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Il Foglio Rassegna Stampa
21.12.2005 Shinui,il partito di centro rivale di Kadima, ma vicino a Sharon
intervista al leader Tommy Lapid

Testata: Il Foglio
Data: 21 dicembre 2005
Pagina: 3
Autore: la redazione
Titolo: «Shinui si preoccupa per Sharon ma non l'appoggia (per ora)»

Il Foglio  di mercoledì 21 dicembre 2005 pubblica un articolo sulla collocazione del partito Shinui nel panorama politico israeliano. Ecco il testo:

Gerusalemme. “Che cosa succederà se

 

qualcosa succede a Sharon?”. Tommy Lapid,

 

leader del partito laico israeliano Shinui,

 

ama i giochi di parole e le provocazioni. Si è

 

tranquillizzato sullo stato di salute del premier,

 

Ariel Sharon, quando l’ha visto uscire

 

ieri in buona forma dall’ospedale dopo due

 

giorni di ricovero – per un lieve ictus – ma

 

continua a essere preoccupato del futuro della

 

politica d’Israele, sempre più legata a un

 

unico uomo. “Kadima è ancora un partito

 

senza un programma politico, economico e

 

sociale – dice al Foglio – Spero che Sharon viva

 

ancora per tanti anni, ma molti stanno andando

 

con Kadima senza sapere che cosa

 

farà”. Neppure con l’Anp – anche se il processo

 

di pace è stato indicato dallo stesso

 

Sharon come la priorità assoluta del suo progetto

 

– c’è chiarezza, secondo Lapid: “Vuole

 

negoziare, vuole fare altre concessioni territoriali?

 

Non è chiaro che cosa vuole Sharon”,

 

insiste con tono provocatorio.

 

Prima di entrare in politica, nel 1999, quando

 

ha aderito al partito laico Shinui, Yosef

 

(Tommy) Lapid ha fatto lo scrittore, il giornalista

 

e il commentatore televisivo. Nato in Ungheria

 

nel 1931, si è trasferito in Israele nel

 

1948. Noto in Israele come una star dei media

 

per il suo spirito salace e i suoi duri commenti

 

(una volta, sulla tv nazionale, ha dichiarato

 

che bisognerebbe sparare a tutti gli

 

ebrei ultraortodossi), la sua adesione al partito

 

Shinui (cambiamento) ha aumentato la

 

popolarità del partito. Grazie alla sue politiche

 

capitalistico-liberali, nonché alla sua insistenza

 

per una netta separazione fra Stato

 

e religione, il Shinui nel 2003 ha conquistato

 

15 dei 120 seggi del Parlamento israeliano

 

(Knesset), diventando il terzo partito del paese,

 

dopo il Likud e il partito laburista. Lapid

 

è stato ministro della Giustizia nel governo

 

Sharon fino al dicembre 2004, quando ha dato

 

le dimissioni per protestare contro il rinnovo

 

governativo degli aiuti finanziari alle

 

istituzioni religiose ebraiche. Ama e conosce

 

la politica del suo paese, e ne ha una per tut-

 

che cosa combatte questo partito? E’ privo di

 

istituzioni e di programmi, e nessuno sa quali

 

siano le intenzioni di Sharon sulla questione

 

della pace con i palestinesi, vale a dire

 

sulla questione fondamentale della vita politica

 

israeliana. Coloro che hanno aderito a

 

Kadima si stanno semplicemente raccogliendo

 

attorno alla popolarità di Sharon, senza

 

avere la minima idea di quale sarà l’esito finale”.

 

Shinui sostiene ormai da parecchi anni

 

un programma centrista: per questo la

 

creazione del nuovo partito di Sharon rappresenta

 

una grave minaccia per il partito di

 

Lapid. Alcuni commentatori hanno iniziato a

 

cantare la sua orazione funebre e prevedono

 

che molti elettori di centro, sui quali Shinui

 

ha sempre contato, ora voteranno per Kadima.

 

Lapid riconosce questa minaccia: “Questo

 

nuovo partito danneggia il mio partito

 

perché Sharon si è spostato proprio verso il

 

centro, già occupato da Shinui, e ci sottrarrà

 

voti”. Potrebbe allearsi con Sharon, ma Lapid

 

non vuole sbilanciarsi e, provocato, risponde

 

evasivo: “C’è un elemento che separa Shinui

 

da Kadima: il nostro impegno a combattere le

 

influenze clericali che stanno penetrando

 

nella politica israeliana. E’ una cosa di cui

 

Sharon non si preoccupa”. Un altro membro

 

di Shinui, Eliezer (Mody) Sandberg, ha dichiarato

 

che il partito “si unirà a qualsiasi

 

primo ministro che promuoverà il processo

 

di pace e il benessere economico del paese”,

 

e poi ha aggiunto: “Se Sharon vince le elezioni

 

del prossimo marzo avrà bisogno di un

 

partner. Sono convinto che i suoi sostenitori

 

preferirebbero avere come partner Shinui

 

piuttosto che i laburisti o i partiti religiosi”.

 

Per quanto riguarda la separazione di religione

 

e politica, Shinui e i suoi membri sono

 

stati accusati di essere “ebrei che odiano

 

se stessi” impegnati “nel tentativo di scardinare

 

lo Stato ebraico”. Lapid ribatte: “Gli ultraortodossi

 

si considerano gli autentici rappresentanti

 

del giudaismo e quindi chiunque

 

si opponga a loro è bollato come un antisemita.

 

Io sono un sopravvissuto all’Olocausto e

 

il fatto che mi definiscano un antisemita è pura

 

idiozia. E’ insopportabile che Israele sia il

 

solo paese del mondo occidentale dove non

 

si possa fare un matrimonio civile. Persino

 

l’Italia, con la sua forte tradizione cattolica,

 

accetta il matrimonio civile”.

 

Shinui riceve costanti elogi per essere un

 

“partito pulito” che combatte per l’etica e

 

l’onestà in politica. Lapid ricorda un recente

 

sondaggio che lo ha definito il politico

 

meno corrotto del paese e spiega perché:

 

“Shinui ha dato grande importanza alla lotta

 

contro la corruzione. Come ministro della

 

Giustizia ho guidato questa battaglia”. Lapid

 

considera il processo di pace e l’economia

 

le due questioni più importanti da risolvere.

 

“Primo, dobbiamo promuovere il processo

 

di pace con i palestinesi e proseguire la

 

road map con il ritiro da quasi tutti i territori

 

occupati e la creazione di uno Stato per

 

loro. I palestinesi, in cambio, devono far cessare

 

il terrorismo. Secondo, dobbiamo continuare

 

le riforme economiche per cambiare

 

le dinamiche dell’economia israeliana e,

 

allo stesso tempo, affrontare il problema

 

della disoccupazione”. Quanto alla partecipazione

 

di Hamas alle elezioni palestinesi,

 

Lapid sottolinea: “Anche se disprezzo Hamas,

 

non so come potremmo chiedere ad

 

Abu Mazen di indire elezioni libere e democratiche

 

e allo stesso tempo dirgli chi

 

può e chi non può parteciparvi”. Fa una

 

pausa e conclude: “Non si può impedire

 

completamente il terrorismo. Senza dubbio,

 

la vita in Israele è ora molto più pacifica di

 

quanto sia stata negli ultimi anni. Lo è persino

 

di più che in certi paesi europei”.

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