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La Stampa Rassegna Stampa
14.11.2005 Condoleezza Rice chiede alla Siria di rispettare i diritti umani
la cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 14 novembre 2005
Pagina: 11
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: ««Liberate i prigionieri politici»»
LA STAMPA di domenica 13 novembre 2005 pubblica un articolo di Maurizio Molinari che riportiamo.
«Libertà per i prigionieri politici della Primavera siriana». Il Segretario di Stato Condoleezza Rice, sfrutta il discorso di apertura del «Forum sul Futuro» di Manama, nell’Emirato del Bahrein, per gettare tutto il peso dell’amministrazione Bush a favore della «fine degli arresti arbitrari di democratici ed attivisti dei diritti umani». Di fronte ad una platea di dignitari di oltre venti nazioni arabe il Segretario di Stato affonda i colpi su Damasco: «Sosteniamo le aspirazioni politiche del popolo siriano affinché possa ottenere libertà, democrazia e giustizia - sono le parole - tutti i detenuti di coscienza devono tornare in libertà». E’ la prima volta che Washington apre un fronte sul rispetto dei diritti umani e politici nei confronti di uno Stato arabo o musulmano.
Mai prima il Dipartimento di Stato aveva espresso con tanta chiarezza la volontà di unire alle richieste di riforme anche la pressione a favore dei «prigionieri di coscienza», un’espressione che ricorda il lessico adoperato dagli Stati uniti ai tempi della Guerra Fredda per sostenere i gruppi del dissenso in Unione Sovietica ed Europa dell’Est. Quando dice «Primavera» - evocando la sollevazione anti-sovietica della Cecoslovacchia nel 1968 - la Rice compie anche un passo in più perché legge come un unico fenomeno di opposizione spontanea al regime siriano quanto avvenne a Damasco nel 2000 dopo la scomparsa di Hafez Assad, allorché per alcuni mesi numerosi intellettuali espressero su giornali e settimanali l’auspicio che l’erede Bashar desse inizio ad una stazione di riforme. Quell’attesa, secondo la Rice, è stata disillusa ed a testimoniarlo è il recente arresto di Kamal Labwani, che nel 2001 formò l’Unione democratica liberale con l’intento di dare vita ad una formazione politica. Labwani fu imprigionato per reati politici fino al 2004 ed una volta uscito ed ottenuto il visto per gli Stati Uniti si è recato - appena poche settimane fa - alla Casa Bianca ma al ritorno a Damasco è stato ancora una volta arrestato, senza che nei suoi confronti sia stata ancora formulata alcuna accusa. Negli ultimi cinque giorni Washington ha sollevato per tre volte il caso Labwani con Damasco e l’affondo della Rice in Bahrein lascia intendere che potrebbe essere l’inizio di una campagna che vede l’amministrazione Bush ispirarsi sui diritti umani al precedente di Reagan.
Non a caso Nathan Sharansky nel suo libro «The Case for the Democracy» - pubblicamente apprezzato da Bush - suggeriva alla Casa Bianca di spingersi più avanti nel sostegno ai dissidenti politici nel mondo arabo. Per Washington si tratta tuttavia di un percorso disseminato di ostacoli come dimostra il fatto che proprio il «Forum sul Futuro» del Bahrein si è chiuso senza intesa finale per via dell’opposizione della delegazione egiziana a sottoscrivere un testo in favore dell’espansione delle attività delle organizzazioni non governative. Il Cairo condizionava il via libera all’aggiunta della definizione di «ufficialmente registrate» ma gli Usa non hanno accettato.
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