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La Stampa Rassegna Stampa
30.12.2005 Attentato a Tulkarem, rivendicazione di al Qaeda dei lanci di razzi dal Libano
due cronache corrette

Testata: La Stampa
Data: 30 dicembre 2005
Pagina: 11
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «Far wet a Gaza, jihad in Cisgiordania, anarchia di Abu Mazen - Kamikaze in taxi fa strage in Cisgiordania - Hezbollah utilizza granate russe vendute alla Siria»

Il Foglio  di venerdì 30 dicembre 2005 pubblica a pagina 5 una sintetica, ma completa cronaca dell'attentato suicida a Tulkarem e della situazione politica e di sicureza in Israele e Anp.

Ecco il testo:

 Gerusalemme. Un attentatore suicida si è fatto esplodere ieri a un posto di blocco, nei pressi della città di Tulkarem, in Cisgiordania. Stava cercando di entrare in territorio israeliano: forse era diretto a Tel Aviv, dicono fonti dell’esercito di Tsahal. Ha ucciso un soldato israeliano e due palestinesi e ferito altre nove persone. Il check point era stato installato da poche ore, a causa dell’alto rischio attentati. Secondo le autorità israeliane, l’attacco sarebbe stato portato a termine da un membro del Jihad islamico, che avrebbe inviato una rivendicazione all’emittente al Arabyia. L’ultimo attentato terroristico aveva colpito la città costiera di Netanyia, il 4 dicembre, uccidendo cinque persone. A ottobre, un terrorista suicida si era fatto detonare ad Hadera. Tutti questi attacchi sono arrivati durante il cosiddetto periodo di “calma”, annunciato a febbraio dai gruppi armati: in realtà, gli attentati e i lanci di razzi Qassam non si sono mai fermati. Gli ultimi luoghi colpiti sono o all’interno o molto vicini alla Cisgiordania. Il problema della sicurezza, che fino a pochi mesi fa riguardava per lo più la Striscia di Gaza – da cui Israele si è ritirato ad agosto – ha ora contagiato tutti i Territori. La violenza incontrollata rischia di complicare la stagione elettorale di entrambe le parti. I palestinesi voteranno per la formazione del Consiglio

 

 

 

legislativo il 25 gennaio. Israele andrà alle urne il 28 marzo: la questione della sicurezza è nell’agenda di tutti i partiti politici. A Gaza, l’anarchia cresce di pari passo con l’avvicinarsi delle elezioni legislative del 25 gennaio. All’interno del piccolo territorio, gli scontri tra le differenti fazioni e tra gli agenti della sicurezza e membri dei gruppi armati dimostrano che la stabilità dell’area dipende da una lotta di potere tutta interna: ieri è arrivato un uomo armato vicino alla casa del presidente dell’Anp, Abu Mazen, e ha cominciato a sparare. Mercoledì, si

 

 

 

sono chiuse le iscrizioni alle elezioni legislative. Il partito al potere, Fatah, ha deciso di candidarsi con una lista unica e non più con due liste separate: vecchia guardia da un parte, nuova guardia dall’altra (la lista del Futuro, con a capo il detenuto e leader dell’Intifada, Marwan Barghouti). Uomini armati delle Brigate dei Martiri di al Aqsa, braccio armato di Fatah, hanno, lo stesso giorno, assaltato uffici elettorali, chiedendo la riapertura delle liste. C’è stato un conflitto a fuoco con le forze di sicurezza dell’Autorità nazionale palestinese. La sicurezza nella Striscia è una delle principali condizioni per la ripresa di negoziati di pace tra le parti. Abu Mazen ha

 

 

 

più volte assicurato, dopo il ritiro, che garantirà la stabilità dell’area. Il rais sembra però essere oggi in gran difficoltà. Tre cittadini britannici sono stati sequestrati mercoledì, nella cittadina di Rafah; razzi Qassam lanciati dalla Striscia continuano a colpire il territorio israeliano. Pochi giorni fa, il primo ministro Ariel Sharon ha ordinato la creazione di una zona cuscinetto – che si estende tra quello che resta dei tre insediamenti israeliani di Elei Sinai, Dugit e Nisanit, nella Striscia – per controllare il lancio dei razzi. L’esercito israeliano sta bombardando l’area, dopo aver avvertito gli abitanti di non avvicinarsi alla zona. Jihad islamico e Hamas hanno fatto sapere che non metteranno fine agli attacchi e, secondo il sito Debka, ci sarebbero stati contatti tra i

 

 

 

gruppi palestinesi e le milizie sciite di Hezbollah, in Libano, per coordinare le azioni. Ieri, sul sito di al Qaida in Iraq, è comparsa la rivendicazione del lancio di razzi Katiushia dal sud del Libano, che hanno colpito due giorni fa alcuni insediamenti israeliani, senza causare vittime. L’aeronautica israeliana ha risposto colpendo alcune postazioni palestinesi lungo il confine. Ieri, il capo dell’intelligence militare dell’esercito, intervistato da Yedioth Ahronoth, ha dichiarato che le armi utilizzate da Hezbollah per colpire Israele sono di fabbricazione russa, vendute alla milizia dalla Siria.

