Le vittime israeliane sono solo numeri per il quotidiano napoletano
Testata: Il Mattino Data: 06 dicembre 2005 Pagina: 2 Autore: la redazione Titolo: «Torna l’incubo kamikaze, è strage in Israele»
IL MATTINO di martedì 6 dicembre 2005 pubblica pagina 2 l'articolo "Torna l’incubo kamikaze, è strage in Israele". Innanzitutto è da sottolineare la mancanza di visibilità data alla notizia in prima pagina: un titolino nascosto su una lato a metà pagina. Evidentemente un episodio di terrorismo non è poi così esiziale per la pace e la risoluzione del conflitto mediorientale che tanti, e Il Mattino tra questi, invocano come soluzione di ogni male. I morti ammazzati israeliani sono sempre e solo numeri: tre quattro sei cinque otto… morti israeliani. Forse in Israele ad essere trucidate non sono persone, esseri umani, piuttosto bestie. Bestie che non avevano un’età, non avevano un nome, non avevano una vita quotidiana né affetti. Un completo disinteresse verso le vittime di un terrorismo assassino che pure ha colpito anche città europee e che minaccia di colpire anche le città italiane. Eppure ci sarebbe da raccontare l’ultimo gesto, pieno di coraggio, di Haim Amram, 26 anni, giovane guardia che ha fatto da scudo con il suo corpo salvando numerose vite umane. Haim è stato dilaniato dall’esplosione ma il suo coraggio passa sotto silenzio, il suo nome e la sua storia, nella cronaca, vengono ignorati ("il guardiano più vicino non ha esitato ad afferrare Lutfi per una spalle e a spostarlo verso un angolo relativamente più appartato, dove si è verificata la deflagrazione" è il massimo concesso) per dare il consueto spazio, con tanto di foto, alla descrizione del suo carnefice (sappiamo anche che aveva "capelli biondi", che fascino). Meritevole di attenzione è anche il passaggio in cui il cronista, come già avvenuto per l’attentato dell’ottobre scorso, tenta di suggerire subdolamente l’inutilità della barriera israeliana anti-terrorismo: "Il passaggio della barriera non sembra aver rappresentato un problema", si legge. Se a Il Mattino fossero onesti, però, ricorderebbero al lettore due cose: 1- che la barriera, e altre misure difensive hanno fatto calare drasticamente il numero di attentati in Israele (anziché due al giorno come qualche anno fa, uno ogni due o tre mesi); 2- la barriera non è completa, in diversi punti non è stata ancora edificata. Tel Aviv. Torna il terrore nelle strade di Israele. Il nuovo attentato (il secondo in poche settimane) è avvenuto ieri mattina all'ingresso di un affollato centro commerciale di Natanya, 30 chilometri a nord di Tel Aviv, già colpito in precedenti attacchi terroristici palestinesi. Lutfi Abu Saada, 20 anni, un palestinese originario di Ilar (presso la città cisgiordana di Tulkarem) è uscito dalla sua casa alle sei di mattina, senza informare i familiari dei propri propositi. Lungo la strada è stato raccolto da miliziani della Jihad islamica che hanno provveduto a fargli raggiungere in automobile la città di Natanya, distante una decina di chilometri. Il passaggio della barriera non sembra aver rappresentato un problema. Alle 11:30 ha raggiunto la sua meta e ha cercato la via migliore per entrare nel centro commerciale dove il suo ordigno da dieci chilogrammi di esplosivo avrebbe di sicuro provocato una carneficina. Ma tutte le entrate erano presidiate da guardiani civili. Mentre studiava il da farsi, il palestinese dai capelli biondi e con una grande borsa sulla spalla ha attirato l'attenzione dei passanti. In particolare risultava inquietante la sua mano tenuta affondata nella borsa, anche mentre camminava. In pochi attimi nella zona è sopraggiunta una volante e dagli altoparlanti una agente ha avvertito i passanti del pericolo imminente. L'agente ha anche intimato al terrorista di bloccarsi. Sono stati momenti altamente drammatici. La presenza del kamikaze a dieci passi dall'ingresso principale del centro commerciale Hasharon faceva infatti gelare il sangue nelle vene. Mentre i passanti cercavano un posto riparato, il guardiano più vicino non ha esitato ad afferrare Lutfi per una spalle e a spostarlo verso un angolo relativamente più appartato, dove si è verificata la deflagrazione che secondo i testimoni - ha «fatto tremare i muri dell'intero edificio». La zona è stata subito isolata dalla polizia e cani particolarmente addestrati hanno setacciato le vicinanze nel timore che altri ordigni stessero per esplodere. Poche ore dopo il ministro della Difesa Shaul Mofaz ha convocato una consultazione straordinaria di sicurezza in cui ha ordinato la chiusura immediata dei valichi di transito con i territori palestinesi e la intensificazione della lotta (già molto serrata) contro la Jihad islamica, che ha rivendicato la paternità dell'attentato. In particolare Mofaz ha insistito sulla necessità di realizzare anche in Cisgiordania (come a Gaza) l'esecuzione mirata di quadri militari della Jihad islamica in procinto di realizzare attentati. Ha anche evocato la possibilità che l'abitazione dei congiunti del kamikaze sia rasa al suolo. Secondo la radio militare sono inoltre prevedibili una intensificazione delle attività militari in Cisgiordania e una più forte presenza lungo la linea di demarcazione. La polizia israeliana, da parte sua, ha elevato lo stato di allerta anche perchè i servizi di sicurezza riferiscono che decine di nuovi attentati sono in fase di preparazione. L’Autorità nazionale palestinese ha subito avuto parole di condanna e di esecrazione per l'attentato che è stato detto «non si concilia con gli interessi nazionali palestinesi». In serata il premier Ariel Sharon ha inviato al presidente Abu Mazen un messaggio in cui insiste sulla necessità da parte dell'Anp di disarmare la Jihad islamica, per renderla inoffensiva. Nelle stesse ore a Gaza un dirigente della Jihad islamica ha replicato che la sua organizzazione crede nella lotta armata e che non consentirà a nessuno nemmeno all'Anp di requisire le sue armi. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla redazione de IL MATTINO. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.