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Internazionale Rassegna Stampa
14.12.2005 Israele senza ragioni, le sue vittime senza un nome
così le presenta il settimanale

Testata: Internazionale
Data: 14 dicembre 2005
Pagina: 15
Autore: la redazione - Amira Hass
Titolo: «Medio Oriente - Ordinari incidenti»
"Ritorno nei territori" è il titolo di un trafiletto pubblicato nella pagina dedicata al "Medio Oriente2 (in realtà, la, conflitto israelo-palestinese) da INTERNAZIONALE) della settimana dal 9 al 15 dicembre.
Eccone il testo:

L'apertura del confine di Rafah tra la striscia di Gaza e l'Egitto ha permesso a 15 membri di Hamas, fuggiti o espulsi da Israele, di rientrare nella Striscia.
Una notizia importante e inquietante, fornita con un titolo assolutamente scorretto, che fa pensare al rientro non terroristi, ma di esiliati politici o di profughi.

Il trafiletto "Violenze a Gaza" riferisce

Due palestinesi sono stati uccisi dal'esercito israeliano nella striscia di Gaza. Il primo, un pescatore di 20 anni, è stato ucciso la largo di Rafah
Presumibilmente, sostiene l'esercito israeliano, mentre cercava di trasportare armi per i terroristi di Gaza.
All'interno dei fenomeni del contrabbando di armi e dell'infiltrazione di terroristi andrebbe inquadrata anche l'altra morte

Il secondo, un ragazzo di sedici anni, è stato ucciso a Khan Yunes mentre cercava di entrare in Israele.
Al contrario, INTERNAZIONALE omette completamente i problemi all'origine degli stretti controlli israeliani alla frontiere e lungo le coste.

Omette anche, nel riquadro "Attentato suicida a Netanya", l'età e inomi delle vittime, come pure l'eroeismo di una di esse, Chaim Amram, morto tentando di fermare l'attentatore.
Di quest'ultimo ci viene invece riferito che

E' Amin Abu Saada, 21 anni, un contadino della valle di Allar, in Cisgiordania.
Amira Hass nell'articolo "Ordinari incidenti" racconta come l'attivismo di ong israeliane di sinistra abbia portato alla liberazione di un palestinese di 14 anni accusato di aver "cercato di lanciare un amolotov ai soldati".
Nessun dubbio che l'arrestato potesse essere colpevole epericoloso, né che, se fosse giunto a processo, il ragazzo non avrebbe avuto "altra scelta che dichiararsi colpevole".
Nessun dubbio che i palestinesi siano sempre innocenti, che i soldati isrealiani sparino per mera crudeltà, che il sistema giudiziario israeliano sia parziale e ingiusto, che i posti di blocco siano teatro di sopraffazioni e violenze.

Però, in questa descrizione in bianco e nero, capita di leggere che ai posti diblocco isrealiani sono presenti osservatori delle ong e che, scrive la Hass:

la gente finisce per conoscerli, per aver fiducia in loro e chiedere aiuto
Una cosa simile sarebbe possibile ai posti di blocco di un qualsiasi altro paese del Medio Oriente?
Non sono questi particolari che, al di là di ogni giudizio di merito sui comportamenti dell'Esercito e sull'obiettività degli osservatori, confermano che Israele è una società libera, nella quale sarebbero impossibili sistematiche violazioni dei diritti umani?

Invitiamo i lettori di Informazione Corretta a scrivere il loro parere alla direzione di Internazionale. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

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