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Il Foglio Rassegna Stampa
20.12.2005 Giorgio Bocca finora non ne ha azzeccata una, ma non si arrende
ritratto di un giornalista che tiene le opinioni decisamente separate dai fatti

Testata: Il Foglio
Data: 20 dicembre 2005
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: «Tu vo' fa' o talebano»

Il Foglio di martedì 20 dicembre 2005 pubblica  in prima pagina e pagina 2 l'articolo "Tu vo' fa' o talebano", sulle opinioni, del tutto indipendenti dai fatti,  di Giorgio Bocca sulla situazione di Afghanistan e Iraq.

 

 

Ecco il testo:

 

 

Milano. Giorgio Bocca, sull’Espresso del 20 settembre 2004, ha scritto: "Finora l’occidente che sta con Bush le ha sbagliate tutte. E’ andato a occupare, irragionevolmente, i due più ostici Stati islamici della terra. l’Iraq e l’Afghanistan con risultati pessimi: nell’Afghanistan la ribellione controlla la società civile e ha riaffidato censure e poteri ai talebani superstiti, cioè la maggioranza. Un capo del governo fantoccio di nome Karzai esibisce bellissimi abiti tradizionali, ma non si azzarda a uscire da Kabul… In Iraq è ancora peggio". Bocca ha espresso opinioni simili in molte altre occasioni e, va da sé, in modo sempre legittimo anche adesso che sono state smentite dai fatti. I lettori però meriterebbero una rilettura di quelle affermazioni, magari nuove analisi e ulteriori riflessioni su giudizi dimostratisi avventati. Non un’abiura né un’autocritica e neanche un sostegno a posteriori a una guerra comunque giudicata sbagliata, semplicemente un tipo di giornalismo che non si basi su opinioni separate dalla realtà. Ieri, per esempio, si è riunito il primo Parlamento eletto dell’Afghanistan dal 1969, espressione delle elezioni del 18 settembre 2005. Grazie all’intervento americano, gli afghani si sono incamminati sulla strada della democrazia, dopo anni di barbarie e di guerre civili. A Kabul c’è una Costituzione democratica e un presidente eletto un mese dopo la bizzarra previsione di Bocca, tutt’altro che un "fantoccio". Secondo Bocca, Karzai "non si azzarda a uscire da Kabul" ma, un mese dopo l’azzardo bocchiano, Karzai è stato eletto col 55 per cento dei voti in tutto il paese. Per Bocca "l’irragionevole" intervento in Afghanistan ha provocato "risultati pessimi". Eppure i risultati, un anno dopo le parole di Bocca si sono rivelati ottimi a meno che non si rimpianga il medioevo talebano o si curino le relazioni pubbliche degli studenti coranici. Ora in Afghanistan c’è una Costituzione moderna e democratica, un Parlamento eletto dal popolo e formato per un terzo da donne. I talebani – che secondo Bocca sarebbero la maggioranza e dominerebbero la società civile afghana – hanno invece fallito ogni tentativo di bloccare la storica transizione democratica, avvenuta anche sui dorsi degli asini inerpicati sulle montagne afghane con i loro fardelli di schede elettorali Anzi, molti talebani, dopo aver boicottato come potevano il processo di democratizzazione, non soltanto l’hanno accettato, ma si sono addirittura candidati alle elezioni parlamentari: i più famosi, come il capo della polizia religiosa, Mulawi Qalamudin, e il ministro degli Esteri, Mulawi Wakil Ahmad Motawakel, non hanno ottenuto i voti necessari a essere eletti. Altri invece sono entrati in Parlamento. In Iraq, per Bocca, è "ancora peggio". Eppure, nonostante lo scetticismo e il pessimismo del giornalista e scrittore – e di molti suoi colleghi – l’Iraq ha votato il 30 gennaio per eleggere l’Assemblea nazionale col compito di scrivere la Costituzione e nominare un governo provvisorio. Otto milioni di iracheni – il 60 per cento degli elettori del paese – si sono recati alle urne, nel primo voto democratico della storia del mondo arabo. Presi alla sprovvista da un evento epocale che non avevano previsto, Bocca & Co. hanno fatto spallucce e poi hanno cominciato a sottolineare la mancata partecipazione dei sunniti alla consultazione. Ma i sunniti stessi hanno infine riconosciuto di aver commesso un errore imperdonabile. Da Bocca e colleghi, invece, non è giunta una parola sulle analisi e le previsioni sbagliate. Il fronte successivo è stato quello della Costituzione. In un primo momento i bocchiani hanno sostenuto l’impossibilità di un accordo tra le varie etnie. Le negoziazioni sono andate avanti per tanto tempo, con più di un ritardo. Poi l’accordo è stato raggiunto. E allora è subentrato un altro pericolo, quello dell’islam. Quando anche questo è stato risolto, si è passati agli scenari da guerra civile, grondanti fallimenti politici a tutto tondo. Nel frattempo i sunniti hanno cominciato a partecipare alla vita democratica del nuovo Iraq, hanno formato liste politiche, senza che Bocca & Co prendessero atto di averle sparate grosse. Non solo. I sunniti hanno votato in massa al referendum sulla Costituzione dell’ottobre scorso, tredici mesi dopo la previsione funerea di Bocca. La settimana scorsa, gli iracheni hanno votato per il primo Parlamento eletto del mondo arabo. I sunniti hanno protetto i seggi dai terrosti di al Qaida, hanno messo tavolini davanti ai seggi per invitare le persone a votare, nelle roccaforti dei guerriglieri gli elettori hanno persino protestato perché non c’erano schede elettorali per tutti, tutti si aggiravano fieri con il loro dito alzato color porpora. Nemmeno un cenno da Bocca & Co.

 

 

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