L'ignoranza alla base dell'antisemitismo, in Europa come in Iran intervista ad Abraham Foxman
Testata: Libero Data: 18 dicembre 2005 Pagina: 11 Autore: la redazione Titolo: «Israele sopporti l'Iran. Ignorante come l'Europa»
LIBERO di domenica 18 dicembre 2005 pubblica un'intervista al presidente dell'Anti Defamation Lague, Abraham Foxman, che riportiamo: Non tutti conoscono Abraham H. Foxman. Il direttore nazionale della Lega Anti Diffamazione è nato in Polonia nel 1940, superstite dell'Olocausto, negli scorsi giorni è stato a Roma per una serie di incontri istituzionali, ma non solo. Non ha voluto mancare, infatti, alla presentazione del libro " I giusti in tempi ingiusti", del caro amico Giancarlo Elia Valori. Proprio in quell'occasione lo abbiamo incontrato in un centralissimo albergo romano. Hanno destato giustamente scalpore, ma anche scandalo, le parole usate in queste ultime settimane dal presidente iraniano Ahmadinejad, il quale ha definito Israele " un tumore da trasferire in Europa o negli Stati Uniti", negando inoltre l'esistenza dell'Olocausto... « Ovviamente Ahmadinejad è una persona che non ragiona, che ignora, o vuole ignorare, la storia. Si lascia andare all'ignoranza al pregiudizio al bigottismo » . Avete pensato mai di invitarlo a visitare il museo dell'Olocausto in Israele? « Ma, un uomo capace di fare affermazioni del genere, magari direbbe pure, visitando il museo, che è un'invenzione, una creazione degli ebrei, dei sionisti. Sono convinto, invece, che questi musei debbano essere costruiti, perché è importante educare le nuove generazioni » . Lei è sopravvissuto all'Olocausto. Un testimone del buco nero della storia del novecento. Oggi che cosa le rimane di quella tragica esperienza? « Beh, l'olocausto mi ha dato l'opportunità di conoscere in prima persona il bene ed il male. Mi spiego meglio, in quei terribili periodi bui, una donna cattolica ha rischiato la vita per salvarmi. Mi ha battezzato, mi ha dato un nuovo nome, una nuova esistenza. Questo è il bene che ho conosciuto. Ovviamente, non posso dimenticare neppure il male che ho dovuto subire, la tragedia che ha vissuto il mio popolo » . Chi ha vissuto un dramma del genere sulla propria pelle porta dei segni indelebili. Col tempo, però possono trasformarsi in un insegnamento per le future generazioni... « Vede, chi sopravvive ad una tragedia del genere si chiederà per tutta la vita: perché proprio io? Perché doveva capitare proprio a me? Vero, mi sento fortunato, perché sono sopravvissuto. Ma so che la mia vita ha un obiettivo: testimoniare in maniera concreta il trionfo del bene sul male. Sento il dovere di far conoscere la tragedia del mio popolo, il male che ha annientato così tante vite di bambini, donne e uomini ebrei. La mia storia, però, non è l'unica. Ce ne sono centinaia, anche qui in Italia, che meriterebbero di essere raccontate » . Ricordiamo tutti i dati del sondaggio effettuato qualche mese fa dall'eurobarometro, da cui emergeva che l'opinione pubblica europea percepiva l'azione di Israele e degli Stati Uniti come le più pericolose minacce per la pace mondiale. Perché, secondo lei, gli europei si sono espressi in questo modo? « Per ignoranza! » . Solo per ignoranza? « No, certo, anche per pregiudizio. Gli europei hanno sempre avuto una politica molto filo- araba, filo- palestinese e per questo hanno sempre visto Israele come una nazione militarista, fascista. Quasi alla stregua del nazismo. Questo modo di pensare ha generato la convinzione errata che Israele rappresenti una minaccia per la sicurezza globale. Non l'Iran, non l'Irak, non la Cina o il terrorismo. Soltanto Israele » . Ma, sinceramente, ritiene che ci siano stati degli errori, da parte di Israele e degli Stati Uniti, tali da indurre il mondo a temere le azioni politiche di questi due Paesi? « Si può benissimo non essere d'accordo con quelle che sono le politiche degli Stati democratici. In realtà il vero problema, però, è che, quando si supera una determinata linea, un determinato limite, e si accusa Israele di essere una minaccia per la pace, di non avere il diritto di esistere, allora questo non può essere accettato » . Masi può criticare Israele senza essere tacciati di antisemitismo? « Certo, senza dubbio è possibile. Si può criticare Israele, come si può criticare qualsiasi altro Stato democratico. Ognuno di noi è libero di esprimere la propria opinione. La libertà di ognuno di noi, però, non deve ledere l'immagine ed i diritti di un intero popolo » . Ma, invece, si può criticare il sionismo e non essere antisemiti? « Beh, a questa domanda io risponderei di no. Perché chiaramente le persone possono anche non amare in modo particolare le politiche nazionalistiche, però lo stesso tipo di trattamento dovrebbe essere riservato non solo ad Israele, ma anche agli altri Paesi che difendono la loro identità, tradizioni e cultura » . La presa di posizione del premier Sharon di disimpegno dalla Striscia di Gaza ha sicuramente giovato a Israele dal punto di vista dell'immagine internazionale. Non è stato invece così sul fronte interno dove abbiamo visto l'atteggiamento degli ultraortodossi... « Ovviamente Israele ha dimostrato il suo impegno, per così dire, scusate il gioco di parole, su quella che è la politica di " disimpegno". I militari e le forze di polizia hanno combattuto per una posizione che era stata presa da un governo democratico, ed eletto dai cittadini. Gli stessi soldati e le stesse forze di L' EMIGRANTE Abraham H. Foxman visto da Vasinca di ANNA LA ROSA polizia hanno pianto con i coloni; però li hanno costretti ad andar via, in nome della pace e della democrazia » . La pace interna non è sempre la base su cui costruire una pace duratura - in questo caso - anche con i palestinesi? « Sì, certo. C'è, però una differenza sostanziale: i palestinesi, a parole, parlano di stato di diritto; parlano della possibilità di una riconciliazione. Abu Mazen, però, sembra non avere il controllo su questa situazione. Purtroppo sembra non avere l'autorevolezza che deve necessariamente avere un leader. Un capo deve essere riconosciuto tale da tutto il suo popolo, non solo da alcune fazioni. Noi, però, siamo disponibili al dialogo. Nel momento in cui ci sarà la possibilità di avere una posizione più equilibrata, ci sarà anche la possibilità di una riconciliazione fra questi due popoli. Ne sono sicuro » . Si dice che lei sia un uomo potentissimo, direttore di una lega altrettanto potente. ( Qui Foxman sorride più volte) « Innanzitutto bisognerebbe vedere come si misura il potere. Certo, io ho avuto la fortuna di poter lottare contro i peggiori pregiudizi. E si sa, i pregiudizi possono diventare mura invalicabili. Beh, io sono riuscito ad andare oltre queste mura; sono stato capace di lottare per farmi conoscere. Ho combattuto per tutta la vita contro ogni tipo di pregiudizio » . Sono rimasta colpita dalla sua semplicità... « Mah, credo che il valore più importante non sia la semplicità ma la credibilità. Quando si diventa credibili si può anche esprimere una posizione impopolare. La vita è fatta di decisioni da prendere, e queste decisioni possono non sempre essere comprese da tutti. Talvolta bisogna essere coraggiosi. Ma quel coraggio è possibile solo se si è considerati credibili » . Possono convivere potere e semplicità? « Vede, la mia semplicità deriva dal fatto che la cosa peggiore che possa capitare ad una persona è non riuscire ad ammettere di aver commesso un errore. Non riuscire a dire: " mi dispiace". Ecco, dunque, che ritorna l'importanza della credibilità, che dà la possibilità di poter riconoscere i propri errori e di poter apprendere dal passato gli errori degli altri, per non ripeterli » . Ho dato un'occhiata al vostro sito Internet... « Attraverso il sito si comprende esattamente quello che è il nostro compito » . Lei ha conosciuto Giovanni Paolo II. Qual è il suo personale ricordo? « È stato veramente molto importante incontrare Giovanni Paolo II. Ho avuto modo di parlargli in più occasioni. Ho un ricordo vivissimo di lui. Il suo sguardo, le sue parole, sono per me un ricordo indelebile » . È vero che aveva una memoria infallibile? « Sì. Pensi che la prima volta che lo incontrai, gli chiesi di benedire la donna che mi aveva salvato la vita. Il papa rimase commosso, toccato dal mio racconto. L'ho rivisto esattamente un anno fa e ancora una volta gli rinnovai la mia richiesta: " Santità potrebbe benedire la donna che mi ha salvato?" E lui rispose " Ancora! ma non lo avevo già fatto venticinque anni fa!". Poi mi guardò ed aggiunse: " Ma perché no? Possiamo ribenedirla..." » . Bisogna dire che papa Wojtyla ha avuto un ruolo essenziale nei rapporti tra ebrei e cristiani... « È stato un pontefice che ha cambiato le relazioni esistenti da duemila anni a questa parte. Ricordo la visita alla sinagoga di Roma. In quell'occasione disse che l'ebraismo è pieno di vita, di energia e da questo deduciamo che il cristianesimo, secondo lui, non aveva affatto sopraffatto l'ebraismo e l'ebraismo continuava ad avere una sua vitalità. Oggi questo passaggio è molto importante perché permette di far giungere a tutti un messaggio essenziale, e cioè che Israele deve avere il suo stato e deve avere la sua sovranità. E ne ha tutti i diritti! » . E Benedetto XVI continuerà il percorso intrapreso da Giovanni Paolo II? « Sì, anche il nuovo pontefice sta proseguendo su quella strada. A Colonia, durante la giornata mondiale della gioventù, la scorsa estate, Benedetto XVI è andato nella sinagoga ad incontrare gli ebrei. E questo, ovviamente, è un segno. Un segno di vera continuità » . Oggi qual è il rapporto tra Italia ed Israele? « È stato ed è molto importante per noi il rapporto con l'Italia. Soprattutto perché il Presidente del Consiglio Berlusconi più volte ha affermato pubblicamente, anche in sede europea, il suo rispetto per Israele e per gli Stati Uniti » . Anche il ministro degli Esteri Fini ha avuto un ruolo di primo piano... « Certamente. Grazie a lui l'Europa ha cambiato il suo atteggiamento nei confronti di Israele. Possiamo dire che l'Italia ha storicamente contribuito all'evoluzione dei rapporti tra Stato ebraico e Vecchio Continente » . Durante questo suo soggiorno romano ha incontrato sia fini che Berlusconi. Con il premier lei ha un rapporto d'amicizia. Nel 2003 lo ha insignito anche del premio " statista dell'anno"... « Berlusconi fu premiato per la sua fedeltà ed amicizia agli Stati Uniti e perché si è sempre mostrato un partner eccezionale nella lotta contro il terrorismo. Devo dire, però, che in quell'occasione lo definii un amico " infedele", perché parlò in termini benevoli della dittatura di Mussolini, dicendo che il Duce non aveva mai ucciso nessuno. Un sopravvissuto come me riconosce la gravità di quelle dichiarazioni, ma chi di noi non ha un amico non perfetto al 100%? » . Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Libero. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.