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Il Foglio Rassegna Stampa
16.12.2005 La scissione di Baghouti indebolisce Abu Mazen
e rafforza Hamas?

Testata: Il Foglio
Data: 16 dicembre 2005
Pagina: 3
Autore: la redazione
Titolo: «La scissione Barghouti contro la vecchia guardia di Fatah»
IL FOGLIO di venerdì 16 dicembre 2005 pubblica a pagina 3 un articolo sulla scissione di Al Fatah capeggiata da Marwan Barghouti.

Ecco il testo:

Tunisi. Marwan Barghouti, popolare leader
palestinese attualmente rinchiuso in una
prigione israeliana, si è separato dal suo partito
– Fatah – e ha formato una nuova lista
per partecipare alle elezione legislative di
gennaio, le prime dal 1996. Nella nuova corrente
politica – al Mustaqbal, il futuro – ci sono
anche Mohammed Dahlan, ministro per
gli Affari civili, Kadoura Fares, Samir Masharawi,
entrambi membri di Fatah, e Jibril
Rajoub, consigliere per la sicurezza dell’Anp.
La lista della "nuova guardia" è stata
presentata ieri a Ramallah dalla moglie di
Barghouti, Fadwa, candidata per le elezioni
municipali, poche ore prima che un Qassam
fosse lanciato dalla Striscia di Gaza, a due
chilometri da Ashkelon. Il governo di Israele,
però, aveva concesso mercoledì notte una
telefonata straordinaria dal carcere ad Abu
Mazen, durante la quale Barghouti ha avvisato
il leader dell’Anp della sua decisione:
per venti minuti – ha raccontato il Jerusalem
Post – il presidente ha cercato di convincere
l’uomo in carcere a non lasciare Fatah, offrendogli
anche la poltrona di vice all’interno
del partito. Ma Barghouti è stato inamovibile,
"è troppo tardi", come dicono i suoi seguaci
e i sostenitori della nuova guardia.
La strategia del partito di Barghouti è già
chiara: dividersi definitivamente dalla vecchia
guardia di Tunisi. Al Mustaqbal è stato
infatti definito un tentativo di "colpo di Stato"
da parte della nuova generazione contro
le istituzioni "veterane": la Commissione
centrale e il Consiglio rivoluzionario. Barghouti
ha infatti rifiutato la lista, proposta
dal presidente dell’Anp, Abu Mazen e capeggiata
dal premier, Abu Ala (che ha annunciato
le sue dimissioni per partecipare
alle elezioni legislative), per creare un correntone
che vuole dare un taglio netto con il
passato. Secondo la stampa israeliana, la divisione
di Fatah – anche violenta come dimostrano
i continui incidenti nelle urne
aperte per eleggere i consigli comunali – potrebbe
avere un’unica, grave conseguenza:
favorire Hamas. La tensione dentro il partito
al potere è stata evidente in questi ultimi
due giorni, sia a Gaza sia a Ramallah, dove ci
sono stati scontri a fuoco tra i sostenitori delle
varie correnti all’interno di Fatah. All’inizio
di dicembre, alle primarie del partito,
Barghouti era stato designato numero uno
della lista ufficiale, così come erano emersi
i nomi di molti altri detenuti nelle carceri
israeliane. Ben Bella, nome di battaglia del
consigliere di Farouq Qaddoumi, leader di
Fatah a Tunisi, ha detto al Foglio di aver rispetto
per Barghouti, ma di non contare su di
lui: "E’ in carcere e non sarà rilasciato".
Alle prossime elezioni si presenterà anche
Ora anche l’Anp ha il suo nuovo
una nuova coalizione – Palestina indipendente
– guidata da un altro Barghouti, Mustafa,
medico e leader politico. L’obiettivo, ha
detto in una conferenza stampa a Ramallah
ai primi di dicembre, è di creare una "terza
via", un’alternativa democratica alle attuali
opzioni bipolari, rappresentate da Hamas e
Fatah. Barghouti si era presentato alle passate
elezioni presidenziali con il partito al
Mubadara (Iniziativa nazionale palestinese) –
di cui è segretario generale – con lo stesso
obiettivo presentato per la nuova campagna
elettorale: "Creare un’alternativa politica e
ricoprire il vuoto all’interno della società palestinese".
Ma dopo il voto dello scorso gennaio
– con la vittoria del presidente dell’Anp,
Abu Mazen – Barghouti aveva detto al Foglio
che non avrebbe partecipato alle legislative.
partito. Adesso, però, ha deciso di presentarsi con
una nuova coalizione – che porta un nome
che non lascia dubbi sulle finalità politiche
– che potrebbe attirare l’attenzione di un’importante
parte dell’elettorato nazional-laico.
La nuova lista, formata da uomini d’affari,
professori universitari, scrittori, politici, attiviste,
studenti e da al Mubadara – ha scritto
Barghouti in un comunicato inviato al Foglio
– ha il potenziale per ottenere gran parte
del "voto dell’opposizione democratica
contro Hamas".
Gli slogan di Palestina indipendente, retta
dalle idee del suo leader, sono: "Fine all’occupazione
israeliana"; "Mettiamo la causa
palestinese in mani affidabili"; "Contro gli
insediamenti illegali in Cisgiordania e a Gerusalemme est"; "Contro il muro dell’apartheid".
Barghouti, infatti, è conosciuto dal
pubblico europeo – e apprezzato in particolar
modo dall’area di sinistra – per la sua
campagna contro la barriera di difesa presso
il tribunale dell’Aia, dove ha richiesto
l’imposizione di sanzioni contro Israele. Oggi
si presenta come alternativa a Fatah, proponendo
un programma per le riforme interne:
la fine della corruzione, del nepotismo,
della troppa burocrazia e l’inizio di una
trasparenza delle istituzioni. In risposta a
Hamas, Barghouti presenta invece una coalizione
laica che mira alla modernizzazione
del paese e promette di riportare la sicurezza
nei Territori. Il medico palestinese, nelle
passate elezioni presidenziali, è stato l’unico
candidato (a parte Abu Mazen) a godere di
una copertura mediatica, anche "grazie" a
due arresti da parte della polizia israeliana,
per non avere avuto i giusti permessi per entrare
a Gerusalemme. Barghouti aveva anche
assunto posizioni di rifiuto contro i negoziati
con Israele, facendo persino ipotizzare
un suo avvicinamento alle posizioni di Hamas.
Altre voci dicevano che Barghouti avesse
iniziato a mostrarsi più vicino alla religione,
frequentando ogni venerdì la moschea
di Ramallah. Ma i media arabi avevano poi
smentito ogni relazione con il movimento
islamico, spiegando la sua improvvisa "conversione"
come una strategia politica per allargare
il proprio elettorato.
Una terza via a Fatah e Hamas è anche
rappresentata dai candidati indipendenti,
anche se da soli non possono competere con
l’organizzazione e il sostegno, radicato nella
società palestinese, delle due fazioni. Tra i
candidati più noti si presenteranno Salaam
Fayad, ex ministro delle Finanze conosciuto
per la sua lotta contro la corruzione nell’Anp,
che potrebbe però allinearsi con Barghouti;
Hanan Ashrawi, attivista ed ex ministro
per l’Istruzione superiore e la Ricerca, e
Yasser Abed Rabbo, ex ministro e promotore
degli accordi di Ginevra.
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