Corretta anche la cronaca di Aldo Baquis pubblicata a pagina 11 della Stampa, che riportiamo: Una strage di notevoli dimensioni è stata sfiorata ieri in Israele quando un kamikaze palestinese è stato intercettato su un taxi in un posto di blocco improvvisato dell'esercito israeliano a Tulkarem (Cisgiordania), a pochi minuti di viaggio dal territorio israeliano.
Dalla prima mattinata i servizi di sicurezza temevano un nuovo attentato palestinese in occasione della ricorrenza ebraica di Hanukka (la festa delle luci), quando i centri commerciali e i luoghi di ritrovo erano particolarmente affollati. Decine di attentati, anche ieri, erano in fase di progettazione. Ma nella prima mattinata è giunta la notizia che un kamikaze, che già indossava un corpetto, era salito su un taxi diretto verso Israele.
Al posto di blocco di Avney Hefetz i soldati israeliani hanno dunque bloccato l'automezzo sospetto. Il kamikaze è sceso a terra e, senza esitare, ha attivato sia il corpetto che un secondo ordigno che aveva con se, in una borsa. Le due deflagrazioni hanno provocato la morte di un ufficiale israeliano e di due palestinesi: l’autista del taxi e un passeggero. Una decina i feriti.
«Se gli ordigni fossero esplosi in un luogo affollato, le vittime avrebbero potuto essere diverse decine», ha detto un ufficiale israeliano.
Fonti militari hanno riferito in seguito che il terrorista era inquadrato in una rete della Jihad islamica attiva nella Cisgiordania settentrionale e che era probabilmente entrato in azione su istruzione del comando di quella organizzazione a Damasco. Ma da parte palestinese, nessuna organizzazione ha rivendicato la paternità dell'attentato. Cosa piuttosto anomala, anche l’identità del kamikaze non è stata divulgata.
Nessuna rivendicazione è giunta ieri per altro da parte dei sequestratori a Gaza di tre cittadini britannici: l’attivista dei diritti civili Kate Burton (25 anni) e i suoi genitori giunti in visita per il Capodanno, Hugh e Win Burton. Tutti i gruppi armati dell’Intifada si sono detti estranei al rapimento, Hamas lo ha criticato senza mezzi termini e l’Autorità nazionale palestinese ha detto che, malgrado gli sforzi, le indagini non hanno registrato finora alcun progresso.
Mercoledì era rimasto senza alcuna rivendicazione anche il lancio dal Libano di diversi razzi Katyusha verso due città israeliane dell’Alta Galilea. Gli sciiti libanesi Hezbollah si erano detti estranei all'attacco e Israele aveva concluso che esso era stato condotto da una milizia palestinese, il «Fronte popolare Comando generale di Ahmed Jibril». Israele aveva anche condotto un raid contro una base di quel gruppo, a Sud di Beirut.
Ma ieri, dall'Iraq, è giunta a sorpresa una rivendicazione dell'attacco alla Galilea, firmata da un gruppo legato ad al Qaeda e in particolare alla rete legata in Iraq ad Abu Mussab Zarqawi. L’attendibilità della rivendicazione era ieri oggetto di esame in Israele.
Secondo Aharon Zeevi Farkash, capo uscente dell'intelligence militare, i tentativi di al Qaeda di avvicinarsi ai confini di Israele (in Giordania, in Egitto, a Gaza, e anche in Libano) sono ben noti. La presenza di elementi di al Qaeda nel Libano meridionale era stata notata da tempo. E mesi fa elementi di al Qaeda avevano sparato dal territorio giordano un razzo contro la città turistica di Eilat, sul mar Rosso.

 

 

 

 

 

Completa l'informazione sul medioriente un trafiletto su una denuncia dei servizi di sicurezza israeliani:

 

 

 

 

I proiettili sparati da Hezbollah in territorio israeliano il mese scorso «sono stati fabbricati in Russia e venduti alla Siria». Lo ha scritto ieri il quotidiano israeliano «Yedioth Ahronoth». «Hezbollah sta usando granate rpg che sono state comprate dalla Siria in Russia» ha detto in un'intervista al giornale il capo dell'intelligence militare israeliana, Aharon Zeevi-Farkash. «Il vero volto della Russia e della Siria è stato rivelato» ha dichiarato Zeevi-Farkash allo Yedioth, «comprano armi con l'impegno a non trasferirle, e poi queste armi vengono usate sfacciatamente contro di noi». Questa accusa nei confronti della Siria si aggiunge a quella lanciata ieri da fonti militari israeliane secondo cui il kamikaze entrato in azione ieri aveva ricevuto gli ordini dalla Jihad islamica che ha sede a Damasco

 

 

 

 

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