del villaggio di Attil, presso Tulkarem, si è assunta la responsabilità dell’attentato al posto di blocco israeliano compiuto dal kamikaze diciannovenne Souhaib Ajami. La Russia ha smentito le informazioni accreditate dal capo dei servizi segreti militari israeliani, generale Aharon Zeevi, secondo cui i fondamentalisti islamici Hezbollah libanesi dispongono di missili da essa venduti alla Siria. «Abbiamo creato un sistema di export molto sicuro – ha detto un portavoce – e poi siamo impegnati a garantire la sicurezza di Israele». I missili in questione non sono comunque i razzi katiusha sparati dal territorio libanese sulla città israeliana di Kyriat Shmona, impresa rivendicata da al-Qaeda.
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Avvenire. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.
|