Libero di giovedì 29 dicembre 2005 pubblica un articolo di Andrea Morigi sul consenso che il terrorismo di Al Qaeda riscuote tra i palestinesi. Ecco il testo:
Tifa per Al Qaeda il 65 per cento dei palestinesi. A patto però che i terroristi islamici si limitino a colpire gli Stati Uniti e l'Europa. Israele rimane saldamente in cima alla classifica degli obiettivi militari, con il 69 per cento convinto che la violenza sia legittima finché perdura " l'occupazione" e il 60% che afferma la necessità di compiere attentati suicidi per strappare concessioni politiche allo Stato ebraico. Se invece gli attacchi avvengono in territorio iracheno, una quota del 33 per cento si dichiara d'accordo, mentre un residuo benché non trascurabile 14 per cento sostiene l'opportunità di compiere azioni sanguinose anche in Giordania. Così hanno risposto tra il 19 novembre e il 10 dicembre 1.848 abitanti della Cisgiordania e di Gaza ai ricercatori dell'istituto di ricerca norvegese Fafo, che li avevano scelti su un campione di 2.019 persone, selezionato in base al modello fornito dall'ufficio statistico palestinese. L'EREDITÀ DI ARAFAT Alcuni la chiamano l'eredità di Arafat. Quel che il defunto leader dell'Autorità nazionale palestinese ha consegnato al suo popolo, a parte i pochi quattrini che si è riusciti a scovare nei conti all'estero, è divisione, odio, violenza. Tutti contro tutti, si direbbe stando alle notizie di scontri a fuoco tra la polizia palestinese e militanti di Al Fatah. L'ultimo episodio di una lunga serie risale a ieri, quando alcuni uomini armati hanno fatto irruzione all'interno di un ufficio elettorale a Gaza. Terreno fertilissimo per i proclami di Osama Bin Laden, Abu Musab Al Zarqawi e soci, che hanno lanciato una campagna propagandistica in grande stile, infiltrandosi dall'Egitto negli ex Territori occupati, e in particolare a Gaza, nel tentativo di stabilirvi una base operativa da cui far partire operazioni terroristiche. DIVISI ALLE ELEZIONI Fra meno di un mese, il 25 gennaio, le elezioni legislative diranno quale seguito hanno ancora quelli che si considerano gli eredi legittimi di Arafat, cioè Al Fatah e i loro alleati laico- socialisti del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina, oppure se la situazione sia sfuggita loro di mano, come è apparso alle ultime municipali del 16 dicembre scorso a Nablus, Jenin, ed El Bireh, in Cisgiordania, vinte da Hamas. Ma non è ancora detta l'ultima parola. Superate le scissioni, Al Fatah correrà con una lista unica e secondo il sondaggio effettuato dal Fafo godrebbe ancora del 38% dei consensi, contro un 17 di Hamas e una pari percentuale di indecisi. Tutto da giocare, quindi, il futuro del Parlamento palestinese. Anche sul terreno del rapporto con Israele e l'Occidente, condizionando le scelte del presidente dell'Anp Abu Mazen, esponente di Al Fatah. Il successore di Arafat che, secondo il Fafo, conta sul sostegno del 70 per cento della popolazione contro un 58 per cento di soddisfatti della politica del suo governo, non ha mai compiuto una mossa per il disarmo delle Brigate Ezzedin Al- Qassam e delle Brigate dei Martiri di Al- Aqsa , rispettivamente emanazione di Hamas e di Al Fatah. Se la maggioranza della popolazione sta con i gruppi di fuoco - e il 46 per cento non approva l'uso della forza da parte delle forze di sicurezza palestinesi contro chi rompe la tregua con Israele - le autorità che ne sono espressione ne terranno ovviamente conto. Su questi equilibri instabili giocano anche le bande di rapitori che prendono di mira gli stranieri nei Territori palestinesi, seppure senza usar loro violenza e liberandoli entro pochi giorni o addirittura alcune ore. SEQUESTRI A TEMPO Anche ieri tre cittadini britannici sono stati sequestrati nella Striscia di Gaza da un commando appena entrati da Rafah, il punto di frontiera con l'Egitto consegnato dagli israeliani ai palestinesi il 25 novembre scorso e monitorato da una forza europea sotto il comando del generale italiano Pietro Pistolese. Secondo quanto riferito da fonti della sicurezza palestinese, i tre sono stati rapiti nella parte meridionale della Striscia di Gaza. Il 21 dicembre scorso, erano stati sequestrati e rilasciati poche ore dopo due insegnanti, un olandese e un australiano. Secondo la polizia palestinese, a rapire i tre britannici - una donna, Kate Burton, che lavora per il gruppo di difesa dei diritti umani " Al Mizan", e i suoi genitori - sarebbe stato un commando di miliziani legati ad Al Fatah, che si fanno chiamare Pantere nere. I tre ostaggi erano a bordo di un'auto che aveva appena passato il posto di frontiera quando sono stati bloccati dal commando, che li ha caricati su una vettura senza targa, portandoli via. Nei giorni scorsi, il rapimento dei due insegnanti stranieri era stato rivendicato dal Fplp, per richiamare l'attenzione sul caso di Ahmed Sadat, il leader del gruppo detenuto a Gerico sotto la sorveglianza di militari americani e britannici, accusato di aver pianificato l'uccisione, nel 2001, del ministro del Turismo israeliano Rahbam Zeivi. RAID AEREI Intanto, ieri la parte settentrionale della Striscia di Gaza, dove è stata creata una zona di sicurezza per impedire attacchi con razzi Qassam contro gli insediamenti ebraici del Negev, è stata oggetto di un raid dell'Aeronautica israeliana, seguito dall'entrata in vigore, alle 18, della " zona di interdizione", nel contesto della " Operazione Cielo Blu". Gli israeliani hanno sigillato la zona dove si trovavano le colonie ebraiche di Dugit, Eley Sinai e Nissanit, nella parte settentrionale della Striscia. Noncuranti, i miliziani hanno sparato due razzi subito dopo l'ora X, e Israele ha scatenato una pioggia di artiglieria.
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