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Il Foglio Rassegna Stampa
13.12.2005 La storia attesta che Bottai fu antisemita
nuovo intervento di Giorgio Israel nella polemica su "Primato"

Testata: Il Foglio
Data: 13 dicembre 2005
Pagina: 2
Autore: Giorgio Israel
Titolo: «Chi assolve Bottai non conosce la storia, Israel replica a Trombadori»
Riportiamo dal FOGLIO di martedì 23 dicembre 2005 un articolo di Giorgio Israele che trona ad intervenire nella polemica circa l'amtisemitismo di Primato e di Giuseppe Bottai.

Ecco il testo:

Al direttore - Debbo dire che avevo letto
la replica di Duccio Trombadori al mio intervento
sulla questione di Primato con autentico
piacere e apprezzamento. Mi era
sembrato difatti che, al di là di alcuni persistenti
dissensi, quella replica aprisse la
strada a un dialogo non più polemico e da
condurre sul terreno prettamente storiografico.
Vedo ora però che Trombadori ritorna
sulla questione ribadendo puntigliosamente
che egli intende difendere "tutti" i
redattori di Primato, incluso Giuseppe Bottai,
dall’accusa di razzismo. Esiste una documentazione
imponente delle attività razziali
di Bottai, che è invisibile soltanto a chi
non vuol vedere, come non la vide allora chi
non la voleva vedere. Mi limiterò a ricordare
che Bottai non fu soltanto il terzo firmatario
dei provvedimenti razziali ma, con eccesso
di zelo, emise una circolare un mese
prima della promulgazione che intimava
l’esclusione degli studenti stranieri ebrei
dai corsi universitari; che fu autore di una
vera raffica di disposizioni e circolari riguardanti
questioni come l’eliminazione dei
nomi di autori ebrei dai libri adottabili e
persino la loro esclusione dalle carte geografiche
(le carte Almagià); che emise un’indegna
circolare che intimava alle università
l’acquisto e la diffusione del periodico La
difesa della razza per "leggerlo, consultarlo,
commentarlo, per assimilarne lo spirito
che lo informa, per farsene i propagatori e i
divulgatori", "a salvaguardia del genio della
razza". Ecc. ecc. ecc. Ho citato inutilmente
due fra i tantissimi brani di razzismo antisemita
del nostro, indegni di un intellettuale
sia pure di infimo rango.
Vorrei infine ricordare il giudizio di De
Felice: "Pressoché nessuno nell’entourage
seppe dire una parola ferma per dissuadere
Mussolini. (…) I più, servilmente, si adeguarono
alle direttive del duce, gettandosi
ciecamente alla loro realizzazione e spesso
fondando su di esse le loro personali fortune.
(…) Lo stesso si dica per Bottai, per il
moderato’ e ‘frondista’ Bottai: in sede di
Gran Consiglio meraviglierà persino Ciano
per la violenza dei suoi attacchi antisemiti
sic] e per ‘la sua intransigenza’ e subito dopo
sarà tra i ministri quello che con più zelo
si getterà nella crociata, teorizzandola in
una serie di circolari ai suoi dipendenti".
Chi collaborava a Primato sapeva benissimo
con chi aveva a che fare. Il fatto
che costui avesse, in quella sede, deciso di
attenuare i toni – ferma restando l’impostazione
imperial-razziale della rivista –
questa è la questione storiografica davvero
interessante. Viceversa, pretendere di
giudicare un personaggio ritagliando via
quel che non fa comodo (cioè quasi tutto),
e voler assolvere Bottai dall’accusa di razzismo
antisemita, soltanto perché Primato
non usava lo stesso linguaggio de La difesa
della razza o di consimili riviste, non risponde
a nessun canone storiografico degno
di considerazione.
Quindi, l’attesa di Trombadori non è stata
lunga come prevedeva. Sarà lunga invece
– quanto, dipende soltanto da lui – l’attesa
di un dialogo serio e costruttivo, che
si basi su una valutazione dei fatti e non
sul desiderio di ricostruirseli secondo i
propri desideri.
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