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Il Manifesto Rassegna Stampa
30.11.2005 I controriformisti antisraeliani dell'Unione a convegno
la cronaca di un quotidiano simpatizzante

Testata: Il Manifesto
Data: 30 novembre 2005
Pagina: 9
Autore: Michelangelo Cocco
Titolo: «La pace giusta va oltre Piero»
Martedì 29 novembre 2005 l'Arci ha organizzato a Roma il convegno "Quale politica per una pace giusta in Israele e Palestina", una "risposta" al convegno "La sinistra e Israele".
Secondo Michelangelo Cocco, che ne fa la cronaca sul MANIFESTO del 30 novembre, tale consesso "alcuni segnali incoraggianti li ha lanciati".

I segnali sono infatti tali da poter benissimo "incoraggiare" Cocco e i suoi sodali del quotidiano comunista. Per esempio: "C'è stato anzitutto un riconoscimento da parte dell'intera coalizione - dalla Margherita a Rifondazione - che il cosiddetto ritiro da Gaza, più che un passo in direzione della pace con i palestinesi, rappresenta un tentativo di mantenere l'occupazione in Cisgiordania", inoltre "Per Gennaro Migliore, responsabile esteri di Rifondazione, bisogna appoggiare le iniziative volte al dialogo tra le due parti ma allo stesso tempo «a causa delle violazioni dei diritti umani del governo Sharon, è arrivato il momento di mettere in discussione l'accordo di cooperazione tra Israele e l'Unione europea»" (contraria a questa dissennata proposta la diessina Federica Mogherini), mentre per Mauro Bulgarelli dei Verdi "«L'Unione dovrà mettere tra i suoi primi punti la revisione dell'accordo di cooperazione militare con Israele recentemente firmato dal governo»".

Insomma, un catalogo della vecchia politica antiisraeliana tanto cara alla parte maggioritaria della sinistra italiana, con qualche apertura verso il peggio (la proposta estremistica di Migliore).

Al MANIFESTO va il merito di averci informato in proposito.
Condivisibile anche una riflessione di Cocco: "Per capire quale sarà il punto d'equilibrio della politica della coalizione sulla questione israelo-palestinese bisognerà aspettare l'eventuale vittoria del centro-sinistra alle prossime elezioni politiche e poi pesare i rapporti di forza tra i partiti".

Vittoria eventuale e rapporti di forza interni che dipenderanno, ovviamente, dagli elettori.

Ecco l'articolo:

Una condanna decisa delle mosse unilaterali del governo Sharon e il diritto internazionale come punto di riferimento imprescindibile per una pace giusta. Dopo il lancio, la settimana scorsa, della «Sinistra per Israele» e le dichiarazioni di Piero Fassino («Poiché voglio la pace, se Sharon continua su questa strada speriamo che prenda un sacco di voti») i rappresentanti della politica estera dei partiti dell'Unione virano a sinistra rispetto alla linea del segretario ds. Per capire quale sarà il punto d'equilibrio della politica della coalizione sulla questione israelo-palestinese bisognerà aspettare l'eventuale vittoria del centro-sinistra alle prossime elezioni politiche e poi pesare i rapporti di forza tra i partiti, ma l'incontro organizzato ieri pomeriggio dall'Arci e intitolato «Quale politica per una pace giusta in Israele e Palestina» alcuni segnali incoraggianti li ha lanciati. C'è stato anzitutto un riconoscimento da parte dell'intera coalizione - dalla Margherita a Rifondazione - che il cosiddetto ritiro da Gaza, più che un passo in direzione della pace con i palestinesi, rappresenta un tentativo di mantenere l'occupazione in Cisgiordania. E sulla linea da tenere è stato espresso un consenso generale sulla necessità di una politica estera che vada in direzione opposta a quella di subalternità a Israele inaugurata dall'esecutivo Berlusconi dopo decenni di buoni rapporti tra Italia e paesi arabi.

Ad introdurre il dibattito Saman Khoury del parlamento palestinese e il nostro editorialista Zvi Schuldiner. Gianguido Folloni, della Margherita, ha sottolineato che non va seguita per la Palestina «la stessa strada della crisi irachena, cioè quella di agganciarsi alla legalità internazionale dopo che la guerra era già scoppiata. La legalità internazionale non ha punti d'ambiguità sui confini dello Stato palestinese, sulla fine dell'occupazione, sul muro».

Per Gennaro Migliore, responsabile esteri di Rifondazione, bisogna appoggiare le iniziative volte al dialogo tra le due parti ma allo stesso tempo «a causa delle violazioni dei diritti umani del governo Sharon, è arrivato il momento di mettere in discussione l'accordo di cooperazione tra Israele e l'Unione europea». Dopo aver stigmatizzato «l'arretramento della nostra coalizione sulle tematiche mediorientali» Jacopo Venier, responsabile esteri dei Comunisti italiani auspica che «invece di creare sinistre per Israele si avvii un dialogo con la sinistra israeliana di Peretz e con quella palestinese, messe in pericolo entrambe dai fondamentalismi di casa propria». Il deputato verde Mauro Bulgarelli vede il ritiro immediato dall'Iraq, in caso di vittoria elettorale, «come mossa indispensabile per uscire dallo schema delle occupazioni militari e poter affrontare in maniera credibile la questione israelo-palestinese». «L'Unione - dice Bulgarelli - dovrà mettere tra i suoi primi punti la revisione dell'accordo di cooperazione militare con Israele recentemente firmato dal governo». Federica Mogherini, intervenuta per i Ds, ha invece espresso la contrarietà del suo partito alla sospensione del trattato di associazione tra Ue e Israele. «C'è uno stato che ha paura di non esserci, la Palestina, ma c'è un altro stato, Israele, che ha un'atavica paura di non esserci più».
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