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ANSA Rassegna Stampa
11.11.2005 Israeliani evacuati prima dell'attentato in Giordania ? Ha'aretz smentisce
ma l'agenzia di stampa non rettifica

Testata: ANSA
Data: 11 novembre 2005
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: «TRE KAMIKAZE IN AZIONE IN GIORDANIA, NUOVO ECCIDIO DI TURISTI»
Riportando la notizia della strage terroristica in Giordania ANSA riferisce in un articolo inserito alle 16:20 del 10/11/2005:


'HAARETZ', ISRAELIANI EVACUATI PRIMA DI ATTENTATI
Un certo numero di israeliani sono stati evacuati dalle forze di sicurezza giordane dall'hotel Radisson di Amman poche ore prima dell'attentato suicida che lo ha colpito ieri sera, apparentemente a causa di uno specifico allarme. Gli israeliani sono stati rimpatriati sotto scorta. Lo riferisce il quotidiano israeliano 'Haaretz' nella sua edizione online. Il ministero degli esteri israeliano ha affermato che nessun turista dello Stato ebraico è rimasto ferito nelle esplosioni. Il controterrorismo israeliano ha raccomandato ieri agli israeliani di non recarsi in Giordania, meta frequente di turisti e uomini d'affari che spesso alloggiano nei tre hotel colpiti dagli attentati di ieri.

Alle 17.30 però, il sito di Ha'aretz smentisce: gli israeliani sono stati evacuati dai giordani solo dopo l'attentato. Ecco l'articolo:
No truth to report of Israeli evacuations before Amman bombs

By Yoav Stern, Haaretz Correspondent

There is no truth to reports that Israelis staying at the Radisson SAS hotel in Amman on Wednesday were evacuated by Jordanian security forces before the bombing that took place there.

The Israelis were escorted back to Israel by Jordanian security personnel only after the attacks had taken place, contrary to earlier reports.

Al Qaida said Thursday that it had carried out the triple suicide bombings at the Radisson, Grand Hyatt and Days Inn hotels in downtown Amman, in which at least 57 people, including an Israeli, were killed.

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Representatives of Israel's embassy in Amman were in contact with local authorities to examine any report of injured Israelis, but none were received. There are often a number of Israeli businessman and tourists in Amman, including in the hotels hit Wednesday.

Israel's counter-terror headquarters on Wednesday recommended Israeli citizens not travel in Jordan. Travel warnings regarding Jordan were tightened a few months ago, but many Israelis still visit the country. Many also visit other regions such as the Jordanian Arava and the ancient city of Petra.

Inoltre, è emerso in seguito che una delle vittime della strage è l'imprenditore arabo-israeliano Husam Fathi Mahajna, di 40 anni.

Il giorno dopo aver pubblicato una notizia poi rivelatasi falsa ANSA non l'ha rettificata sul suo sito.
Venerdì 11 novembre 2005 non vi è infatti traccia, nelle varie news dedicate all'attentato, di una smentita della notizia dell'evacuazione degli israeliani prima dell'attentato.

La notizia inizialmente fornita da Ha'aretz, l'evacuazione da parte delle forze di sicurezza giordane degli israeliani presenti al Raidisson hotel in seguito a uno specifico allarme di attentato anti-israeliano, era tale che, in un contesto normale, non avrebbe suscitato alcun sospetto.
L'evacuazione degli israeliani, in presenza di una minaccia specificatamente rivolta verso di loro, sarebbe stata una ragionevole misura di sicurezza e sarebbe evidentemente servita a proteggere anche gli altri ospiti dell'albergo.

Quando si tratta di Israele, però, il contesto è tutt'altro che "normale" dato che è frequente la propensione ad abbandonare la logica e a farsi guidare nel proprio giudizio da fantasmi e e fantasie irrazionali.

La notizia dell'evacuazione prima dell'attentato può essere allora utilizzata per costruire le più improbabili teorie e per avvalorare le più infamanti accuse a Israele.
E' quanto con tempismo ha fatto Maurizio Blondet, uno specialista in materia, nel sito effedieffe.com, da lui diretto: un catalogo di ardite speculazioni e di deliri su Israele e sul malefico ruolo del popolo ebraico nella storia dell'umanità.

Di seguito, pubblichiamo l'articolo "Israeliani via da Amman prima dell’attentato", che apriva l'edizione di effedieffe.com del 10 ottobre 2005
AMMAN - Un numero imprecisato di israeliani che alloggiavano al Radisson Hotel di Amman, sono stati evacuati «ore prima» del sanguinoso attentato che ha colpito la capitale della Giordania, uccidendo 57 persone.
Non è una voce cospirazionista.
La fonte è il giornale Haaretz (1).
Le autorità israeliane, spiega il giornale ebraico, sembrano aver avuto «uno specifico allarme» con largo anticipo.
Più largo di quello che indusse il Mossad, nella Londra del 7 luglio, tre minuti prima delle esplosioni nella metropolitana, ad avvisare il ministro israeliano Netanyiahu a non uscire dall’albergo londinese in cui si trovava.
Gli israeliani sembrano sapere tutto sugli attentati arabi e sugli estremisti musulmani; stupisce che non condividano le loro così puntuali informazioni con gli altri Paesi impegnati a debellare il terrorismo islamico.
Se gli israeliani fossero nostri alleati nella lotta mondiale al terrorismo, Al Qaeda da tempo sarebbe stata smantellata.

Nel caso della Giordania, da almeno una settimana il ministero degli Esteri di Israele aveva sconsigliato ai suoi concittadini viaggi d’affari e turistici in Giordania.
Poiché parecchi israeliani non avevano seguito il consiglio, pare di capire da Haaretz, «elementi della sicurezza israeliana» li hanno raggiunti uno per uno negli alberghi e li hanno guidati «sotto scorta del personale di sicurezza israeliano» fino in patria.
I sospettosi potranno chiamare questa un’operazione di «esfiltrazione», grazie alla quale, con i veri e presunti turisti, saranno stati fatti evacuare anche gli autori dell’attentato islamico da militari israeliani.
E con tanti saluti alla «sovranità» giordana, che non ha potuto controllare gli uscenti.
La BBC assicura che l’attentato di Amman, che ha colpito alberghi di lusso frequentati da occidentali (e che distrugge il turismo, unica risorsa della Giordania) reca «l’inequivocabile impronta di Al Qaeda».
Magdi Allam non avrebbe potuto dir meglio.
Naturalmente senza portare alcuna prova; ma aspettiamo la rivendicazione con video hollywoodiano da Al-Zawahiri.



A meno che stavolta non venga opportuno attribuire l’attentato alla Siria.
Fatto è che, secondo William Arkin del Washington Post (2), Donald Rumsfeld ha dato ordine all’USS Central Command (CENTCOM) del Pentagono di «preparare liste aggiornate dei bersagli siriani e accrescere la preparazione per operazioni militari contro Damasco».
Fin qui, nulla di nuovo.
E’ dal 2004 che la DIA (lo spionaggio militare USA), dice Arkin, ha intensificato la raccolta di informazioni di tipo bellico sulla Siria; e il suo «Direttorato dell’Analisi» ha preparato l’ordine di battaglia, ossia la struttura della forza, l’equipaggiamento e il comando necessari per l’attacco.
E il piano comprende la valutazione dei «nodi vulnerabili» siriani, dalle reti elettriche, alle comunicazioni, e l’assassinio del dittatore siriano Assad con la famiglia.

La novità sta nel fatto che la Siria sia passata in prima linea nella lista dei candidati all’aggressione americana, sostituendovi l’Iran.
Per il momento, almeno, Sharon ha smesso di chiedere a una Casa Bianca in difficoltà l’attacco contro l’Iran: tre volte più grande dell’Iraq e con il triplo della popolazione, è un osso troppo duro, e l’opinione pubblica USA è già stufa del pantano iracheno.
La Siria pare preferita perché debole.
«Washington non ha molta fortuna nel debellare la resistena [irachena], allora perché non montare una bella campagna contro la Siria?», dice Josh Landis, ebreo e analista strategico della University of Oklahoma.



Le intenzioni americane su Damasco sono state illustrate chiaramente alla Fox News da William Kristol, neocon e likudnik: «possiamo bombardare le istallazioni militari siriane; oltrepassare i suoi confini per bloccare l’infiltrazione [di guerriglieri arabi che vanno in Iraq, secondo gli USA]; possiamo occupare la città di Abu Kamal nella Siria orientale, a pochi chilometri dal confine, che sembra il centro organizzativo delle attività siriane in Iraq; possiamo sostenere, occultamente o apertamente, l’opposizione siriana…».
In questo contesto, una strategia della tensione ben orchestrata, con sempre nuovi attentati islamici e disordini islamisti qua e là per il mondo, è la preparazione psicologica necessaria: l’opinione pubblica, spaventata dall’intensificazione del terrore, accetterà un attacco alla Siria che promette di «bloccare le infiltrazioni» terroristiche.
E può dare agli USA, finalmente, una facile vittoria, soddisfacente anche per Israele.

Maurizio Blondet




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Note
1) Yoav Stern, «Israelis evacuated from Amman hotels hours before bombings», Haaretz, 10 novembre 2005. Come si ricorderà, l’11 settembre a New York, corse la voce che migliaia di ebrei americani che lavoravano al World Trade Center s’erano concessi un giorno di vacanza. Si disse allora che quella era una leggenda metropolitana di stampo antisemita.
2) Arkin non ha potuto scrivere queste informazioni per il Washington Post: le ha postate sul suo blog personale, da cui le ha riprese il sito Prisonplanet («Bush Syrian mass murder campaign inches forward», 9 novembre 2005). Luminoso esempio della libertà si stampa americana.

Sarebbe auspicabile che , per non dare adito a leggende e insinuazioni di questo genere, ANSA rettificasse le notizie che possono alimentarle con la stessa, "ammirevole", velocità con cui le pubblica.

Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla direzione Ansa. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

redazione.internet@ansa.it

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