La strage è subito dimenticata, il vero problema è la "rappresaglia" israeliana per l'edizione on-line del quotidiano
Testata: La Repubblica Data: 07 dicembre 2005 Pagina: 1 Autore: la redazione Titolo: «Arrestata la famiglia del kamikaze Scatta la rappresaglia israeliana»
LA REPUBBLICA il 6 dicembre 2005 nella sua pagina online si preoccupa molto delle possibili risposte israeliane alla strage di Netanya. Molto meno della strage stessa. Nel titolo dell'articolo viene usato l'immancabile e scorretto termine "rappresaglia". Non vi è nessuna "rappresaglia" in quanto Israele non compie ritorsioni contro la popolazione palestinese, ma arresti legittimi. Con estrema faziosità il sito del quotidiano di Ezio Mauro, parla della paura dei palestinesi che "temono l’inizio di una feroce rappresaglia israeliana", censurando invece la paura che sta vivendo il popolo d’Israele in queste giornate. La presunta "rappresaglia" viene descritta come "feroce", concentrandosi quindi su termini sinonimi di crudeltà, spietatezza e disumanità, caratteristiche che vengono così attribuite all’esercito israeliano. Mentre si tace sul fatto che l’attentato terroristico ha causato 6 vittime innocenti, chiamandolo piuttosto "attacco", lasciando immaginare con questo termine che l’obiettivo del kamikaze fossero militari piuttosto che civili innocenti. La vittima diviene il padre del terrorista e Repubblica che si erge a suo avvocato senza chiedersi se non vi siano fondati motivi per accusarlo di corresponsabilità nella strage . Non spiega inoltre il perché la demolizione delle case è un ottimo deterrente contro il terrorismo: pochi sanno che la famiglia del kamikaze, dopo l’attentato, riceve una gran somma di denaro, da parte di dittature come la ex-irachena e quella siriana. La famiglia del terrorista sarà costretta in questo modo a utilizzare questa ignobile somma di denaro per riacquistarsi la casa.
Riportiamo la faziosa news che si può leggere da questo sito http://www.repubblica.it/2005/k/sezioni/esteri/moriente23/famigliakamikaze/famigliakamikaze.html Ventiquattr'ore dopo l'attacco al centro comerciale a Netanya Il padre dell'attentatore: "Non sapevo che fosse nella Jihad" Arrestata la famiglia del kamikaze Scatta la rappresaglia israeliana GERUSALEMME - Mentre i palestinesi nella striscia di Gaza e in Cisgiordania temono l'inizio di una feroce rappresaglia israeliana, dopo l'attentato a Netanya i militari israeliani hanno arrestato il padre e i tre fratelli del kamikaze di 21 anni che ieri ha ucciso cinque persone facendosi saltare in aria in un centro commerciale. Il padre dell'attentatore, Amine Abu Saada, ha detto che non aveva idea che il figlio fosse un militante della Jihad islamica e che ha appreso del suo gesto solo quando sono venuti a porgergli le condoglianze. Intanto il ministro della Difesa israeliano, Shaul Mofaz, ha fatto sapere che cercherà di ottenere una revisione alle norme che vietano di demolire le case delle famiglie dei kamikaze, misura invece che ritiene un importante deterrente contro gli attentati. (6 dicembre 2005) Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla redazione de La Repubblica. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.