Le accuse grottesche di Saddam Hussein sembrano credibili ad "Amnesy" International un'organizzazione che, più che difendere i diritti umani, attacca le democrazie
Testata: La Repubblica Data: 22 dicembre 2005 Pagina: 16 Autore: Alberto Mattone Titolo: «Amnesty:»
La vicenda di Abu Ghraib dimostrerebbe che la smentita degli Stati Uniti alle grottesche accuse di Saddam Hussein (essere stato torturato dagli americani) non è credibile. Questo quanto sostiene il presidente della sezione italiana di amnesty international in un'intervista a La Repubblica. A noi sembra che la vicenda, durante la quale un'inchiesta interna del Pentagono ha posto fine agli abusi, dovrebbe dimostrare l'esatto contrario. Non bastasse questo bisogna rilevare alcuni fatti, ignorati dal difensore dei diritti umani, e riportati da Andrea Nicastro nella sua cronaca pubblicata dal Corriere della Sera : 1) è la prima volta, in mesi di detenzione, che Saddam Hussein formula una simile accusa 2)la procura irachena ha dichiarato di aver visitato in cella gli imputati del processo e di non avere mai raccolto lamentele o notato segni di maltrattamento 3)l'inchiesta invocata da amnesty è stata già, annunciata dal procuratore 4) alla richiesta di indicare i responsabili delle supposte torture, Saddam non ha dato risposta. Più in generale, si deve ancora una volta constatare il modo in cui i media affrontano il processo a Saddam: pochissimo spazio all'informazione sulle testimonianze delle vittime e sui terribili crimini dei quali è accusato e grande rilievo, tuttavia con molta approssimazione, al suo istrionismo e alle sue accuse, come pure alle discussioni sulla legittimità del processo e di una (eventuale) sentenza capitale. Che amnesty international, organizzazione nata per difendere i diritti umani, si presti a simili giochi desterebbe stupore, se non si trattasse della medesima organizzazione che ha indicato come maggior minaccia a questi ultimi la guerra al terrorismo lanciata dagli Stati Uniti e dai loro alleati, e che ha impiegato anni prima di inserire il terrorismo suicida antiisraeliano tra le violazioni compiute in Medio Oriente. Per loro non sono le dittature e i terroristi i peggiori nemici dei diritti umani, ma le democrazie che difendono se stesse.
Ecco l'articolo:
ROMA - «Gli Stati Uniti devono avviare subito un´inchiesta indipendente e trasparente per stabilire se veramente Saddam Hussein abbia subito torture. La smentita dell´ambasciata Usa a Bagdad non è sufficiente, come conferma la vicenda delle sevizie di prigionieri iracheni ad Abu Ghraib». Paolo Pobbiati, presidente della sezione italiana di Amnesty International, esprime prudenza sulle dichiarazioni dell´ex Rais, ma chiede che il processo contro Saddam e i suoi fedelissimi si svolga rispettando le garanzie previste dal diritto internazionale.Presidente Pobbiati, Saddam ha detto di essere stato torturato. È credibile?«L´ex dittatore fa accuse gravi e mi auguro che gli americani, che si sono resi colpevoli in passato di episodi di maltrattamenti, facciano una seria e rapida inchiesta per dimostrare che Saddam dichiara il falso. Ma questo episodio non deve far perdere legittimità al processo, dove l´ex rais deve rispondere del massacro di Duajili». Saddam sostiene di avere sul corpo i segni delle sevizie.«Non so se sono vere le sue accuse, ma non riesco a fidarmi nemmeno delle smentite dell´ambasciata americana. I soldati Usa dissero anche che ad Abu Ghraib non era successo niente, ma era vero il contrario. Serve un´indagine trasparente. Se ci sono marines colpevoli vanno puniti». Voi di Amnesty avete a Bagdad degli osservatori che seguono il processo contro Saddam. Si sta svolgendo in modo regolare?«È presto per dirlo. Noi crediamo che i parenti delle vittime del regime debbano avere giustizia, ma proprio per questo è importante anche garantire i diritti della difesa. Gli avvocati di Saddam vanno protetti, ne sono già stati uccisi due. Questo processo è importante per l´Iraq, sarà di esempio per ogni procedimento futuro. Per questo non deve diventare un regolamento di conti». L´ex dittatore rischia la pena capitale.«Ci sono molte pressioni per far pronunciare ai giudici una sentenza di morte. Noi siamo contro il boia e in questo caso abbiano una ragione in più per opporci: se Saddam viene ucciso, non potranno più svolgersi i processi per gli altri massacri. E coloro che chiedono giustizia non potranno ottenerla».
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