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Il Manifesto Rassegna Stampa
15.12.2005 Se Israele si difende "soffia sul fuoco"
la tesi del quotidiano comunista

Testata: Il Manifesto
Data: 15 dicembre 2005
Pagina: 9
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Il pacifista Sharon soffia ancora sul fuoco»
Incredibile il titolo scelto dal MANIFESTO di giovedì 15 dicembre 2005 per l'articolo che riferisce dell'uccisione da parte di Israele di quattro terroristi che stavano preparando un attentato: "Il "pacifista" Sharon soffia ancora sul fuoco".
Per il quotidiano comunista, per favorire la pace, Israele dovrebbe forse gentilmente rinunciare a difendersi dal terrore?

L'articolo, di Michele Giorgio, non è da meno del titolo: l'informazione israeliana sull'imminente attentato non è citata, i terroristi sono definiti "militanti".

Inoltre, la costruzione di nuove case negli insediamenti è equiparata alla costruzione di insediamenti del tutto nuovi. Maale Adumin, una cittadina israeliana ad est di Gerusalemme con migliaia di abitanti, a proposito della quale appare del tutto ragionevole, nel quadro di un possibile accordo definitivo, ipotizzare uno scambio di territori con i palestinesi, è presentata alla stregua di un nuovo insediamento.

Ecco il testo:

Quattro militanti delle «Brigate Nasser Salah Edin», il braccio armato dei Comitati di resistenza popolare (Crp), sono rimasti uccisi ieri pomeriggio a Gaza nell'ennesimo assassinio mirato di attivisti palestinesi da parte dell'aviazione israeliana. L'attacco è avvenuto nel rione Sajjaya. La Subaru su cui viaggiavano Osama abu Nada, Mohammed Jowha, Rashad Asimiri e Hamdan Mihana è stata centrata da due razzi sparati da un elicottero Apache. Un portavoce militare poco dopo ha confermato la responsabilità israeliana. Il portavoce dei Crp, Abu Abir, da parte sua ha invitato gli abitanti della vicina cittadina israeliana di Sderot ad abbandonare le loro case perché «la risposta sarà molto dura». Quest'ultimo omicidio mirato è stato compiuto in una giornata densa di avvenimenti e alla vigilia della quarta fase delle elezioni amministrative palestinesi. Stamani le urne di aprono in quattro città importanti (Ramallah, Al-Bireh, Jenin e Nablus) e una quarantina di località minori. I seggi in palio sono 414, i candidati 1.321 (di cui 266 donne). Hamas punta a conquistare Nablus e Al Bireh. Al-Fatah non dovrebbe avere problemi a Jenin mentre regna l'incertezza a Ramallah dove potrebbe uscire vincente una lista formata da indipendenti. Ieri sera si attendeva la registrazione della lista Watan di Al-Fatah, con i nomi dei 66 candidati del partito alle elezioni legislative del prossimo 25 gennaio. Si aspettava soprattutto di conoscere le decisione del popolare segretario di Al-Fatah in Cisgiordania, Marwan Barghuti (in carcere in Israele), che ha minacciato di formare una sua lista indipendente in risposta alla decisione del presidente Abu Mazen di non tenere in conto il risultato delle primarie del partito, vinte quasi ovunque da esponenti della nuova generazione. Abu Mazen ha deciso di inserire tra i candidati anche rappresentanti della vecchia guardia e, soprattutto, si è opposto alla nomina di Barghuti come capolista. I contrasti interni, sfociati in violenze nei giorni scorsi, hanno raggiunto il livello più pericoloso ieri, quando militanti delle Brigate dei martiri di Al-Aqsa hanno fatto irruzione nel quartier generale di Al-Fatah a Gaza city per chiedere l'inclusione tra i candidati di rappresentanti dei gruppi armati «che hanno pagato con il loro sangue la lotta contro l'occupazione». Ne è scaturita una sparatoria che ha causato quattro feriti, tra cui un passante. Hamas ieri ha presentato la sua «Lista per il Cambiamento e le Riforme» capeggiata dal suo «numero 2» a Gaza, Ismail Haniyeh.

Intanto il ministro della difesa israeliano Shaul Mofaz ha approvato la costruzione di altre duecento case nell'insediamento ebraico di Ma'aleh Adumim, a est di Gerusalemme, e i preparativi per l'espansione di altre due colonie, Bracha e Nokdim. Si tratta di una aperta violazione della Road map il piano di pace del Quartetto (Usa, Ue, Russia e Onu) che impegna Israele a cessare ogni attività di colonizzazione dei Territori occupati palestinesi. Non si prevedono proteste. D'altronde l'atteggiamento internazionale è ben rappresentato dal recente caso del rapporto dell'Ue critico delle attività israeliane a Gerusalemme est, bloccato dai 25 con il contributo del ministro degli esteri italiano Gianfranco Fini che è stato «ringraziato» con calore dalla stampa israeliana per il suo impegno in Europa.

Washington invece ha convinto Tel Aviv a concedere l'apertura, non oggi come previsto dagli accordi ma la prossima settimana, del «corridoio sicuro» attraverso il territorio israeliano, tra Gaza e Cisgiordania. Ieri il sindaco di Betlemme, Victor Batarseh, nella tradizionale conferenza stampa del Natale, ha lanciato un nuovo appello alla comunità mondiale affinché aiuti la sua città strangolata dalla costruzione del muro israeliano in Cisgiordania. Il sindaco ha chiesto ai fedeli cristiani di tutto il mondo di venire numerosi a Betlemme per Natale: «Invitiamo tutti gli uomini di buona volontà a pregare con noi per la pace e la giustizia, a dividere con noi le celebrazioni qui a Betlemme ma anche le nostre difficoltà».
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