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TG 1 Rassegna Stampa
01.11.2005 Le omissioni di Marc Innaro
sulla "tregua" accetata dalla Jihad islamica

Testata: TG 1
Data: 01 novembre 2005
Pagina: 1
Autore: Marc Innaro
Titolo: «Notizie dal Medio Oriente»
Il Tg1 delle 13.30 del 31-10, prima ha dato conto delle netta condanna espressa dal premier Silvio Berlusconi contro le parole che il presidente iraniano Ahmadinejad continua a ripetere da giorni ("Sono dichiarazioni assolutamente folli", ha commentato Berlusconi, ndr ), poi ha trasmesso un interessante servizio di Marc Innaro da Il Cairo.
Ecco il testo del servizio.

Nell'imbarazzata difesa d'ufficio che viene dal Cairo e dalle capitali di altri 6 paesi mussulmani che come l'Egitto intrattengono da tempo relazioni diplomatiche e commerciali con Israele, in una moschea dell'esercito egiziano fa notizia il sermone di venerdì scorso di una delle più alte autorità religiose di Al Azar, il cuore dell'Islam sunnita.
" Chiunque uccida un essere umano - ha detto lo sceicco in diretta TV- uccide l'intera umanità ". Ma anche " Ne uccide più la parola che la spada ".
Parole finalmente chiare in netta controtendenza con la pratica molto diffusa dei predicatori islamici di concludere il sermone invocando l'aiuto di Dio per annientare gli oppressori israeliani.
Un'esortazione che ancora recentemente lo sceicco egiziano Gamal Qutub, ex responsabile del comitato per gli editti religiosi, non se la sentiva di condannare senza ambiguità.
Evidentemente molto preoccupato per le affermazioni del presidente iraniano, ma anche per le nubi minacciose che si addensano sul regime siriano accusato di aver organizzato l'assassinio dell' ex premier libanese Rafik Hariri, il presidente egiziano Hosni Mubarak indossa i panni del pompiere per tentare di gettare acqua sul fuoco. Prima vola a Damasco per convincere il presidente siriano Assad a dimostrare con i fatti di voler cooperare con l'inchiesta dell'ONU.
Poi, grazie alla mediazione di Omar Suleiman, il capo dei suoi servizi segreti, Mubarak ottiene di nuovo dai palestinesi della Jihad islamica l'impegno a rispettare la tregua e a sospendere ogni attacco terroristico contro Israele.
Innaro non precisa che la tregua imposta dagli egiziani alla Jihad islamica riguarda solo il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza, e non tutte le altre attività di questo gruppo terroristico. Sarebbe poi stato il caso di ricordare che le tregue proclamate dalle organizzazioni terroristiche, lungi dal propiziare il processo di pace, sono sempre e solo servite in passato a riorganizzare le proprie fila e a rifornire gli arsenali dopo i colpi inferti dalle forze di sicurezza israeliane. Inoltre nulla viene detto dal corrispondente RAI dal Cairo circa l'incessante flusso di armi dal Sinai a Gaza. Fonti israeliane segnalano quanto sia facile far passare armi e terroristi. Costa appena una manciata di dollari, versati nelle capienti tasche dei militari che il Cairo ha dislocato sul confine. Forse sarebbe il caso che Innaro non si limitasse a tracciare ritratti agiografici delle attività diplomatiche del presidente egiziano, ma indagasse anche sulla complessa realtà che si è determinata nella penisola del Sinai.
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