martedi` 26 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
08.12.2005 "La guerra al terrore è contro gli islamofascisti"
lo disse Paul Berman, lo confermò Saddam Hussein

Testata: Il Foglio
Data: 08 dicembre 2005
Pagina: 1
Autore: Christian Rocca
Titolo: «Saddam si dice duce»
Dalla prim apagina del FOGLIO di giovedì 8 dicembre 2005 riportiamo un'intervista di Christian Rocca all'intellettuale liberal americano Paul Berman.

Ecco il testo:

New York. Nessuno è riuscito a motivare,
giustificare e legittimare l’intervento
militare in Iraq meglio di quanto ha
fatto lunedì mattina l’ex rais Saddam
Hussein in persona. L’ex dittatore iracheno
è sotto processo a Baghdad e ieri
ha scelto di non presentarsi in aula, sicché
l’udienza è stata rinviata al 21 dicembre,
dopo le elezioni parlamentari di
settimana prossima, le terze in un anno.
Ma lunedì Saddam c’era. L’avete visto su
tutti i giornali e su tutte le televisioni: vestito
col solito completo grigio a righe e
con un’elegante camicia bianca, Saddam
teneva il Corano in mano (lui, il presunto
dittatore "laico") e minacciava col dito
alzato giudice e testimoni.
Eppure non è stata raccontata la cosa
più importante accaduta in quell’udienza,
una frase urlata da Saddam e riportata,
timidamente, soltanto dal New York
Times di martedì. L’ex dittatore, infatti, si
è paragonato a Benito Mussolini e parlando
di sé in terza persona ha detto che
"Saddam Hussein è l’uomo che seguirà il
percorso di Mussolini, il quale resistette
all’occupazione fino alla fine". In una sola
frase c’è la quadratura del cerchio e la
conferma delle teorie elaborate dagli intellettuali
di sinistra Christopher Hitchens
e Paul Berman (e da un piccolo
quotidiano di opinione), secondo cui l’islamismo
radicale e il baathismo saddamita
sono le due facce della stessa medaglia
islamo-fascista, ovvero la continuazione
in salsa araba e musulmana dei
due totalitarismi europei del secolo scorso.
La conferma non poteva essere più
chiara: un ex dittatore, accusato di crimini
disumani, brandisce il Corano, si paragona
orgogliosamente a Mussolini,
spiega che l’occupazione americana in
Iraq è dello stesso tipo di quella che liberò
l’Italia dal fascismo e svela che i
"resistenti" iracheni s’ispirano ai repubblichini
di Salò.
Paul Berman, incontrato dal Foglio nel
suo ufficio alla New York University dove
tiene un corso su Tocqueville, cita come
un mantra la frase d’ammirazione per
Benito Mussolini pronunciata da Saddam,
quasi fosse un tardivo scudo con cui
potersi riparare dalle critiche ricevute
dai suoi compagni di sinistra per aver
scritto "Terrore e Liberalismo", cioè il libro
con cui ha spiegato le ragioni antifasciste
della lotta ad al Qaida e a Saddam:
"Questa è una guerra antifascista – spiega
– ed è chiaro fin dall’inizio, ma ora è
proprio Saddam a confermarlo, a dire
che Mussolini è il suo eroe. E’ una continuazione
della seconda guerra mondiale,
con la differenza che questa volta l’Italia
sta nel campo degli antifascisti. E’ una
cosa nobile per voi, dovreste essere orgogliosi
del fatto che l’uomo che ammira
Mussolini possa accusarvi di essere suoi
nemici, di essere antifascisti. Questa volta
i soldati italiani hanno combattuto dalla
parte giusta, sono stati molto coraggiosi
e sono morti affrontando il totalitarismo
dei nostri giorni. Siamo tutti consapevoli
del contributo italiano a questa
guerra. E, ripeto, è nobile da parte vostra,
specie ora che Saddam prende a modello
Mussolini, specie ora che non c’è più
nessun dubbio sul fatto che stiamo combattendo
una guerra contro gli eredi del
fascismo degli anni Venti, Trenta e Quaranta.
Mi chiedo come potrà, ora, la sinistra
italiana chiedere il ritiro delle truppe
dall’Iraq".
L’ammirazione per
Mussolini non è una novità. Nella sua biografia
di Saddam, Carlo Panella ricorda come
Khayrallah Tulfah, lo zio che fece al rais
da padre e da mentore, partecipò al fallito
golpe pro Mussolini e pro Hitler del maggio
1941. Il partito Baath, del resto, fu fondato a
Damasco nel 1943, quando la Siria era una
colonia francese e la Francia fascista.
Alla sinistra che continua a sostenere
che Saddam e Osama sono figli di due ideologie
diverse, Paul Berman ribadisce che
continua a commettere un errore: "Non ho
mai creduto che Saddam e Osama fossero
stretti alleati e certo ci sono differenze tra
il Baath e al Qaida, ma non vanno esagerate
perché queste differenze c’erano anche
nel fascismo europeo: Mussolini per esempio
era laico, mentre Franco era religioso.
Il Baath ha soppresso gli islamisti, ma allo
stesso tempo era loro alleato in Palestina e
in Libano. Il nazionalismo arabo e l’islamismo
radicale corrono su binari paralleli –
dice Berman – Sono movimenti ispirati al
fascismo europeo, definiscono il mondo in
termini apocalittici, s’immaginano un futuro
utopico che rimanda all’era d’oro del
passato, hanno il culto della morte e perseguono
i loro obiettivi attraverso massacri di
massa". Hannah Arendt ha identificato i
punti di contatto all’origine del totalitarismo
ma, aggiunge Berman, "le differenze
tra nazismo e comunismo sono molto più
grandi di quelle tra baathismo e islamismo.
Prima dell’11 settembre abbiamo sperato
che i due movimenti si cancellassero a vicenda.
Non ha funzionato".
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.


lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT