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Il Messaggero Rassegna Stampa
15.11.2005 Se gli israeliani si difendono sono prepotenti, ma le reazioni di Hamas sono sempre "scontate".
le curiose elucubrazioni di Eric Salerno

Testata: Il Messaggero
Data: 15 novembre 2005
Pagina: 12
Autore: Eric Salerno
Titolo: «La Rice in soccorso dei palestinesi»
Il MESSAGGERO di martedì 15 novembre 2005 pubblica a pagina 12 un articolo di Eric Salerno sulle trattative in atto per la riapertura del valico di Rafah, tra Gaza e l’Egitto.

Già il titolo dice tutto: Condoleeza Rice, finalmente mossa a pietà, va in soccorso dei poveri palestinesi, vittime – è sottinteso – della prepotenza israeliana. Al di là però dell’elegante staffilata del titolo, però, il Nostro appare meno baldanzoso del solito e sia accontenta solo di qualche ordinaria scorrettezza, così, come gettone di presenza. Ad esempio, Salerno sostiene che l’accordo che sta per concludersi sulla riapertura del valico di Rafah è…

…una goccia appena nel grande mare del conflitto ma un elemento fondamentale perché il ritiro israeliano dalla "striscia" abbia un senso anche per i palestinesi.
Vorremmo ricordare a Salerno che il ritiro dalla striscia ha già di per sé un grande significato per il popolo palestinese. Rappresenta l’ennesima manifestazione di buona volontà del governo israeliano a voler negoziare un accordo di pace, anche a prezzo di concessioni dolorose e anche a costo di esporsi maggiormente alla minaccia terroristica (Esiste un rischio concreto che la Striscia possa diventare una sorta di nuovo Stato canaglia). Sta ora ai palestinesi dimostrare di voler fare altrettanto, in primo luogo rinunciando all’arma terroristica (a cui va imputata in primo luogo la limitazione della loro libertà di movimento e la chiusura dei valichi) e in seguito accettando il compromesso negoziale, cosa prima d’ora mai accaduta, vista la costante fedeltà – ora sbandierata, ora dissimulata - di Arafat alla strategia di annientamento dello Stato ebraico. E’ inutile quindi che Salerno si sbracci per denunciare la prepotenza israeliana (ad esempio buttando lì l’aggettivo "umiliante" per definire il passaggio dei palestinesi attraverso la frontiera tra Gaza e Israele, senza spiegare il perché e il per come) che impedisce alla popolazione palestinese di defluire liberamente per tutto il litorale. Il terrorismo è purtroppo un rischio sempre concreto, come dimostrano i recenti eventi di Amman. La vera prigione dei palestinesi è il terrorismo: Salerno, che ama gettare intorno ad ogni decisione israeliana un alone di mistero, se ne faccia una ragione. Un appunto finale: il nostro scrive:
Sharon insiste, invece, nel suo rifiuto a consentire la partecipazione di Hamas al voto. "Noi non impediremo le elezioni – ha detto – ma nemmeno ci coordineremo con i palestinesi. Non lasceremo a Hamas libertà d’azione". Gli esponenti di spicco del movimento, ricercati o nel mirino vi resteranno anche durante la campagna elettorale. E forse per sottolineare il suo messaggio, l’altra notte le truppe sono entrate nella città di Nablus e hanno assassinato uno dei capi locali dell’ala militare di Hamas. Scontata la reazione. Con il solito volantino inviato a un’agenzia di stampa i militanti promettono vendetta.

Passi la dichiarazione stravagante per cui Sharon dovrebbe eliminare un membro di Hamas solo per "sottolineare il suo messaggio" e per rivendicare un’ideale, e non piuttosto per combattere il terrorismo. Ma non capiamo perché se Israele reagisce agli attacchi rafforzando la propria sicurezza, come se non fosse costretto a fare altrimenti, si rende colpevole di prepotenze e politiche segregazioniste, mentre se i "militanti" di Hamas pronunciano sermoni incendiari e annunciano spargimenti di sangue , la reazione è da considerarsi "scontata"

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