I razzi kassam diventano "risposte" alla "repressione" in un articolo sull'esultanza dei palestinesi per il ricovero di Sharon
Testata: La Repubblica Data: 19 dicembre 2005 Pagina: 11 Autore: Alberto Stabile Titolo: «A Gaza festa e dolci per strada»
L'articolo di Alberto Stabile, corrispondente di REPUBBLICA da Israele, sull'esultanza dei palestinesi di Gaza e dei membri del partito israeliano di estrema destra, fuorilegge, Kach, alla notizia del malore di Sharon, si segnala, oltre che per l'identificazione dell'appartenenza a un movimento politico con quella a una corrente religiosa ("ebrei ultraortodossi" sono deifinti i seguaci del defunto rabbino Meir Kahane) e per l'equiparazione dell'esultanza di folle palestinesi e di un drappello minoritario di attivisti israeliani, per un passaggio assolutamente scorretto nel quale i lanci di razzi kassam sono definiti "risposte" allla "repressione" israeliana. E' il contrario esatto della realtà: sono le azioni militari israeliane ad essere risposte alle diverse aggressioni del terrorismo, dal lancio di razzi agli attentati suicidi.
Ecco il testo: GERUSALEMME - Come nel pieno dell´attività così nella malattia, i nemici di Ariel Sharon non hanno perso l´occasione per manifestare la loro avversione al primo ministro. Se a Gaza alcuni estremisti palestinesi hanno sparato raffiche di giubilo nell´apprendere del ricovero del premier, in alcune sinagoghe dei Territori s´è pregato perché Sharon mai e poi mai riacquisti la salute. In mezzo a queste reazioni fra loro speculare, c´è la storia personale di Sharon, il generale che ha speso la maggior parte della sua carriera a combattere la rivolta palestinese e il politico che ha impegnato l´ultimo tratto della sua vita alla ricerca di un compromesso accettabile da tutto il popolo israeliano. A raccontare ciò che è successo nella Striscia di Gaza è stato il sito di Yedioth Aaronoth, il più diffuso giornale israeliano. Raffiche di mitra e grida «A morte Sharon», da alcuni militanti affiliati a gruppi intransigenti. Qui, come in certi circoli ultraconservatori ebraici, anche un incidente di salute fa parte del disegno di un dio tirato a forza dalla propria parte. «Dio ha ascoltato le nostre preghiere e non ci ha delusi», ha dichiarato un portavoce dei Comitati di Resistenza popolare armato che ha subito recentemente foti perdite dall´aviazione israeliana. Tre mesi dopo il ritiro, infatti, la striscia è tornata incandescente. Nel mirino dell´aviazione e dell´artiglieria israeliane le postazioni di missili Kassam che piovono sulle città israeliane in risposta alle azioni repressive intraprese dallo Stato ebraico dopo ogni attacco terroristico. E così via, in una spirale senza fine. L´ultimo razzo è caduto, ieri, nella zona industriale di Ashkelon, mentre a Gaza un bambini di pochi mesi è stato ferito ad un occhio. Anche la resistenza armata, secondo i miliziani più oltranzisti, può aver, come dire, agevolato la volontà di Dio. «Sharon è stato colpito dallo stress causato dai nostri Kassam», ha infatti teorizzato l´uomo dei Comitati popolari. Opinione che Hamas sembra condividere, se è vero il movimento integralista ha manifestato la sua «soddisfazione» per l´incidente di salute capitato a Sharon. Il quale, nelle settimane calde del ritiro da Gaza s´è dovuto guardare, non soltanto dagli estremisti palestinesi ma anche, se non soprattutto, dagli ultranazionalisti di casa che lo hanno additato come un pericolo pubblico e continuano nelle loro invettive. Itamar Ben Gvir, uno dei leader del movimento razzista Kach, era tra i più fermi oppositori del ritiro. Oggi anche lui vede nell´ictus un segno della Provvidenza. «Ci siamo ritrovati nelle sinagoghe a recitare salmi perché Sharon non possa tornare al potere», ha raccontato Ben Gvir. Tradotto: che Sharon non possa mai più guarire. «E´ lui il responsabile delle sofferenze inflitte a migliaia di israeliani» Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla redazione de La Repubblica. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.