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Giorgio Israel
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Le luci di Hanukkah perché Israele vuol vivere 28/12/2005
Israele è una delle più grandi potenze economiche e militari del mondo – non cessano di ripetere certi ben noti tromboni – e quindi dire che la sua esistenza è a rischio sarebbe assurdo. Si è incaricato di rispondere a questi tromboni il presidente iraniano Ahmadinejad, dichiarando che proprio l’esistenza di Israele è la questione in gioco. Israele deve sparire dalla faccia della terra, deve essere cancellata dalle carte geografiche, gli ebrei se ne debbono andare, e l’Occidente, che si ostina a voler credere in quella gigantesca invenzione che sarebbe la Shoah, si faccia carico di trovar loro un asilo: in Tirolo, in un land tedesco, in Alaska, o dove diamine meglio crede.
Il guaio è – lo ripetiamo – che il presidente iraniano non parla a vanvera. Sa di trovare orecchie attente nel mondo islamico e arabo, dove molti stati non riconoscono ancora Israele, e parecchi di quelli che l’hanno fatto si fermano al contesto diplomatico senza un vero riconoscimento del diritto all’esistenza; dove il suo appello ha trovato eco immediata in Hamas e nella Fratellanza Musulmana, il cui capo ha ripetuto alla lettera i propositi di Ahmadinejad. Questi sa che le sue parole troveranno pronto ascolto nelle comunità islamiche che vivono in Occidente: in proposito, sarebbe interessante sapere cosa pensi Tariq Ramadan di queste vicende, ma sul sito “oumma” non troverete alcun riferimento che vi possa aiutare, la questione è semplicemente ignorata. Infine, Ahmadinejad sa che troverà ascolto proprio presso quei tromboni di cui si diceva all’inizio, i quali esaltano la potenza d’Israele, per poterne meglio mettere in discussione i diritti.
Non c’è da star tranquilli, tanto è pieno l’Occidente di persone che odiano l’aria che respirano. Ad esempio, l’Istituto dei Middle Eastern Studies della University of California a Los Angeles (UCLA) ha ospitato la conferenza di una docente della Yale University, tal Rola El-Husseini, che ha spiegato che è bene che gli Stati Uniti inizino a finanziare Hezbollah, per trasformarla in un pacifico partito politico. Le premesse secondo la docente sarebbero la vocazione di Hezbollah alle opere caritatevoli e umanitarie. Naturalmente, del fatto che Hezbollah sia un’organizzazione terroristica che non è altro che una longa manus iraniana nella regione, e che ha come scopo principale la distruzione di Israele, la docente si è guardata bene dal far menzione. È un episodio soltanto? Purtroppo no, tante sono le voci nelle istituzioni accademiche, universitarie e culturali statunitense ed europee a ragionare (si fa per dire) in questo modo.
Quindi, il momento è difficile e molte nubi si addensano all’orizzonte. La Hanukkah di quest’anno, con le parole sinistre del presidente iraniano, riporta al senso originario di questa ricorrenza: Ahmadinejad dichiara di voler ripercorrere le orme di Antioco Epifane, magari con l’ausilio di una bomba atomica presto disponibile.
L’iniziativa di accendere per una sera le candele di Hanukkah davanti alle ambasciate iraniane, che avrà luogo in tante città del mondo, ha quindi un senso profondo ed evidente: è un richiamo pacifico, sereno alla leadership iraniana a ripensare i suoi propositi di distruzione. Israele proclama di voler vivere, gli ebrei di tutto il mondo lo riaffermano, è una volontà di vita che non può essere spenta, un diritto che non può essere conculcato.
Dispiace che qualcuno, in questa occasione, abbia avuto l’idea di dissociarsi. Gad Lerner ha accusato l’iniziativa di integralismo e addirittura di barbarie, perché mescola religione e politica. Ma qui chi ha mescolato religione e politica è chi ha detto che “gli ebrei” se ne debbono andare dalla Palestina. Si deve rispondere a questo attacco diretto facendo finta di niente, per pura “correttezza politica”? Per essere coerenti, dovremo allora dire che anche accendere un pezzetto di candela ad Auschwitz – un pezzetto di grasso, come racconta Elie Wiesel – era un mescolare religione e politica, non si sarebbe dovuto fare perché si trattava di un gesto integralista. Lerner dice anche che l’iniziativa è un gesto blasfemo. È curioso. Non ci risulta che Lerner sia un religioso praticante. Che egli accenda le candele di Hanukkah – come ha dichiarato al Corriere della Sera – dimostra un attaccamento sentimentale assolutamente rispettabile e che non può che essere apprezzato. Ma che questo autorizzi anche a discettare cosa sia blasfemo e cosa non lo sia è tutt’altra storia. L’idea di “blasfemia” appartiene ai credenti. I non credenti non si impanchino ad autorità religiose per ragioni di opportunità politica.

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