sabato 23 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
18.11.2005 Per Sergio Romano l'Iran non è un pericolo
e manifestare per l'esistenza di Israele è un errore

Testata:Corriere della Sera
Autore: Sergio Romano
Titolo: «La fiaccolata di Roma e le ragioni del dissenso»
Venerdì 11 novembre 2005 il CORRIERE DELLA SERA pubblica a pagina 53 due lettere sulla fiaccolata di Roma di solidarietà a Israele e la risposta di Sergio Romano.

Ecco i testi:

Spero di leggere un suo commento sulla fiaccolata che si è tenuta a Roma in difesa dello Stato di Israele, su cui ho soltanto limitate opinioni personali. Ma non stiamo affogando nella più sfacciata ipocrisia? Nei più biechi giochi politici? Nel più disgustoso lavaggio del cervello? Forse questa è la globalizzazione, dove tutti si impicciano di tutti (in verità disinteressandosi di tutti fuorché di se stessi) e innescando pericolose reazioni a catena (la bomba atomica delle idee)?
Roberta Bellinzaghi


Giovanni Grassi ( Corriere del 4 novembre) accusa il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche di «interferire nella politica italiana» e lei conferma, arruolandolo fra gli allievi di Ruini. Luzzatto è intervenuto per mitigare l'improvvida dichiarazione di un membro della comunità romana che aveva detto che chi non fosse andato alla manifestazione pro-Israele era un nemico degli ebrei.
Il suo commento si limitava a quell'accadimento e trovo singolare che egli non possa neppure proporsi di valutare le eventuali spiegazioni dei gruppi assenti senza essere accusato di interferenza nella politica italiana.
Anzi, e senza offesa per nessuno, mi pare grottesco.
Franco Ottolenghi

Cara signora, caro Ottolenghi, le vostre lettere sollevano problemi diversi. Quella di Roberta Bellinzaghi s'interroga, in ultima analisi, sulla razionalità e sulla utilità della manifestazione di Roma. Quella di Franco Ottolenghi rivendica al presidente delle Comunità ebraiche il diritto di «valutare» le ragioni dei partiti politici che non hanno aderito alla manifestazione. Cercherò di rispondere a entrambe dicendo anzitutto perché questa fiaccolata contro l'Iran non mi abbia convinto. Non credo che Israele sia in pericolo. Il Paese sa badare a se stesso, ha buoni alleati, è sostenuto da una larga parte della comunità internazionale, è stato recentemente liberato da un potenziale nemico (l'Iraq) e possiede un arsenale nucleare, come ha riconosciuto il suo ambasciatore a Roma in una recente intervista a Emanuele Novazio ( La Stampa del 7 novembre), di cui può servirsi, all' occorrenza, anche contro l'Iran. L'indignazione organizzata, come nel caso della manifestazione di cui parliamo, è utile quando si propone un obiettivo concreto, difficilmente raggiungibile con altri mezzi. Diventa inutile, se non addirittura controproducente, quando rischia di raggiungere un obiettivo diverso e non voluto. Le infuocate dichiarazioni di Mahmoud Ahmadinejad rispondono probabilmente a una strategia domestica del presidente iraniano: iniettare nel regime una dose massiccia di radicalismo per far dimenticare le promesse populiste fatte durante la campagna elettorale e togliere di mezzo le «colombe» pragmatiche che ancora esistono nel regime. È la tattica perseguita da tutti i giacobini, laici o religiosi, da Robespierre e Saint Just in poi. La manifestazione gli ha permesso di far leva sul nazionalismo della società iraniana, un sentimento condiviso anche dai giovani che non hanno votato e da molti che hanno votato per il suo avversario. Se il programma nucleare iraniano rappresenta un rischio, manifestazioni come quella di Roma offrono ai suoi paladini un argomento in più per sostenerne la necessità. Ma forse la fiaccolata di Roma si proponeva non tanto di isolare l'Iran quanto di individuare e isolare tutti coloro che avrebbero rifiutato di prendervi parte. Abbiamo assistito insomma negli scorsi giorni a due giacobinismi contrapposti: quello di Ahmadinejad e quello di Giuliano Ferrara. Vengo ora alla lettera di Franco Ottolenghi. Come il cardinale Ruini anche il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche può esprimersi liberamente. Ma esiste un problema delicato di cui anch'egli, certamente, deve essere consapevole. Gli ebrei della diaspora hanno con Israele un rapporto speciale. È comprensibile. Tutti conosciamo le origini di quello Stato. Tutti sappiamo quale debito l'Europa abbia contratto con l'ebraismo. Vi sono due fattori, tuttavia, di cui è opportuno tenere conto. In primo luogo gli arabi e i musulmani non hanno lo stesso debito. In secondo luogo Israele è uno Stato. Ha i suoi interessi nazionali, la sua strategia, le sue politiche. Vi sono circostanze in cui questi interessi e queste politiche coincidono con quelli dei Paesi europei. Ma possono darsi altre circostanze in cui gli interessi di Israele non sono i nostri o non sono considerati tali da tutti i nostri cittadini. Sono questioni opinabili, naturalmente, su cui è lecito avere posizioni diverse. Ma chi dice di volere valutare le ragioni degli assenti, sembra sottoporre il dissenso a una sorta di esame politico-morale. E questo non mi sembra giusto.
La risposta di Romano procede da un rifiuto di comprendere la natura del regime di Teheran, da una rimozione dei suoi concreti atti di aggressione a Israele, come il sostegno al terrorismo, della serietà con cui la sua classe dirigente persegue l'attuazione di un'idelogia totalitaria e dei suoi pericolosi e non sottovalutabili piani di armamento nucleare .
Che la manifestazione romana abbia giovato ad Ahmadinejad, rinforzando il nazionalismo iraniano è falso: tutto fa pensare che il regime sia sempre più isolato dal popolo, la stessa vittoria dell'attuale presidente è dipesa dall'astensione determinata dalla sfiducia verso un sistema che si pretende "repubblicano" ed è in realtà sottoposto alla tutela di un potere religioso.
Tutti hanno il diritto di dare giudizi politici e morali sulle prese di posizione, soprattutto su quelle dei politici che devono poi decidere se votare o no. Perché questo debba essere proibito solo a Luzzato è e resterà inspiegabile.
L'utilità della manifestazione è consistita tra l'altro nel rendere noto al regime iraniano che almeno una parte dell'opinione pubblica europea non è disposta a tollerare i suoi proclami genocidi e nel ridurre il senso di isolamento degli israeliani.

Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla direzione del Corriere della Sera . Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT