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Corriere della Sera Rassegna Stampa
03.11.2005 Perché non esiste uno Stato palestienese
lo spiega Piero Ostellino, rispondendo alle obiezioni capziose di chi non va in piazza per Israele

Testata: Corriere della Sera
Data: 03 novembre 2005
Pagina: 1
Autore: Piero Ostellino
Titolo: «I falsi amici dei palestinesi»
IL CORRIERE DELLA SERA di giovedì 3 novembre 2005 pubblica in prima pagina un editoriale di Piero Ostellino che è una perfetta risposta a quanti hanno dichiarato che non manifesteranno in difesa del diritto all'esistenza di Israele perché sarebbero stati dimenticati i diritti dei palestinesi.

Ecco il testo:

E' buona e giusta cosa che si manifesti per il diritto di Israele a esistere e per protestare contro l'infame auspicio del presidente iraniano di cancellarlo dalla carta geografica. E' cosa tanto più buona e giusta perché non riguarda solo Israele. Ma la pace in Medio Oriente. L'esistenza di Israele e la nascita dello Stato palestinese sono infatti speculari e, fra loro, indissolubilmente legate. Quando tutto il mondo musulmano riconoscerà a Israele il diritto di esistere, anche lo Stato palestinese potrà nascere. Allora e solo allora, sarà chiaro a tutti — compreso il popolo palestinese, indottrinato a ritenersene vittima — che non è stata la presenza di Israele a impedirne la nascita, ma solo la folle e criminale volontà degli Stati arabi di distruggerlo.
E' la storia a dirlo. La risoluzione dell'Onu — che, nel 1947, sanzionava la spartizione della Palestina — prefigurava la nascita, fianco a fianco, di uno Stato ebraico e di uno palestinese. Quest'ultimo non nacque perché, subito dopo la nascita di Israele, il mondo arabo non volle aiutare i palestinesi a costruire il loro Stato, ma si prefisse solamente, con la guerra, di cancellare lo Stato ebraico. E così ancora, attraverso altre guerre, negli anni che seguirono. I palestinesi sono, innanzi tutto, vittime dei nemici di Israele, dei propri falsi amici e della propria passata, inetta e corrotta classe dirigente.
L'Iran di Khomeini e di Mahmoud Ahmadinejad, l'uomo che per ultimo ha pronunciato parole di odio e di distruzione nei confronti di Israele, è uno di questi falsi amici. Anzi, ne è oggi, con il suo sostegno al terrorismo contro la stessa dirigenza palestinese succeduta ad Arafat, il principale. E' da ventisette anni, dal lontano 1979, dopo la vittoria della «rivoluzione degli ayatollah» — irresponsabilmente salutata da molti, anche in Occidente, come una liberazione e il preludio alla libertà per il popolo iraniano — che da Teheran si auspica la distruzione di Israele. «Nel mio discorso — dice ora il neo presidente iraniano — ho semplicemente utilizzato le parole dell'ayatollah Khomeini». Aveva detto quest'ultimo, che dell'Iran teocratico, fondamentalista e integralista è stato il fondatore: «Il regime che sta occupando Gerusalemme deve essere cancellato dalle pagine della storia».
Eppure, nel frattempo, altri Stati arabi e musulmani hanno riconosciuto Israele e, oggi, la stessa dirigenza palestinese ne riconosce l'esistenza, condanna il terrorismo e si muove nella direzione della ricerca di una soluzione di pace del conflitto, ostacolata dai gruppi integralisti come Hamas, il Jihad islamico e Hezbollah, che godono dell'aperto sostegno dell'Iran. Dove, in ventisette anni, il regime illiberale e antidemocratico degli ayatollah — che ha chiuso il popolo in una prigione fatta di intolleranza e di vessazioni soprattutto, ma non solo, nei confronti delle donne — ha ucciso 150 mila persone. Fino a quando, nel mondo arabo e musulmano, ci sarà anche un solo Paese che auspicherà la distruzione dello Stato ebraico, lo Stato palestinese non comparirà nelle pagine di storia.
E' la politica di Teheran che sta alterando la natura e gli equilibri del conflitto israelo-palestinese e ne impedisce la pacifica soluzione. Il vero nemico dello Stato palestinese è e rimane il terrorismo.
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