La Repubblica di giovedì 22 dicembre 2005 pubblica a pagina 25 una cronaca di Alberto Stabile sulle elezioni palestinesi, che Israele vuole ostacolare a Gerusalemme, per via della partecipazione di Hamas, e al Fatah vuole cogliere l'occasione per bloccare, per paura di perderle.
Ecco il testo.
GERUSALEMME - Se come sembra certo Hamas parteciperà alle elezioni palestinesi del 25 gennaio, Israele impedirà alla popolazione araba di Gerusalemme est, 220mila persone, di votare. Il divieto, annunciato al capo degli osservatori europei, Veronique de Keyser, ha suscitato una risposta formalmente indignata da parte dell´autorità palestinese, ma nella sostanza ambigua. «Se gli israeliani insistono nel non permetterci di condurre le elezioni a Gerusalemme est, allora non ci saranno del tutto elezioni», ha detto il ministro dell´Informazione, Nabil Shaat.
L´ambiguità consiste nel fatto che la decisione israeliana di bandire il voto agli elettori di Gerusalemme est, impedendo loro pesino di votare per posta negli uffici postali di Salah Din street, potrebbe offrire al presidente dell´Autorità palestinese Abu Mazen il pretesto per rinviare le elezioni ed evitare quella che potrebbe essere la disfatta di al Fatah ad opera degli integralisti di Hamas.
Le elezioni per il rinnovo del Consiglio legislativo, il parlamento palestinese, sono già state rinviate una volta, a luglio, con la scusa che erano troppo vicine al ritiro israeliano da Gaza. Dopo il ritiro, tuttavia, anzichè al rafforzamento della leadership di Abu Mazen, si è assistito allo sbriciolamento dell´Autorità palestinese e, parallelamente, alla crescita travolgente di Hamas ai danni di Al Fatah, il movimento fondato da Arafat, che ha finora esercitato il potere in regime di quasi monopolio.
Nelle ultimi giorni, poi, sono successi due fatti che hanno ulteriormente rilanciato le «voci» di un´ennesima dilazione. I due fatti sono stati: la spaccatura verticale e generazionale nel gruppo dirigente palestinese che, per la prima volta nella sua storia ha partorito due liste concorrenti nell´ambito dello stesso movimento di Al Fatah, e il trionfo di Hamas nelle grandi città della Cisgiordania, Nablus, Jenin, Tulkarem, che deve essere risuonato, alle orecchie dei capi di al Fatah, come un avvertimento finale.
Per tentare di evitare la catastrofe annunciata dalle elezioni amministrative, Abu Mazen deve per lo meno ricucire lo strappo all´interno del suo partito e cercare di mobilitare gli attivisti contro Hamas. Ma per far questo ci vuole tempo e alle elezioni manca soltanto un mese. Ed ecco che arriva il bando israeliano. «Non c´è alcuna ragione per cui noi dovremmo aiutare un´organizzazione terrorista a vincere le elezioni. Sarebbe come permettere a un cavallo di Troia di entrare nella nostra città», ha detto uno dei portavoce di Sharon.
Va tuttavia rilevato che il divieto colpisce l´intera popolazione palestinese di Gerusalemme est e non soltanto quelli che andrebbero a votare per Hamas.
Stabile dovrebbe indicare un modo per vietare la partecipazione alle elezioni dei soli elettori di Hamas. Una possibilità che ovviamnte non esiste. Inoltre, la legittimità del provvedimento sta nel fatto che Gerusalemme è territorio israeliano, adifferenza di Cisgiordania e Gaza. Invece, se Israele avesse trovato il modo di non far votare i sostenitori di Hamas, sarebbe sicuramente stata accusata di ingerenza nei processi "democratici" palestinesi.
In secondo luogo Israele non ha mai permesso che la popolazione araba di Gerusalemme esercitasse in modo pieno il suo diritto di voto. Per due volte, nel 96 e nel gennaio scorso, in occasione delle presidenziali, soltanto a qualche migliaio di palestinesi di Gerusalemme è stato consentito di recarsi alle poste di Salah Din per spedire la loro scheda.
Recarsi alla poste per votare era consentito ai cittadini dell'Anp residenti a Gerusalemme, che l'abbiano fatto in poche migliaia non dipende da Israele. Che si è limitata a proibire che a Gerusalemme, sua capitale, venissero installati seggi dell'embrione del futuro stato palestinese, fatto che ne avrebbe simbolicamente intaccato lo status.
Oggi, neanche più questo. Al massimo, gli elettori arabi potranno votare nelle borgate fuori città. Naturalmente, in quelle che ricadono di là dal muro.
Stabile non può ovviamente perdere l'occasione di ricordare l'esistenza del "muro dell'apartheid" (barriera di sicurezza). Senza ovviamente dir nulla sui veri motivi che hanno portato alla sua costruzione. (a cura della redazione di informazione Corretta)
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